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l'editoriale

Massimo Testa: non ce ne sarà mai un altro

Il calcio laziale piange il suo mattatore. Dai trionfi col Tor di Quinto ai suoi epici monologhi, passando per la perdita di Paolo e la sua forza nel rialzarsi davanti al dolore più grande

12 Maggio 2025

Massimo Testa: non ce ne sarà mai un altro

Massimo Testa

Il personaggio

Non era un santo, Testa, e non ha neanche mai provato a vendersi come tale. Anzi, molto spesso durante i suoi incredibili aneddoti amava aggiungere quel tocco di noir che lo faceva apparire più duro di quello che era realmente. Lo divertiva offrire ai suoi dirimpettai quel lato da vecchia canaglia, era un modo per soppesare le persone. Se capiva che ti aveva messo in soggezione, non gli andavi tanto a genio. Lo stimolava di più chi riusciva a tenere il confronto, solo così potevi sperare di conquistare il suo interesse ed il suo rispetto. Come dimenticare le serate in ritiro, o sul soppalco del bar di fronte al campo, circondato da amici, giovani, anziani e sconosciuti pendenti dalle sue labbra durante i suoi interminabili monologhi. Ne ho fatto parte di quei gruppi, lo ammetto. La gioventù trascorsa nel cuore delle turbolenze politiche degli anni '70 lo aveva reso abile oratore e tanti tra chi stanno leggendo queste righe mi hanno fatto senza dubbio compagnia almeno una volta. E poco importa se in alcune occasioni il racconto veniva colorato con un episodio grottesco e improponibile, glielo lasciavi passare perché volevi a tutti i costi scoprire dove andava a parare. Ho visto con i miei occhi Testa attrarre intorno a sé decine di persone in Trentino, in Sardegna, in Toscana, in ogni angolo d'Italia per ore. Tra un racconto di Fidel e un pensiero su Berlinguer sapeva arringare la folla con ironia e irriverenza e quando si trovava nel mezzo ne godeva, perché l'attenzione gli piaceva, se ne cibava. Ogni dichiarazione non era mai lasciata al caso ma faceva parte di una strategia, studiata e calcolata. Di ogni parola già immaginava la reazione degli altri e non si è mai fatto cogliere impreparato di fronte ad una replica di un avversario o di un personaggio istituzionale. Senza peli sulla lingua, duro, a volte scorbutico, giovedì scorso durante la cerimonia laica presso il centro sportivo intitolato a Vittorio e Paolo la maggior parte dei presenti lo ha salutato con la certezza che questo personaggio, che per anni aveva sapientemente costruito, fosse la sua reale interezza. Per un lungo periodo l'ho pensato anche io, poi è arrivato quel maledetto 16 gennaio 2012.

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