Italia u19
Francia-Italia: tutto in 90 minuti. Fini ci crede: "Dobbiamo spingere ancora"
Alle 15 al 'Ceravolo' gli Azzurrini devono vincere e sperare che la Spagna non faccia lo stesso. L'ex Genoa: "Siamo forti, possiamo farcela"
Tutto in 90 minuti. Battere la Francia e sperare che la Spagna non faccia lo stesso contro la Lettonia: oggi in Calabria la Nazionale Under 19 si gioca l'accesso alla fase finale dell'Europeo, consapevole di non avere il destino tra le proprie mani ma anche di voler chiudere l'Elite Round senza rimpianti. E, per farlo, serviranno tre punti contro i Bleus, anche loro in corsa per la qualificazione dopo il successo sulla Lettonia che ha fatto seguito alla sconfitta all'esordio contro la Spagna. Ci sarà la spinta di almeno 3.000 tifosi al 'Ceravolo', e ci sarà anche la spinta di Francesco Camarda, che tornerà a disposizione dopo essere stato costretto a seguire Italia-Spagna dalla tribuna per squalifica.
Fini In campo, sia contro la Lettonia che contro gli spagnoli, Alberto Bollini ha schierato Seydou Fini, che in Francia ha scritto una delle pagine più importanti della sua giovane carriera: l'esordio, neanche un anno fa, in Nazionale Under 21 nel torneo di Tolone. "Vestire la maglia di ogni Nazionale per noi ragazzi è un grande onore, e quella azzurra va onorata sempre, cercando di dare il massimo. Questa Under 19 ha dimostrato di essere un gruppo forte, e i risultati sono stati un po' bugiardi: abbiamo concesso i due gol nel finale che ci hanno privato di due vittorie, ma dobbiamo continuare a spingere per arrivare alla fine del girone senza rimpianti. Quando si gioca per l'Italia si ha sempre il dovere di dare tutto".
Dal Genoa all'Olanda
Un orgoglio azzurro che Fini sta esportando all'estero: per il classe 2006 cresciuto nel Genoa è già la seconda esperienza internazionale. Dopo il Belgio e lo Standard Liegi, ecco l'Olanda e l'Excelsior Rotterdam, squadra di Eerste Divisie, l'equivalente della nostra Serie B. "Sto crescendo tanto - spiega -. Conosco nuove culture, nuove abitudini, nuovi modi di vivere. In Olanda vanno tutti in bicicletta, ma io ho la fortuna di abitare a 10 minuti dal campo di allenamento e di poter andare a piedi ascoltando il rap americano di Gunna e Kanye West, la mia musica preferita". In campo, invece, anche Fini si sta cimentando - come era successo, tra gli altri, con giovani come Mulattieri e Oristanio - con un campionato diverso da quelli italiani: "Per le mie caratteristiche, un'esperienza lì è l'ideale. A me piace dribblare, saltare l'uomo, avere spazio può esaltare le mie qualità. Se andrà bene e tornerò in Italia, mi riporterò indietro un bel bagaglio".
Con la famiglia e gli amici, comunque, i contatti sono costanti: una famiglia che per il momento è divisa tra Genova - dove vive papà Adam - e la Costa d'Avorio, dove c'è mamma Ama Siata. E poi ci sono una sorellina di 3 anni e un fratellino di 5, che si chiama Gervinho: sì, proprio come l'ex giocatore tra le altre di Arsenal, Roma e Parma, e che i genitori hanno chiamato così perché la prima volta in cui il piccolo Seydou entrò mano nella mano a Marassi con i calciatori lo fece in un Genoa-Roma, proprio con il calciatore ivoriano.
La sua storia ed il rapporto con la famiglia
E qui arriviamo alle origini, e a un falso storico che gira sul web. Seydou Fini non è nato a Nuoro come viene riportato, ma a Bondoukou, proprio in Costa d'Avorio, prima di arrivare all'età di 6 anni in Italia, dove papà Adam già lavorava come panettiere. "Ogni anno, papà veniva in Costa d'Avorio e vedendomi giocare a calcio ha deciso di farmi venire in Italia con lui - spiega -. Così mi sono trasferito a Genova e ho iniziato sin da piccolo con le giovanili del Genoa. Mia madre vive in Costa d'Avorio, ma a breve verrà anche lei in Italia. Il nostro rapporto è meraviglioso". Così come forte resta il legame con il suo paese di nascita, tanto che Fini quando può torna in Costa d'Avorio per stare con la parte della sua famiglia che è rimasta lì. E immaginate l'entusiasmo dei bambini di Bondoukou nel vedere un ragazzo partito da lì e diventato calciatore in Italia fino a esordire in Serie A con il Genoa: "Mio padre, l'ultima volta che è sceso in Costa d'Avorio, ha visto per strada un bambino con la maglia del Genoa e il cognome di Fini: non gliel'aveva data nemmeno lui. Una sensazione bellissima".
Proprio come la prima convocazione in Nazionale italiana: "E' successo in Under 17, ed è una cosa che avevo sempre sognato. La dedica è ovviamente per la famiglia, che mi dà la motivazione ad andare avanti e a fare sacrifici ogni giorno". Oggi saranno tutti collegati con Vivo Azzurro TV: chi da Genova, chi da Bondoukou. Tutti a tifare Seydou, tutti a tifare Italia.