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L'intervista
02 Ottobre 2024
Fabrizio Pasqua
Le lotte politiche dentro l'Aia
Cosa dovrebbe modificare l'AIA per rendere migliore il mondo dell'arbitraggio?
“Io mi sono dimesso lo scorso 12 agosto dall’AIA. Negli ultimi due anni ho arbitrato solo ed esclusivamente i ragazzi. L’AIA è cambiata moltissimo da quando c’era Marcello Nicchi presidente. Se è cambiata in meglio o in peggio non sta a me dirlo. Posso dire che le tantissime tensioni che ci sono state negli ultimi anni non fanno bene alla federazione e soprattutto alla crescita degli arbitri e alla credibilità del movimento. Oggi non c’è più lo spirito di sacrificio e il puro associazionismo che c’era negli anni ’90. Non per ultimo da citare anche il rimborso che viene riconosciuto ai giovani arbitri. 50 mila lire per me era fonte di guadagno rispetto ai 25 euro di oggi… La prima cosa fondamentale da fare dal mio punto di vista è aumentare il riconoscimento economico”.
Tante le lotte politiche all’interno dell’AIA. Tu avevi fatto anche causa alla federazione…
“All’interno dell’AIA ci deve essere più chiarezza e apertura a tutti per creare meno alibi e imbarazzi. Io sono in attesa del riconoscimento del mio contratto lavorativo, che è una cosa diversa rispetto alle denunce fatte da altri miei colleghi. Un arbitro che h24 è preso dall’attività dopo 10-13 anni non può sentirsi disoccupato alla ricerca del nuovo lavoro, perché durante l’arbitraggio sei fagocitato. Ci deve essere un vero contratto lavorativo, cosa che non abbiamo noi. Mi sono ritrovato dopo anni di professionismo a reinventarmi insegnando nelle scuole e lavorando in un centro di fisioterapia. Una cosa che ho detto a tutti i giovani arbitri è di non farsi il falso mito della Serie A. Lì ce ne sono 40 su 38 mila, 5 l’anno arrivano e altri 5 se ne vanno. Senza studiare nella vita può essere un dramma”.
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