L'INTERVISTA
Roberto Muzzi si racconta: "Vogliamo portare la Lupa nei prof"
Il calciatore ex Roma, dopo l'esperienza in Serie B ad Empoli vestirà i panni di ds del club castellano: "Qui c'è un grande progetto"
Una carriera ventennale, iniziata nella Roma, società in cui ha svolto anche tutta la trafila del settore giovanile, e conclusa nel 2009 in forza al Padova. Roberto Muzzi, partito dal Morena, se ne è tolte di soddisfazioni da calciatore, da quel campionato Primavera vinto con la casacca giallorossa alla Coppa Italia con la prima squadra nella stagione 1989-1990. Passato all’altra sponda del Tevere, le gioie non sono mai mancate, come in quella serata del 12 maggio 2004 quando la sua Lazio alzò al cielo la Coppa Italia ai danni della Juventus. E’ stato uno di quei giocatori per i quali, probabilmente, nel calcio di oggi non ci sarebbe stato spazio. Un uomo senza troppi filtri che davanti le telecamere non avrebbe pronunciato le solite, banali e scontate frasi a cui siamo, purtroppo, abituati al giorno d’oggi. Chissà cosa succederebbe di questi tempi se un calciatore si presentasse in conferenza stampa con un “Sono tifoso della Lazio ma gioco nella Roma, dov’è il problema?”.
Partiamo dal suo passato da calciatore, in particolare nelle giovanili della Roma, che percorso è stato? Se dovesse tenere per sempre un solo ricordo di quel periodo, quale sarebbe?
“Nonostante gli alti e bassi, alla Roma sono cresciuto molto sia come calciatore sia come uomo. L’approdo nella Berretti giallorossa è stato tutt’altro che semplice, non giocavo quasi mai e facevo fatica a farmi notare dall’allenatore, fortunatamente con gli Allievi sono riuscito a mettere in mostra tutte le mie qualità, in un anno ho realizzato ben 30 gol. Da lì il salto in Primavera e poi in prima squadra. Del percorso nel settore giovanile giallorosso porterò sempre nel cuore lo Scudetto vinto con la Primavera allenata da Luciano Spinosi”.
Con la Roma ha anche esordito, tra l’altro molto giovane, a 18 anni… Cosa ha provato in quei momenti?
“Sì, ho avuto la fortuna di debuttare piuttosto giovane, a 18 anni. Ricordo che all’epoca si giocava ancora allo Stadio Flaminio, 11 febbraio 1990, la partita era Roma-inter. E’ difficile spiegare a parole cosa si prova in quegli istanti, un mix di emozione, tensione e adrenalina. Come se non bastasse, nell’undici nerazzurro c’era Andreas Breheme, uno dei giocatori che ho ammirato di più in quegli anni, probabilmente uno dei difensori più forti della mia generazione.”
Poi Pisa, Cagliari, Udinese e Lazio... Una squadra per la quale non ha mai nascosto un amore profondo. Ha avuto problemi per la sua fede biancoceleste? Nella Capitale fatti di questo genere non sono mai facili da gestire, basti pensare a quanto accaduto ad Aleksandar Kolarov negli ultimi anni…
“La Lazio è stata la squadra che ho amato sin da bambino e per la quale faccio il tifo tutt’ora, la fede va oltre il calcio, che è sempre una passione, poi diventata di fatto un lavoro. E’ anche vero, però, che calcisticamente devo tutto a Roma e Cagliari, le due squadre che mi hanno permesso di migliorare e crescere. Sinceramente non ho mai avuto problemi con i tifosi romanisti, si sapeva che io fossi laziale ma quando in campo dai il 100% nessuno ti può rimproverare nulla. Se sono diventato un calciatore di Serie A lo devo soprattutto alla Roma”.
Da allenatore, così come da giocatore, ha iniziato proprio nelle giovanili della Roma. Ha notato un cambio di atteggiamento nei ragazzi in generale?
