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Serie A

Miretti, Zalewski, Romero e Cisse: il calcio è un gioco da ragazzi

Nell'ultimo turno del massimo campionato tanti giovani talenti si sono messi in mostra, tra exploit e conferme

21 Marzo 2022

Nicola Zalewski

Nicola Zalewski, protagonista nel derby (Foto ©Vamos Production)

"Ma chi? Io?". Sì, lui. Max Allegri voltandosi verso la panchina cerca e chiama un incredulo Fabio Miretti nel finale di Juve-Salernitana e lo lancia in campo, lui che è un 2003 e che quei colori li ama fin da bambino. E lo butta dentro, ma mica per dargli il contentino… In Serie A c’è poco tempo per i regali: serve freschezza, reattività, qualità e voglia e il biondo centrocampista certamente non ne è sprovvisto. Siamo partiti da Miretti: in ordine di tempo, il primo personaggio di un weekend in cui, arrivati alle porte di un’altra primavera, abbiamo visto sbocciare storie, confermare sensazioni, versare lacrime. Il fattore comune? I giovani in campo. Quelli che abbiamo scoperto, quelli che conosciamo da tanto.

Il derby di Zalewski e Romero

Torniamo per un attimo a casa nostra, a Roma, in quello che è stato, come succede ogni anno, il centro del mondo: lo stadio Olimpico durante il derby. Il fatto che la teoria applicata al calcio sia composta spesso da chiacchiere e non da tesi ben ponderate lo conferma Nicola Zalewski, una vita nelle giovanili in maglia giallorossa tra attacco e trequarti. Un percorso in crescendo tra gol, dribbling e assist. Tutto bello, sì ma poi? Poi arriva la Serie A. Il grande salto. Dentro o fuori? Dentro, dentro: garantisce Mourinho. Ed eccolo lì, come un veterano a giocare a testa alta, a non aver paura dei dribbling di Felipe Anderson, della pressione di un Roma-Lazio, dei boati della Sud. A fare il tornante. Ad uscire e a prendersi la standing ovation. Perché se ieri la mano della lunatica tifoseria giallorossa è stata "piuma" e non è stata "fèro" qualcosa vorrà pur dire e il 2002 polacco sa di aver raccolto i meritati frutti di quanto seminato. Gli stessi che sta cercando di raccogliere sull’altra sponda del Tevere Luka Romero (nella foto in alto ©DeCesaris), un lampo breve ma intenso che ha provato a illuminare la scura serata della Lazio. Le qualità ci sono e Sarri lo protegge come un piccolo oggetto di ceramica. Classe 2004: attenderlo è praticamente un obbligo, perché se a quell’età entri durante un match del genere e dimostri subito di esserci di testa, il passo più difficile è già compiuto: è quello in cui decidi di tenerti alle spalle la paura.

La favola di Moustapha Cisse 

A proposito di spalle, ieri sera ne abbiamo ammirate due gigantesche: quelle di Moustapha Cisse. Chi è? È il nuovo volto dell’Atalanta, il volto di un ragazzo che è diventato uomo nel lunghissimo attimo di un viaggio iniziato in Guinea e finito a Bergamo, passando per la Puglia dove fino allo scorso gennaio giocava in Seconda Categoria in una squadra di richiedenti asilo. La Dea l’ha visto e si è innamorata: lui ha ricambiato con tre reti in Primavera, prima dell’apoteosi di ieri sera. Nel giorno dell’esordio, a Bologna, ha sfruttato in maniera perfetta la mezz’ora passata in campo, realizzando il gol vittoria con un sinistro secco che ha spaccato la porta, le paure e i fantasmi del passato. E poi il gran finale, a 18 anni, sotto la curva, a ricevere l’amore dei tifosi e lui lì sotto a godersi il suo sogno reale, con le mani tra le treccine ed una sola, incredibile, domanda nella testa: “Ma chi? Io?"

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