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ESCLUSIVA! Parla Fausto Pizzi: "Il Parma tornerà tra le big"

Intervista al responsabile del settore giovanile del club ducale: dai giovani fino alla futura nazionale di Ventura

21 Giugno 2016

Fausto Pizzi

Fausto Pizzi

Fausto Pizzi

Fausto Pizzi è un nome noto del calcio italiano. Nella sua lunga e prestigiosa carriera ha vestito maglie importanti e passato in panchina alla guida delle giovanili del Parma. Panchina che ha scelto di lasciare quest'anno per ricoprire il ruolo di responsabile del settore giovanili del neonato club gialloblu. Persona educata e disponibilissima, Pizzi nasce a Rho il 21 luglio 1967, cresce nelle giovanili nell'Inter prima di trasferirsi alla Centese e successivamente al Lanerossi Vicenza dove, in serie C1, vince anche la classifica marcatori siglando ben 16 reti. Dopo questa stagione passa al Parma mettendo a segno altre 12 marcature prima di far ritorno all'Inter nella quale, nella stagione '90-'91, vince la Coppa Uefa. Tornando a Parma vince la Coppa delle Coppe, primo trofeo europeo dei ducali, nella stagione '92-'93. Più tardi passerà per Udine, Napoli, Genoa fino al ritiro alla soglia dei trentotto anni. Nel Parma allena Giovanissimi e Allievi Nazionali prima di lasciare la primavera ad Hernan Crespo nella stagione del fallimento societario. Con la nuova fondazione del presidente Nevio Scala ricopre da luglio 2015 la nomina di responsabile del settore giovanile dei ducali. E' con lui che proviamo a fare un punto della situazione sul nuovo Parma e, più in generale, sul mondo del calcio italiano, passando dalla Nazionale alla serie A, senza dimenticare giovanili e femminile.


Il 19 marzo 2015 avviene il fallimento del 'vecchio' Parma, a poco più di un anno di distanza la nuova società festeggia il conseguimento della promozione in Lega Pro. Ci racconta questa fantastica storia di calcio?

“Nel finire della stagione passata, abbiamo saputo dell'interessamento di reali nuovi investitori ed è stato qualcosa di bellissimo. Abbiamo finalmente visto cessare quello che si era trasformato in un vero e proprio incubo. In questo senso la nuova stagione ha portato nuova linfa a questa società, è stata un'annata formidabile”.


Vedendo la grave situazione in cui versava il Parma, tutti pensavano ai giocatori che scendevano in campo consapevoli di non venir pagati. Qual'era, invece, l'atmosfera tra gli altri addetti ai lavori: magazzinieri, fisioterapisti, impiegati, amministratori, dipendenti qualunque?

“E' stata veramente dura. E' chiaro, io sono stato un ex giocatore e so che i calciatori percepiscono un determinato tipo di stipendio ma dietro c'è tutto un altro mondo; tutte le persone che lavoravano dietro le quinte non riuscivano veramente a sostenere le proprie famiglie nonostante continuassero a svolgere le loro mansioni con la massima professionalità. E' stata una situazione veramente pesante”.


Tra l'altro, paradossalmente, l'anno prima la squadra aveva conquista l'Europa sul campo...

“Esatto. La squadra aveva appena terminato una stagione sportiva importante e invece di cavalcare quell'esaltazione nella speranza di tornare a dire la nostra anche in ambito internazionale, come da sempre è abituata questa società, ci si è trovati di fronte a un declino tanto rapido quanto inaspettato”.


Nessuno da dentro al Parma si era insospettito nella tardiva consegna della licenza Uefa da parte degli organi predisposti?

“Avendola vissuto dall'interno posso dirti con sincerità che fino alla famosa data del 15 novembre nessuno dei dipendenti di questa società si sarebbe mai neanche immaginato quel che poi è accaduto. Quando invece quel giorno la società non pagò gli stipendi di agosto, settembre e ottobre, abbiamo capito che qualcosa di grosso e di brutto stava succedendo. Può capitare che nella gestione di un'azienda si abbiano difficoltà economiche, però nel calcio può avvenire a stagione in corso, quando i risultati stentano ad arrivare. Se inizi la stagione non pagando il primo trimestre c'è qualcosa che non va”.