“Il tempo passa e le generazioni cambiano, questo è inevitabile. Premesso ciò, credo che comunque sia i ragazzi di oggi si dedichino in maniera smisurata a videogiochi e social che spesso prendono il sopravvento anche sulla vita reale, quando ero giovane io si stava molto più in strada, si socializzava. Sembra una frase fatta ma non lo è, la strada ti aiuta a crescere”.
A proposito di ciò, negli ultimi tempi non sono stati pochi i calciatori, soprattutto giovani, che hanno avuto problemi a causa di uno uso poco “corretto” dei social media, l’ultimo caso ha riguardato Mirko Antonucci… Qual è il suo parere a riguardo?
“Oramai tutti i giovani usano i social, tra cui anche i calciatori; il problema è che spesso viene sottovalutata l’importanza di questo potente mezzo che sicuramente ha degli aspetti positivi, ma se usato in malo modo può arrecare anche problemi. Per Mirko Antonucci mi è dispiaciuto tantissimo, in generale perché non sono belle storie da sentire, un ragazzo giovane che insegue un sogno e si ritrova in situazioni come queste, oltretutto è stato anche un mio giocatore, spero che tutto vada per il meglio. Dopo una sconfitta della sua squadra (il Vitoria Setùbal, ndr) ha ingenuamente fatto un tik-tok non portando rispetto a società, compagni e tifosi. I giovani, parlo in generale, devono imparare ad essere più rispettosi nei confronti di tutti, anche perché, se per tanti può sembrare normale, può succedere che il presidente della tua società non la pensi allo stesso modo…”
Sempre su questo tema, anche nella sua recente panchina ad Empoli lo avrà notato, forse negli spogliatoi non si respira più l’aria del gruppo, ma ognuno sta sulle sue ascoltando musica, navigando sui social… Modi di fare completamente diversi rispetto a quando giocava lei: qual è il suo pensiero a riguardo?
“Fino a tre mesi fa sono stato l’allenatore dell’Empoli in Serie B e anch’io mi sono reso conto di questo aspetto. Oramai tutti i giocatori negli spogliatoi si isolano, quando io facevo il calciatore era proibito ascoltare la musica prima di una gara, bisognava caricarsi e fare gruppo, ma tutti insieme. Ahinoi, anche questo è frutto del tempo che scorre inesorabile, sono e stanno cambiando moltissime cose, tra cui lo stile di vita delle persone, in generale, e nello specifico dei giocatori”.
Veniamo al presente, ha deciso di intraprendere un nuovo percorso da dirigente in una società dilettantistica, perché questa scelta?
“Ho intravisto nella Lupa Frascati una realtà ideale per crescere e portare un club dilettantistico a grandi palcoscenici. La nuova dirigenza della società ha presentato un progetto molto interessante, spero di ripagare la loro fiducia raccogliendo il massimo. Certo è che darò tutto me stesso, come ho sempre fatto da calciatore e da allenatore, serietà e passione non mancheranno mai da parte mia. Non ci nascondiamo, il nostro obiettivo principale è raggiungere la Lega Pro nel giro di quattro o cinque anni. Sogno una grande Lupa Frascati!”
Lavorerà insieme ad Andrea Borsa, come ben sa attorno a lui si sono create delle polemiche dopo la rinuncia dell’incarico con la Df Academy, cosa ne pensa?
“Innanzitutto, con un pizzico d’orgoglio mi sento di dire che Andre Borsa l’ho voluto fortemente al mio fianco perché si tratta di una persona professionale e che conosce la materia, inoltre siamo amici da decenni, con lui ho condiviso bellissimi momenti e mi fido ciecamente. Qui, come detto, c’è un progetto molto interessante per far sì che tutti possano crescere nel migliore dei modi e Andrea merita un’occasione del genere, non vedo l’ora di iniziare a lavorare. Per quanto riguarda invece le polemiche con la Df Academy sinceramente non so cosa sia successo nello specifico ma sono fatti loro”.