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L'ANALISI
18 Giugno 2018
Simonetti contrastato da Moreo e Tesio, ©GazReg
La Roma corre, si abbraccia, salta per ricevere gli applausi dei suoi tifosi dopo la remuntada confezionata da Bucri e Bamba che le ha fatto guadagnare la finalissima di mercoledì sera a Ravenna. Il Torino sdraiato a terra, ha l'espressione di chi ha dato tutto, ma si è arreso a un avversario più lucido e versatile nella fase decisiva della partita.
Quali sono stati dunque il momento chiave, la mossa giusta o sbagliata, lo spunto vincente che hanno permesso alla Roma di qualificarsi all'atto finale che assegnerà lo Scudetto e al Torino di terminare a Savignano sul Rubicone la sua corsa, dopo aver eliminato l'Ascoli ai quarti?
In avvio di gara i torelli sono scattati dai blocchi con un ritmo forsennato, ultrapressing a tuttocampo, linea difensiva alta che ha impedito ai lupacchiotti di gestire in modo fluido il possesso del pallone e imbastire la caratteristica ed efficace ragnatela di passaggi, complice anche l'aggressività della mediana granata, intenzionata a tirare quasi mai indietro la gamba nei contrasti. Strategia che ha premiato i piemontesi di Sesia al 30' del primo tempo con il rigore procurato da Rotella per atterramento subito da Cataldi.
L'allenatore non è un lavoro semplice: scelte, rinunce, dubbi, errori ai quali dover rimediare in corso d'opera.
Roma-Torino è stata decisa dalle mosse vincenti di Francesco Baldini e quelle di contraltare incomprensibili di Marco Sesia. Il tecnico giallorosso a inizio ripresa ha sostituito Simonetti con Bucri. In appena tre minuti l'attaccante ha ripagato la fiducia realizzando il pari da vero opportunista con senso del gol. E Sesia? Il Mister granata dopo aver subito il pari ha deciso di rivoluzionare la squadra: la filosofia copernicana non ha pagato, tanto che la partita di Vrikkis - uno degli innesti del 12' del secondo tempo - è durata appena ventidue minuti. Giusto il tempo di vedere esultare ancora una volta la Roma.
La vittoria è stata della squadra senza ombra di dubbio. Gli allenatori spesso usano la formuletta "Merito dei ragazzi, in campo vanno loro". L'espressione di questa Roma, la verticalità alternata a percorsi esterni per arrivare in area, la velocità di esecuzione, la duttilità, la tenuta atletica rispondono a due nomi e due cognomi: Francesco Baldini e Mory Bamba. Il trainer massese ha dimostrato coraggio tattico, indovinando le sostituzione grazie alla qualità e all'ampiezza della rosa, chiedendo alla squadra intensità, copertura degli spazi - una rarità i rischi in area nella ripresa - e verticalizzazioni fulminanti: fulmine, flash, sprint. Peculiarità dell'ivoriano Bamba, percussioni e progressioni da centometrista sulla corsia laterale alle quali la retroguardia granata ha potuto opporsi con probabibilità di riuscita prossime allo zero. Energia, capacità di recuperare il risultato: la Roma ha inviato un messaggio "spedito" a Ravenna. Un quadretto perfetto che merita il gran finale.
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