Pizzi in maglia Inter (© Wikipedia)Quanto pensa possa aver contato una figura come quella del capitano Lucarelli durante la stagione tra i dilettanti?

“E' stato determinante e non lo dico tanto per dire. L'anno scorso ha combattuto tante battaglie 'sindacali' in difesa dei suoi compagni e di tutta la gente che lavorava per questa società. Quest'anno è stato ben felice di tornare a fare quel che più gli piace ossia il giocatore di calcio e limitarsi a quelle sul campo di battaglie. E' un capitano nel vero senso della parola. Non ha guardato alla categoria o a quello che ha fatto nella sua carriera rimettendosi in gioco per qualcosa di più grande quale era la maglia del Parma Calcio”.


Abbiamo visto il Parma seguire una nuova linea verde con una squadra zeppa di giovani. La rosa rimarrà questa anche in Lega Pro o la squadra punterà ad acquistare qualche giocatore di categoria?

“L'obiettivo prefissato dai nostri direttori è riconquistare, il prima possibile, le categorie che ci competono. Pensiamo che la Serie B sia un traguardo alla portata. L'anno scorso il campionato dilettanti è stato vinto con pieno merito nonostante la squadra fosse stata assestata in pochissimo tempo. E' chiaro che avevi comunque il vincolo di presentare un undici di partenza con almeno un classe '95, un '96 e due '97 e quindi la strada era strutturata per avere tantissime alternative in quei ruoli, di quell'età. Con l'inizio del campionato, però, tanti di loro si sono dimostrati dei giocatori all'altezza della categoria che affrontavamo. Era un campionato che non conoscevamo ma che abbiamo imparato ad apprezzare, credo sia una categoria che insegna qualcosa in più ai ragazzi, anche rispetto alla Primavera, in termini di malizia, fisicità e determinazione. Per l'anno prossimo formeremo il giusto connubio tra i ragazzi che si sono conquistati questo traguardo ed altri giocatori, comunque giovani, all'altezza della Lega Pro”.


In questo senso, ci fa un nome da tenere d'occhio per il prossimo futuro?

"Ti faccio un nome che qui da noi già è quasi una certezza: il portiere Kristaps Zommers. Quando è arrivato era un perfetto sconosciuto, giocava nel secondo campionato danese ed era una grossa incognita. Ce l'hanno proposto e quando l'abbiamo preso in prova ci siamo accorti subito delle sue potenzialità. Dopo la brillante stagione appena conclusa siamo curiosi di vederlo all'opera col salto di categoria: è un prospetto di giocatore veramente interessante”.


Che tipo di allenatore è Luigi Apolloni?

“E' un allenatore che probabilmente rispecchia anche un po' quel che era quando giocava a calcio. Era un difensore fortissimo con qualità tecniche che in pochi gli hanno riconosciuto ricordandolo troppo spesso per la sua foga agonistica. Ha mantenuto queste sue caratteristiche anche nel suo personale modo di allenare. E' sempre sul pezzo, cura i dettagli alla perfezione, la squadra è sempre scesa in campo con l'intento di proporre il proprio gioco. Non è un caso che la squadra abbia fatto più di 90 punti mantenendo l'imbattibilità anche a promozione già raggiunta”.


Da sinistra Fausto Pizzi e il presidente gialloblu Nevio Scala (Foto © parmacalcioa1913.com)



Parlando di lei: ci spiega in cosa consiste nel concreto il ruolo di responsabile del settore giovanile di una società? Cosa l'ha spinta a passare dalla panchina alla scrivania?

“Il mio ruolo consiste nell'occuparmi amministrativamente di tutte le categorie dei giovani del Parma Calcio. La chiamata del presidente, e mio ex allenatore, Nevio Scala mi ha inorgoglito. Mi ha spiegato che aveva carta bianca per la rinascita della società e voleva che io fossi il punto fermo del team che sarebbe andato a formare di lì a poco. Mi ha gratificato dicendomi che avrei ricoperto quello che secondo lui era l'incarico più importante del Nuovo Parma Calcio 1913 ed io non ho esitato ad accettare molto volentieri questo nuova avventura”.


Avendo militato in squadre come Inter, Parma, Udinese, Napoli, Genoa, qual è il giocatore più forte con il quale ha condiviso lo spogliatoio?

