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L'intervista

Pasqua: "Ragazzi, testa alta. Essere arbitri aiuta a sconfiggere le paure"

Le parole dell'ex arbitro di Serie A in esclusiva: "Dopo aver lasciato il calcio dei grandi ho deciso di chiudere la carriera con i giovani, ma ho trovato un ambiente esasperato"

02 Ottobre 2024

Pasqua: "Ragazzi, testa alta. Essere arbitri aiuta a sconfiggere le paure"

Fabrizio Pasqua

Il ritorno nelle giovanili e i consigli ai giovani arbitri

Dall’arbitrare in Serie A sei arrivato a chiudere la carriera nelle giovanili regionali. Ci spieghi il motivo della scelta e che ambiente hai trovato?
“Parto col dire che ho percepito un clima totalmente differente da quello che avevo lasciato nel lontano 2002. Ho trovato un ambiente esasperato. Purtroppo, a mio parere, la tv crea delle false aspettative nei ragazzi. I genitori che hanno dei figli che giocano nei giovanissimi provinciali, con tutto il rispetto per il campionato, credono di avere dei fenomeni e loro sono i primi a pressarli e comportarsi come se la partita fosse una gara di Serie A insultando l’arbitro. Io ho le spalle grosse e a volte ho sospeso partite per riprendere i genitori in tribuna riportando il clima alla normalità. Il problema è che se un ragazzo di 15 anni va ad arbitrare una partita del genere si ritrova ad essere preso a parolacce e insulti che possono destabilizzarlo e di conseguenza portarlo ad abbandonare il percorso arbitrale. È una cosa molto brutta, vent’anni fa era meno accentuata. Preferisco i 60 mila fischi a San Siro all’insulto singolo nei vari campi. In quei momenti ti domandi: 'Perché lo sto facendo?'. Questi atteggiamenti rovinano il calcio. Ho ripreso ad arbitrare perché il richiamo del campo è stato talmente forte che fino allo scorso anno ho cercato di fare più partite possibili per portare un po’ di esperienza e sana passione nei campi. A volte è stata accettata, altre meno”.

Che consiglio ti senti di dare ad un giovane arbitro?
“è un percorso bellissimo e formativo sia dal punto di vista umano che caratteriale. Io ero un ragazzo chiuso e quando ho iniziato a 15 anni avevo paura di entrare in campo e guardare in faccia i giocatori. Mi sono ritrovato dopo pochi anni ad incontrarmi con uomini e a guardarli negli occhi, a volte anche sfidandoli perché è anche un gioco di sguardi. A vent’anni incontrare uomini di 30 o 35 ti forma da un punto di vista caratteriale. Nella vita di tutti i giorni è importante prendere decisioni in maniera rapida ed istintiva, il ruolo dell’arbitro è appunto questo. Tutto ciò porta ad una crescita, a 25 anni mi sentivo più grande dei miei coetanei”.

Adesso cosa farai?
“Negli ultimi due anni ho fatto dei corsi a Coverciano e lo scorso dicembre sono diventato direttore sportivo. Ho conseguito anche l’abilitazione da osservatore Figc e da Referee Manager. Spero che questi tre titoli possano farmi ritornare nel sistema calcio. In questo momento sto collaborando con il Venezia e spero presto di far diventare la collaborazione un qualcosa di più concreto”.

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