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l'intervista
25 Novembre 2025
L'esultanza di Tatini dopo uno dei due gol messi a segno in stagione
Il calcio al centro di tutto, tra futuro, fonti di ispirazione e differenze tra Italia e Portogallo
Tatini esulta dopo il gol. Foto © Condeixa
Guardando al tuo futuro, cosa auspichi per te stesso? Speri in un ritorno in patria o punti a ritagliarti spazio lontano da casa?
“Onestamente ora sto pensando solo a rientrare al meglio. Questo sarà un anno di ripresa, perché comunque la rottura del crociato è impegnativa. Ho lavorato tanto nell'anno in cui sono stato fermo per tornare il prima possibile, e soprattutto per farlo con maggior forza possibile. Non bisogna fermarsi però, perché la muscolatura va sempre tenuta in allenamento. Il focus è solo mirato al miglioramento e a farmi conoscere anche qua. Sono riuscito a fare due reti in campionato e nella mia carriera non ho mai superato questa soglia. Vorrei riuscire a superare me stesso e aiutare la squadra anche sotto porta e non solo in difesa. Comunque, questa esperienza all’estero mi sta dando tanto e il sogno resta quello di tornare a giocare ad altri livelli che sia in Italia o fuori poco cambia. Quello che ho imparato in questo periodo è che non c'è bisogno di bruciare le tappe”.
C’è qualcuno a cui ti ispiri nel tuo ruolo o qualche allenatore che ti piacerebbe avere o ritrovare nel tuo percorso?
“Guardo con molta ammirazione Bastoni, credo di avere anche caratteristiche fisiche e un modo di giocare molto simili. Diciamo che il mio modello è lui, nonostante tifi Fiorentina (ride, ndr). Per quanto riguarda il mister ci tengo a nominare Paolo Negro, con cui ho condiviso la mia avventura a Siena. Purtroppo ora è senza squadra, però ha delle grandi qualità sia sul piano umano che professionale, non solo per il suo passato con la Lazio. Ci tengo a parlarne perché per me è una persona fantastica e un allenatore esemplare. Ho sentito la sua vicinanza nel momento in cui ero ai box e ho vissuto dei momenti bui. Sono molto legato ad Andrea Vigni, che è il mio preparatore atletico e adesso è nello staff della prima squadra dell’Atalanta. Mi ha aiutato con i programmi da seguire e oltre ad essere un professionista di altissimo livello è anche un grande amico”.
Rimanendo sulle opportunità nel calcio, che percezione c'è lì dell'Italia? E quale considerazione hanno dei giovani che vengono dal settore giovanile?
“Devo dire che hanno tutti grande rispetto del nostro movimento, forte fisicamente e tatticamente, soprattutto nel mio ruolo. Mi hanno fatto tante domande su Maldini e sulla storia azzurra: gli stereotipi sono facili anche nel nostro mondo. Sono stato accolto subito benissimo da tutti e ho avuto modo di parlare delle mie esperienze, Bologna, Pisa, Siena e Latina. Sicuramente un cammino molto formativo in squadre blasonate anche qui. Però sì, hanno una grande ammirazione del calcio italiano soprattutto del reparto difensivo. È certamente più facile arrivare in Primera Liga ed essere notati, qui pescano tanto dai settori giovanili o dalla seconda e terza serie”.
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