“Senza dubbio Lothar Matthaus, il tedesco dell'Inter con il quale ho giocato subito dopo l'anno dei Mondiali. Proprio quell'anno vinse il campionato del mondo e precedentemente la Coppa Uefa aggiudicandosi, a fine stagione, anche il Pallone d'Oro. In quella stagione me lo ricordo come un giocatore pazzesco, all'apice della propria carriera”.


A proposito di Coppe, secondo lei qual è il motivo del declino delle italiane nelle competizioni europee?

“Per le squadre italiane la competizione europea non è motivo di crescita. Negli altri paesi affrontano con intensità qualsiasi competizione alla quale si partecipa. Sicuramente hanno dalla loro la fortuna di vivere le cose con una pressione diversa rispetto a noi. In Italia il calcio sta diventando pesante proprio a livello mentale: uno Juventus-Roma lascia strascichi incredibili per la squadra che lo perde. In Inghilterra chi perde il derby di Manchester, nella partita successiva, è in grado comunque di proporre una prestazione importante liberandosi molto più velocemente delle 'scorie' mentali. Qui si vuole tutto subito, ci sono pochi progetti a lungo termine poiché si cerca l'immediatezza del risultato”.


Perché le società italiane continuano a pescare fuori dallo stivale per rinfoltire le rose di Serie A, ma anche le primavere? Perché non puntare su un buon prospetto italiano piuttosto che fare spesso scelte esotiche poco utili al nostro calcio?

“Questo è perché il calcio si è globalizzato. Il calcio è cresciuto molto anche nei paesi dove prima non si guardava quasi mai: può essere un africano piuttosto che un sudamericano cosa che prima succedeva meno. La differenza la notavi anche durante i Mondiali, in cui le squadre di questi continenti prendevano 4/5 goal. Ora il calcio è molto più organizzato ed equilibrato anche in tutti gli altri paesi e quindi le società hanno una scelta molto più ampia. In tal modo si guarda sempre meno al giardino di casa nostra, cosa che sarebbe da evitare. E' anche vero che il salto dalla Primavera alla Prima Squadra è ancora molto elevato”.


A tale proposito, cosa ne pensa dell'idea di creare una categoria in cui militino le seconde squadre di ogni società di Serie A?

“E' una proposta importante, io sono favorevole a tutto quello che permetta ai giovani di iniziare a giocare con i grandi, che siano anche le 'seconde linee' di una Juventus qualsiasi”.


Cosa si aspetta dalla Nazionale di Antonio Conte per questi Europei in Francia? Quale può essere una sorpresa? Avrebbe portato qualcuno dei giocatori lasciati a casa dal ct?

“Dopo il due a zero dell'esordio è per me troppo facile parlare (ride, ndr.). Avendo conosciuto e ammirato Conte da allenatore mi aspettavo che la sua squadra avrebbe dato del filo da torcere a tutti visto che per certi versi è un tecnico che assomiglia molto al nostro. Tante volte il duro lavoro sopperisce dove il talento non riesce ad arrivare. La Francia resta la mia favorita, anche e soprattutto per il fatto che gioca in casa. Credo che con Conte ci si possa aspettare un exploit da quei giocatori che, come Giaccherini o anche lo stesso Parolo, non brillano per talento ma quando c'è da mettere quel qualcosa in più ci si può fare sicuro affidamento”.


Cosa ne pensa invece del prossimo successore di Conte? Crede che Giampiero Ventura sia l'uomo giusto per gli azzurri?

“Penso che la scelta di Giampiero Ventura sia un progetto di continuità. Nel lavoro di Conte c'è molto di quello che propone l'ormai ex tecnico del Torino, tra l'altro si erano già scambiati la panchina a Bari. E' una scelta saggia, ha le conoscenze e le capacità giuste per stare al timone della Nazionale”.


Cosa ci dice del movimento calcistico femminile in Italia? Sappiamo che le vostre ragazze sono andate fortissimo nel campionato di Serie C.

“Nelle società di Serie A hanno l'obbligo di avere un certo numero di ragazze tesserate da questa stagione. Noi non avevamo questo diktat però ci siamo posti l'obiettivo di creare una squadra di ragazze, sotto consiglio della proprietà, che ci ha dato tante soddisfazioni. E' stato un mondo bello da scoprire. Le ragazze vivono il calcio in maniera purissima, magari prima vanno a scuola o al lavoro, e la sera vengono ad allenarsi”.

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