Ma quali dilettanti... Il grande bluff dei rimborsi spese
Allenamenti e impegni da professionisti, ma nessuna garanzia per i calciatori: o torniamo alle origini, o regolarizziamo i giocatori
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Dilettanti a chi? L'argomento che
vogliamo approfondire oggi è uno dei più spinosi e controversi del
nostro calcio: i rimborsi. Il dilettantismo, come è noto, imporrebbe
al massimo il pagamento ai giocatori dei costi per arrivare agli
allenamenti e ai campi dove si svolgono le sfide ufficiali, come
indennizzo per il carburante. Anche se nessuno ne parla
pubblicamente, accade tutt'altro: ai calciatori di categoria, ma a
causa dell'obbligo dei quattro under sempre più spesso vengono
concessi anche ai giovani) vengono dati dei veri e propri stipendi,
in nero e senza alcuna garanzia, facendo salvi i giocatori più
contesi dai club che hanno la lungimiranza e la possibilità di
chiedere garanzie ed anticipi. Con il risultato che spesso gli atleti
sono in balìa degli eventi e spesso percepiscono poco o nulla di
quello che viene promesso. L'ultimo caso in ordine di tempo è quello
del Lariano, ma è un argomento che purtroppo riguarda la gran parte
delle società sportive. Tanti danno addosso ai calciatori,
considerati “mercenari” perchè rei di chiedere rimborsi
importanti per giocare a pallone. Discorso comprensibile, ma per dare
un giudizio oggettivo bisogna analizzare la situazione da un altro
punto di vista: in Eccellenza il 90% delle società si allena alle
tre del pomeriggio, quattro volte a settimana più l'impegno
domenicale e la Coppa. In un momento in cui è già difficilissimo
trovare un lavoro, figuratevi trovarne uno part time che ti permetta
di staccare all'ora di pranzo. Non dimentichiamo, tra l'altro, che
spesso si tratta di ragazzi con compagne e figli da mantenere. Vi
allenereste quattro volte a settimana per un semplice rimborso spese?
Negli ultimi anni, infatti, si sta diffondendo il costume di offrire
ai giocatori degli impieghi al posto del classico pagamento mensile.
E il Comitato di certo non aiuta a ricordare alle società che si
tratta di dilettantismo, visto che fissa partite ufficiali il 3
Gennaio o il 1 Maggio, quando gli atleti potrebbero godersi la
propria famiglia. E soprattutto, perché non vigila sui rimborsi?
Bisogna quindi mettere da parte l'ipocrisia, ci sono due soluzioni
praticabili: o si ritorna al vero dilettantismo, rendendo meno fitto
il calendario e con le squadre che si allenano in serata, magari tre
volte a settimana, oppure diventa incredibilmente ipocrita criticare
i calciatori. L'altra possibile soluzione è la “regolarizzazione”:
fare dei veri e propri contratti ai giocatori, equiparando le prime
squadre dilettanti ai semiprofessionisti, che così sarebbero
tutelati da eventuali società furbette, risolvendo gran parte dei
problemi e, tra l'altro, obbligando i calciatori a pagare le tasse su
quello che percepiscono. In un paese dove l'evasione fiscale è
consuetudine, sarebbe un bel passo avanti e un segnale importante.
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