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L'intervista
29 Settembre 2023
Emanuele Marra, tecnico dell'U15 (Foto ©GazReg)
Un'esperienza incredibile, unica, che ha segnato i 2009 della Tor Tre Teste. Loro, partiti da via Candiani solo con il borsone e tornati a Roma dopo aver passeggiato nella tana dei lupi. E che lupi. La storia vissuta, e scritta, tra martedì e mercoledì, i ragazzi di Emanuele Marra la porteranno sempre dentro quel borsone, ricolmo di sogni e di speranze. Una storia di quelle che tra 60 anni potranno raccontare ai propri nipotini. Ce lo immaginiamo capitan Barone sulla poltrona a narrare le gesta della Tor Tre Teste nella Capitale spagnola, del tipo: "Sapete ragazzi, io ho giocato in casa del Real Madrid e non ho perso". Utopia? Macché... É tutto vero!
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Un’esperienza indimenticabile per i rossoblù che escono indenni dal Valdebebas
Se l'Under 15 rossoblù ha avuto l'onore di realizzare un vero e proprio sogno, il merito è anche e soprattutto di Emanuele Marra che insieme alla dirigenza ha dato vita a questi due giorni incredibili: "Premetto che l'obiettivo di questa trasferta europea era quello di far conoscere non tanto il valore tecnico di chi avevamo davanti, ma quello che c'è dietro sul piano dei valori, della cultura e degli atteggiamenti che fanno parte della società più importante del mondo. Quando lo scorso anno ho avuto la possibilità di parlare con il responsabile del settore giovanile del Real Madrid ho pensato subito all'esperienza che avremmo potuto far fare ai nostri ragazzi. A questo proposito ci tengo a ringraziare di cuore Abian Perdomo, colui che ha dato il via a tutto ciò, e a Simone Montanaro, match analyst di Carlo Ancelotti con cui ho avuto l'onore di lavorare in passato nello staff di Vincenzo Montella. Un ringraziamento speciale non può che andare poi a tutta la dirigenza della Tor Tre Teste, così come ai genitori per il sacrificio non indifferente di cui si sono fatti carico". Emanuele Marra ha poi proseguito scendendo nei dettagli di una due giorni da sogno: "Volevo far capire ai ragazzi cos'è che rende per davvero professionisti. Noi da fuori vediamo soldi e fama, ma dietro ci sono infiniti sacrifici e sentirlo dai diretti interessati credo abbia un impatto devastante". Impossibile non parlare poi del risultato anche se, alla fine di tutto, è forse solo l'ultimo degli aspetti rilevanti: "Il bello di tutto ciò non è stato l'1-1 finale, ma il modo con cui lo abbiamo ottenuto. Ci siamo riservati il lusso di giocare a viso aperto, di metterci a palleggiare in casa del Real Madrid. Siamo riusciti a segnare un gol partendo dalla nostra area di rigore senza che nessun giocatore avversario toccasse il pallone. Questo vuol dire avere coraggio, vuol dire essere concentrati sempre, senza mai abbassare la concentrazione, neanche per un secondo. Quando lo abbiamo fatto, contro un gruppo di un valore che potete immaginare, la qualità ha rischiato di fare chiaramente la differenza. Credo che anche la partita abbia rispecchiato il messaggio che questi ragazzi dovevano ricevere, ovvero dare sempre tutto quel che si fa. I risultati sono la logica conseguenza. Allargando il discorso a tutti i giovani, sul piano calcistico ma soprattutto sociale, credo che il problema principale sia la poca fame. In Italia il talento non manca, anzi, ma riscontro la scarsa voglia di conquistare ciò che si desidera. E poi di rimanere umili. Umiltà, il primo termine che abbiamo ascoltato appena entrati al Valdebebas. Parla di umiltà chi è il migliore nel mondo, ci rendiamo conto? Per concludere mi auguro che questa esperienza sia solo un punto da cui partire".
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