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Parola al secondo del tecnico interista, con un grande passato tra i dilettanti che ricorda con piacere
02 Febbraio 2022
Massimiliano Farris in campo con la Lazio (Foto ©De Cesaris)
E’ partito dal nostro calcio dilettante per poi spiccare il volo in Serie A, senza timori e senza turbamenti. La storia di Massimiliano Farris è uno di quei racconti a lieto fine che ti fanno uscire un sorriso nell’avvolgere il nastro dei ricordi. Otto anni fa vive la sua ultima stagione di Serie D alla guida del Sora prima di salire sul treno che lo avrebbe portato a cambiare in modo radicale il suo futuro. Siamo a luglio 2014 quando diventa il vice di Simone Inzaghi in Primavera, mai scelta si sarebbe potuta rivelare più azzeccata perché due anni dopo il Presidente Lotito deciderà di affidare la panchina della Lazio in Serie A proprio all’ex attaccante biancoceleste che confermerà al suo fianco Massimiliano Farris. E’ l’inizio di un sogno che prosegue a gonfie vele all’Inter, dalla stagione 2021/2022, con la Supercoppa Italiana già vinta, al 120’ contro la Juventus di Max Allegri.
Da anni sei con grandi meriti l’allenatore in seconda di Simone Inzaghi ed il percorso vi ha visto crescere molto prima alla Lazio ed ora all’Inter: se dovessi ripercorrere le tappe della tua carriera ti saresti mai immaginato di vivere queste emozioni? Se dovessi scegliere tre partite che non dimenticherai mai in questi anni quali sceglieresti? "È stata una cavalcata fantastica, davvero incredibile e ad essere sincero mai avrei immaginato tutto questo. Se dovessi pensare a tre partite che fino ad oggi sono rimaste dentro di me cito: Lazio - Juventus di Supercoppa Italiana terminata 3-2 (agosto 2017), Lazio - Borussia Dortmund 3-1 di Champions League (ottobre 2020) e la recentissima Inter - Juventus 2-1 di Supercoppa Italiana. Queste sono tutte gare che mi ricorderò per sempre".
Qui nel Lazio ricordiamo le tue esperienze vissute alla guida di Flaminia, Pomezia, Viterbese e Sora: che ricordi hai di quegli anni? Ci sono delle persone che vuoi citare con cui nel corso degli anni hai mantenuto dei rapporti? "Tantissime persone mi hanno accompagnato ed arricchito umanamente e professionalmente, sicuramente penso in primis a tutti i miei collaboratori ma non solo. Come persona e come uomo cito Claudio Tanzi, direttore avuto nella mia esperienza al Pomezia, lui merita una menzione speciale".
Nel 2014, 8 anni fa, cambia il tuo percorso con l’arrivo alla Lazio e nel 2016, quando Inzaghi venne promosso in prima squadra, Massimiliano Farris lo segue: cosa vuoi dire sul tuo rapporto con Simone Inzaghi? Quali sono a tuo avviso i segreti di questa grande ascesa? "Incontrare Simone ha cambiato la mia vita e la mia carriera, ci siamo completati al di là del campo. Lui è un grandissimo conoscitore di calcio e di giocatori. Segreti? Il solo segreto che mi viene in mente è la grande passione e la voglia di lavorare, abbiamo messo davvero tanto di entrambe in questi anni insieme".
Nel corso di questi anni avrai sicuramente potuto ammirare dal vivo tanti calciatori di caratura internazionale: se dovessi citare dei calciatori che ti hanno maggiormente colpito per doti umane e professionali chi nomineresti? Se dovessi pensare invece a giocatori che avrebbero meritato ben altra sorte nei tuoi anni nei dilettanti chi citeresti? "Ho avuto la fortuna di lavorare con grandi campioni, dovrei citarli tutti alla Lazio come adesso all’Inter quindi farò il
Incontrare Simone ha cambiato la mia vita e la mia carriera, ci siamo completati al di là del campo. Lui è un grandissimo conoscitore di calcio e di giocatori
nome di un avversario che veramente mi ha lasciato a bocca aperta: Robert Lewandowski, attuale attaccante del Bayern Monaco e della nazionale polacca, un giocatore davvero impressionante per tecnica, voglia e determinazione. Per quel che riguarda invece i calciatori avuti che avrebbero meritato di più posso citare Stefano Scardala, attuale ds del Flaminia in Serie D, è stato veramente un giocatore di categoria superiore a mio avviso".
