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l'intervista

Orlando Fanasca e Daniele Scotto di Clemente: la nuova sfida sarà in panchina

Appesi gli scarpini al chiodo il bomber ed il difensore si raccontano in previsione del nuovo incarico con Lepanto e Bellegra

29 Luglio 2023

Orlando Fanasca e Daniele Scotto di Clemente: la nuova sfida sarà in panchina

A sinistra Fanasca, a destra Scotto di Clemente (Foto ©GazReg)

"Sognavo di allenare, ma anche di chiudere diversamente"

Daniele Scotto Di Clemente ha detto definitivamente addio al calcio giocato. Nel corso della sua lunga carriera, l’ormai ex centrale difensivo, si è sempre fatto apprezzare per le sue qualità, sia dentro che fuori dal rettangolo verde. Nell’ultima stagione con l’Audace, il cambio di ruolo in corsa, da giocatore ad allenatore, non gli ha permesso di chiudere come avrebbe voluto, ma allo stesso tempo ha tracciato la strada per il futuro. In seguito alle dimissioni di Sarnino, infatti, il Bellegra non ha esitato a contattarlo, trovando rapidamente l’accordo per affidargli la panchina.   

La stagione con l’Audace non è andata certamente per il meglio, immaginavi un finale diverso per la tua carriera? "Avevo preso seriamente in considerazione l’idea di ritirarmi già la scorsa estate, poi ho scelto di continuare un altro anno, spinto dall’ottimo campionato che avevamo appena disputato e dalle richieste della società. Dopo l’addio di mister Gerli, tutti hanno pensato fossi io la persona giusta per rimpiazzarlo, ma come sappiamo non è durata molto. Il rammarico più grande è quello di non aver avuto la possibilità di metabolizzare l’addio al calcio giocato, speravo di poter scendere in campo un’ultima volta davanti alla mia famiglia e raccogliere l’abbraccio dei compagni. Mi porterò questo sassolino per tutta la vita, ma ora sono contento di poter allenare. Il patentino Uefa B lo presi nel 2019, erano anni che volevo fare questo passo".

Nelle scorse settimane è arrivata la chiamata del Bellegra, cosa ti ha spinto a sposare il progetto dei rossoblù? "Dopo una stagione onestamente scottante, avevo bisogno di nuovi stimoli che ho trovato al Bellegra. Ho ritrovato tante persone che mi vogliono bene dopo gli anni trascorsi da giocatore. Appena sono stato contattato mi si è accesa la scintilla, e non vedo l’ora di iniziare questa nuova avventura. Il 17 di agosto cominceremo la preparazione estiva ma siamo al lavoro per cercare di allestire una squadra competitiva, partendo dai ragazzi che già abbiamo. Allungheremo la rosa con diversi innesti giovani, di cui ovviamente ancora non posso fare i nomi essendo legati ad altre società. Da sempre sogno di fare l’allenatore ma ora devo dimostrare di esserne in grado, sarà un importante banco di prova. Umanamente è la scelta migliore che potessi fare, a Bellegra mi sento a casa e questo sicuramente mi aiuterà a mostrare il meglio di me. È un ambiente fatto di persone che sacrificano il loro tempo per questa passione e la sensazione è che si possa fare davvero un bel percorso. Da allenatore spero di riuscire a trasmettere la mia idea di calcio ed allo stesso tempo che i ragazzi si divertano a giocare tra loro, proseguendo l’ottimo lavoro svolto finora da mister Aurelio Sarnino"

Nel corso della tua carriera sei riuscito a farti apprezzare ovunque hai giocato, quali sono i ricordi più belli che porterai con te? "Ho fatto praticamente tutta la trafila delle giovanili con la Tivoli, squadra che tifo sin da bambino. Eravamo un gruppo molto unito e, con la maggior parte di loro, l’amicizia non si è persa negli anni. A livello di prima squadra mi sono sempre trovato bene, sicuramente nei paesi riescono a trasmetterti più calore, c’è più spirito di appartenenza. Il periodo più bello della mia carriera l’ho vissuto al Serpentara con cui ho disputato la Serie D. In panchina avevamo un grandissimo allenatore come Fabio Lucidi ma tutto l’ambiente era formato da persone fantastiche che hanno lasciato un segno indelebile dentro di me. Molti di quei compagni sono oggi i miei amici più stretti, con cui condivido un rapporto che va ben oltre il calcio. Ho trascorso anche due anni bellissimi al Villalba, con cui siamo andati ad un passo dall’alzare un trofeo, perdendo la finale di Coppa Italia contro il Real Monterotondo Scalo".

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Con mister Lucidi avete condiviso anche l’esperienza alla Tivoli, sfiorando la promozione in Serie D nell’anno della pandemia, hai dei rimpianti per com’è andata quella stagione? "Quella fu un’annata decisamente particolare, con il lungo stop invernale dovuto alla pandemia. Siamo riusciti a superare le difficoltà creando un ambiente positivo, continuando ad allenarci come se dovessimo scendere in campo la domenica. Alla prima gara dopo la sosta, contro Città di Paliano, ho subito un infortunio che mi ha tenuto fuori per tutto il resto del campionato, ma non credo che la mia presenza avrebbe stravolto gli equilibri ai play off. Alla mia assenza si aggiunsero altre defezioni, come quelle di Fusaroli e Danieli, che erano elementi fondamentali di quella rosa. Non abbiamo avuto la possibilità di giocarcela con la squadra al completo ma ciò non cancella una stagione comunque straordinaria in cui abbiamo gettato le basi per il futuro. Ovviamente sento del rammarico, perché vincere nella mia Tivoli sarebbe stata la ciliegina sulla torta per la mia carriera, ma allo stesso tempo sono molto felice che siano riusciti a centrare l’obiettivo l’anno successivo"

Intervista a cura di Adriano Berruti

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