Cerca
Focus
Una prima parte di stagione sicuramente negativa per i biancocelesti di Tommaso Rocchi, sempre discontinui nonostante le prestazioni importanti di alcuni singoli
07 Gennaio 2022
Luca Napolitano (Foto © Torrisi)
Più ombre che luci, sicuramente i sospiri di sollievo sono stati minori rispetto alle grida interiori di rimpianti e rimorsi per i risultati del campo. La stagione della Lazio di Tommaso Rocchi non ha decisamente preso il via nella prima metà, con uno score di appena 14 punti in dodici gare disputate. Una mancanza di continuità importante, che ha fatto scivolare le aquile in qualche ko interno inaspettato e doloroso. L’impressione è quella che non si riesca a dare la giusta marcia, alternando prestazioni di grande livello a performance opache e senza traccia. Una squadra ancora senza un anima, che però quando ha davani le big del campionato rispolvera le sue potenzialità. Difatti, ai successi contro Torino ed Empoli, si è aggiunto quello di supremo prestigio ai danni dell’Inter, nella pazza sfida del Green Club terminata per 4-3. Un’altalena d’emozioni continua, la quale ha messo in mostra la più bella Lazio della stagione, sia caratterialmente che tecnicamente e tatticamente. Un colpo di coda importante prima della sosta natalizia, nella speranza che non sia un nuovo, l’ennesimo, fuoco di paglia ma un vero e proprio punto di ripartenza per i biancocelesti.
I MIGLIORI
Sicuramente il volto delle aquile di questi primi quattro mesi non può che essere Luca Napolitano. Il diez capitolino è il punto di riferimento per i suoi compagni in mezzo al campo, illuminante palla al piede, sempre in grado di fare la cosa giusta. Il fantasista ha ricoperto il ruolo di capitano, visto il lungo stop di Quaresima, trascinando la squadra in molte occasioni. I cinque timbri messi a referto ne sono la dimostrazione, conditi da grandi giocate e assist supremi. Stampato ancora negli occhi di tutti il filtrante perfetto dosato per Serafini, il quale non ha fatto altro che battere Baldi per il pareggio momentaneo nel derby. Un ispiratore vero sulla trequarti, dotato di tecnica, caparbietà ed un forza fisica che gli permette di avere la meglio spesso nei contrasti. Di certo l’unico sempre sopra la sufficienza, anche nelle varie disfatte dei romani, a far capire da chi questa Lazio non può prescindere. L’altro profilo di livello nella rosa è un sotto età, ma non per questo meno decisivo. L’aquila di riferimento è Federico Magro. Il portierone biancoceleste è sicuramente uno degli elementi di spicco dell’intero settore giovanile laziale, e le sue prestazioni ne spiegano ampiamente il motivo. Nonostante i diversi gol presi il suo apporto alla causa è stato spesso fondamentale, con parate notevoli e qualche rigore neutralizzato. Il classe 2005 è da tempo una pedina fissa della nazionale di Bernardo Corradi, il quale non rinuncia più all’estremo difensore. Una garanzia totale, che, qualora il reparto difensivo migliorasse, renderebbe veramente difficile la via del gol agli avversari. Due menzioni importanti infine vanno fatte anche per Riccardo Legnante e Michele Bigonzoni. La prima punta scuola Urbetevere si è dimostrato il solito bomber, con sette gol all’attivo. Il suo marchio lo lascia sempre, vista la capacità di penetrare le difese avversarie. Discorso importante anche per l’ex Savio, diventato uomo chiave nello scacchiere di Rocchi. Bigonzoni ha fatto la seconda punta ad inizio stagione, allargandosi poi sull’esterno, ma risultando sempre una spina nel fianco per i rivali. Adesso il suo allenatore potrebbe aver trovato la quadra, mettendolo a gara in corso, per far sì che i suoi mezzi atletici siano veramente incontenibili.
I RIMANDATI
Tra gli aspetti sicuramente più preoccupanti di questo inizio di stagione rientra la tenuta mentale della Lazio. I biancocelesti di Tommaso Rocchi hanno risposto sempre presente quando si è alzata la posta in palio, e perdere voleva significare ritrovarsi ultimi in classifica, mancando però di quella continuità necessaria nell’arco di una stagione. Le aquile non hanno mai dato seguito ai loro risultati, non essendo ancora riusciti a piazzare due vittorie consecutive in campionato. Al contrario spesso sono uscite ferite e malconce, quando le cose sembravano girare per il verso giusto, o ancor meglio quando bisognava dare uno scossone alla classifica. Senza giustificazione le roboanti, a livello di clamore, sconfitte in casa contro Parma e Sampdoria, arrivate soprattutto dopo che i capitolini sembravano aver cambiato marcia. Una stasi perenne, con questa rosa che probabilmente non possiede ancora un’identità precisa. Il merito, o demerito, è sicuramente della guida tecnica, tanto brava nel compattare i ragazzi nei momenti più bui di questi quattro mesi, quanto incapace di imprimere un’impronta forte su una Lazio che più volte ha dato l’idea di essere spaesata, inconcludente, senza quella giusta fame agonistica, sempre necessaria. Il nuovo anno deve portare qualcosa di diverso, altrimenti il copione rimarrà lo stesso. Oltre a ciò anche l’aspetto della concretezza deve migliorare, su entrambi gli estremi. La Lazio ha subito 22 gol fino ad adesso, di certo non la peggior difesa, ma sicuramente molti erano evitabili. La sensazione è che spesso i capitolini concedano troppo in situazioni “tranquille”, subendo reti principalmente per loro errori. Lo stesso discorso vale per l’attacco. I biancocelesti hanno gonfiato le reti avversarie appena 19 volte, sintomo che qualcosa non va. Considerando anche che contro Torino ed Inter i romani ne abbiano segnati quattro, e tre in casa con il Milan, viene da pensare che qualcosa in più là davanti vada assolutamente fatto. I diversi cambi di modulo di certo non hanno aiutato, ma ora si dovrà trovare il giusto equilibrio, perché senza quest’ultimo fare strada sarà molto complicato.
EDICOLA DIGITALE
Dalle altre sezioni
Dalle altre sezioni
Dalle altre sezioni
Dalle altre sezioni
Dalle altre sezioni
Dalle altre sezioni
Dalle altre sezioni