Quali sono le più grandi differenze che riscontri tra i dilettanti ed i professionisti? Cosa cambia in modo radicale nella giornata tipo e nella gestione del gruppo in Serie A? "I giocatori di serie A sono dei super atleti e dei super professionisti, gestire questo tipo di giocatore richiede il massimo impegno. Per noi la giornata non finisce mai, questo probabilmente è l’aspetto più condizionante nel fare calcio a certi livelli".
Sono due anni che soprattutto nel calcio minore si stanno avendo enormi difficoltà causa pandemia: cosa ti consigliare a tutti quei ragazzi e quei bambini che sono indecisi sul continuare o meno nel mondo del calcio? Quali sono a tuo avviso le qualità fondamentali per arrivare in alto in questo mondo? "Per me il calcio è una passione troppo grande quindi dico ai ragazzi di non mollare. Bisogna avere massima determinazione, grande serietà e dare sempre tutto senza risparmiarsi per non avere poi rimpianti successivamente. Arrivare in alto ovviamente non è mai facile, magari però con un pizzico di leggerezza e senza avere aspettative troppo grandi ci si può riuscire ma forse questo andrebbe spiegato di più ai genitori che ai ragazzi".
Sette anni consecutivi alla Lazio cosa hanno significato per te? Hai un messaggio per tutti i tifosi della Lazio che sicuramente hanno apprezzato molto il vostro lavoro e che continuano ad essere legati alla tua figura e a quella di mister Inzaghi? "Gli anni alla Lazio hanno significato tutto per me: crescita umana e professionale, la possibilità di essere conosciuto e riconosciuto, credo che la mia gratitudine sarà eterna. Se ripenso ai momenti belli ci sono state vittorie esaltanti e campionati importanti, la Lazio sarà sempre parte del mio cuore ed i tifosi non li dimenticherò mai".
In foto Farris insieme a Simone Inzaghi (Foto ©De Cesaris, tutti i diritti riservati)
Tralasciando Roma e Lazio, perché è così difficile nella nostra regione restare stabilmente nel calcio professionistico soprattutto nella capitale? Ci sono diverse piazze che nel corso degli anni ci hanno provato senza successo: pensi che nel corso dei prossimi anni si riuscirà a sbloccare la situazione soprattutto sotto il punto di vista degli impianti? "Onestamente credo che l’aspetto economico sia la causa principale. Gli investimenti sono alti e i ricavi pochissimi, questo allontana le Società che vogliono provarci. Questo poi ovviamente ora è ancor di più accentuato da questa pandemia. Chiaramente impianti funzionali ed efficienti potrebbero aiutare ma credo che la storia resterà sempre per Lazio e Roma"
Ci sono dei colleghi che nel Lazio avrebbero meritato una carriera differente? In Serie A quali sono gli allenatori più promettenti secondo te che potrebbero avere un futuro importante? "Anche qui fare nomi mi farebbe rischiare di dimenticare qualcuno, sicuramente posso dire che apprezzo tutti coloro che mettono ogni giorno sui campi la loro passione tra mille difficoltà. Non dimentico da dove arrivo, dove sono nato e anzi credo mi abbia aiutato anche nell’approccio con la categoria superiore. Parlando invece di Serie A considerato che Simone è giovane, spero che possa continuare la sua straordinaria carriera ed io con lui".
Quale è nel 2022 il tuo sogno da uomo e da allenatore per il futuro? Hai una dedica speciale per questi anni di carriera e per il percorso che stai portando avanti ad altissimi livelli? "Oggi il sogno professionale è coronare questa corsa che porterebbe al titolo, sarà però durissima. Poi abbiamo sicuramente una bellissima sfida in Champions League contro il Liverpool. Come uomo mi auguro che si torni presto ad una vita normale per tutti e che finisca questa pandemia. La dedica è alla mia famiglia che mi ha sempre supportato ed aiutato a superare i momenti più duri"
In conclusione ti chiediamo un saluto, un pensiero ed un messaggio per tutto il calcio regionale del Lazio che ti segue e ti ammira per tutto quello che stai facendo… "Il mio saluto al calcio regionale del Lazio va con grandissimo affetto e stima. Conosco le difficoltà, la passione che scende in campo ogni giorno anche per organizzare un semplice allenamento, i veri campioni sono loro perché non esisterebbe serie A se non ci fosse tutto il calcio dilettantistico. Un abbraccio ed un caloroso saluto a tutti".
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