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Come d'incanto. Il viaggio di Emanuele Lulli è una poesia calcistica

Federico Meuti

Certe notti d’estate hanno un sapore magico, magari come quelle raccontate da Ligabue con le sue splendide strofe, in grado di far vivere emozioni contrastanti, dove l’euforia ed i sorrisi si mischiano ad attimi di solitudine e malinconia. Per queste ultime due però non c’è stato minimamente spazio in quel di San Benedetto del Tronto, dove una Roma straripante ha toccato l’apice dell’apoteosi al triplice fischio, cucendosi un altro Scudetto sul petto. Il primo del gruppo fenomenale dei 2007, ma il secondo consecutivo in Under 16, così come il secondo di questa stagione dalle parti di Trigoria, dopo l’affermazione ad Ancona dei 2006 in U17 con l’Inter. Solo la vittima è cambiata: una Fiorentina tramortita dall’entusiasmo di chi è a pochi passi da un trionfo epocale, sporcato lievemente da un paio di distrazioni, comunque non in grado di cambiare il corso degli eventi. Una notte stellare, un’esplosione di gioia, così forte da darci tante consapevolezze sul futuro roseo del vivaio capitolino.

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Difatti dall’estasi più completa spesso originano nuove certezze da cui ripartire, nuove bellezze da ammirare. Lo splendido spartito con cui Gianluca Falsini ha preparato la melodia della sua Lupa è stata una manifestazione totale, quasi una lode, del valore dei giallorossi, che ci lascia diverse consapevolezze, nessuna meno importante dell’altra, ma ognuna intrisa di importanza, soprattutto nell’ottica di un domani raggiante. Perché se al Riviera delle Palme abbiamo potuto assistere alla fantasia straordinaria di Coletta, alla consacrazione dei giocatori del futuro come Arduini e Cama, e alla sbocciare di un fiore unico quale Nardin, di certo non possiamo rimanere inermi davanti alla straordinaria prestazione di Emanuele Lulli.

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Lo Scudetto si tinge di giallorosso in quel di San Benedetto del Tronto, grazie ad una performance straordinaria dell'undici capitolino

E non è solo il singolo evento che ci porta qui, bensì il percorso, lo straordinario cammino di crescita che lo ha visto protagonista dall’inizio della stagione, dove mister Falsini e il suo vice Carinci lo hanno trattato con cura, come si fa con le cose preziose, perché sai le potenzialità, l’unicità di quell'elemento. Da centrocampista d’inserimento in U15, è scalato verso la fascia destra, ricoprendo a dovere il ruolo di terzino, migliorando, progredendo ed esplodendo in maniera definitiva. Il derby contro la Lazio di metà stagione aveva dato indicazioni chiare sui margini di un giocatore a cui mancava giusto limare gli ultimi dettagli prima di diventare un assoluto protagonista di questa cavalcata. Dagli ottavi di finale in poi il classe 2007 ha alzato costantemente l’asticella del rendimento, arando la corsia di competenza come uno stallone, e dispensando qualità e quantità, condite dall’efficace caratteristica di saper quasi sempre bloccare gli avversari grazie alla tempestività dei suoi interventi. Figlia di una corsa e di un fisico sempre più in evoluzione, a cui abbina perfettamente un’importante intelligenza tattica da combinare alla perfezione con l’estro di Coletta lungo la fascia. In quel di San Benedetto i riflettori sono stati puntati tutti su questo duo nei primi venti minuti, di totale dominio, in cui la Viola ha rischiato di affondare. Lulli però non si è fermato lì, ma come un Frecciarossa ha continuato il suo viaggio, riprendendo la posizione, spingendo fortissimo sul piede dell’acceleratore, senza sbagliare neanche una scelta. L’uscita di scena al 10’ della ripresa è stata obbligata, causa un piccolo colpo subito in precedenza, che non ha comunque spento l’impeto di un giocatore autentico. Ed è proprio qui che finisce la prima tappa del nostro viaggio. L’oggi è stato strabiliante, ma il domani è ancora tutto in divenire, da scrivere pagina dopo pagina, senza fermare l’inchiostro lungo la stesura del libro, ma proseguendo nel dare il giusto materiale per dei capitoli indimenticabili. Emanuele Lulli lo sa bene, ed è pronto a confermarsi sui palcoscenici massimi. Perché il lavoro ripaga sempre, in ogni circostanza, così come l’etica di chi non ha intenzione di finire qui la sua scalata.

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