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L’intervista
Il General Manager giallorosso ha parlato in chiusura della VI edizione dell’evento andato in scena allo Stadio Olimpico
22 Novembre 2023
Tiago Pinto durante il Social Football Summit (Foto ©Marco La Torre)
In chiusura del Social Football Summit, l'ultimo panel è stato dedicato a Tiago Pinto, general manager della Roma che ha parlato toccando vari temi. “Accompagno tutto, seguo tutto, ma chiaramente non faccio tutto. Sarebbe impossibile curare a 360° prima squadra, femminile e settore giovanile. Del vivaio, però, posso dire che è la luce dei miei occhi. Credo sia una pietra angolare di ogni club e la reputo fondamentale per tutta la società. Gianluca Gombar, Daniele Placido, Alberto De Rossi e Bruno Conti lavorano nel quotidiano, ma poi c’è un continuo collegamento con la punta della piramide”. Tiago Pinto ha poi passato in rassegna anche una questione molto dibattuta da anni: ”Squadra B? Vengo da un progetto, quello del Benfica, in cui era molto importante. I miei dubbi sono legati all’Italia e nello specifico dalle regole che al momento ci sono: dovremmo spendere tanti soldi, in più avrei paura che la seconda squadra diventasse un motivo per posticipare l'uscita dei calciatori. Questo per dire che bisogna trovare il percorso giusto e da questo punto di vista Mauro Leo ha svolto un lavoro importante. Un percorso che ha ovviamente anche permesso di mantenere, ad esempio, percentuali di rivendita. Concludo dicendo che stiamo continuando a ragionare sulla seconda squadra, ma al momento resto dell'idea che nel contesto italiano è difficile trarre reali benefici". Tiago Pinto ha poi allargato gli orizzonti sul vivaio: “Vero che il settore giovanile della Roma ha sempre prodotto tanti calciatori, ma far esordire così tanti ragazzi non era scontato. Il ruolo dell'allenatore da questo punto di vista è fondamentale. Puoi far bene quanto vuoi il settore giovanile, ma se non hai un tecnico di prima squadra che apre le porte ai ragazzi è impossibile raccoglierne i frutti. Credo abbiano esordito circa 19 giocatori da quando sono qui, senza contare i ricavi dalle cessioni”. Interessante anche la domanda relativa ai dati: “Diciamo che ci sono quattro parametri di base con cui valutiamo un giocatore: dall’A che sono i top a scendere. Il problema è che dobbiamo tenere in considerazione tutto e la Roma in questo momento il 90% dei giocatori A non può prenderli. Allo stesso modo mi sento di dire che il tempo dimostrerà ciò che abbiamo fatto qui negli ultimi tre anni. Fare 150 milioni di vendite, riuscire a mantenere l’80% della squadra, portare così tanti giovani in prima squadra e far arrivare giocatori come Dybala e Lukaku, ma anche mister Mourinho, non era cosa facile. Il mio obiettivo rimane quello di lasciare una Roma migliore rispetto a quella che ho trovato. Rispetto il parere di tutti, ma se penso alla rosa che ho trovato e a quella che c’è ora…”.
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