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PRES, Cristian Ledesma: "Nelle giovanili per portare qualcosa di nuovo e mio"

L'ex capitano della Lazio si racconta dopo la fondazione del suo club nella prima puntata del nostro speciale

21 Febbraio 2025

PRES, Cristian Ledesma: "Nelle giovanili per portare qualcosa di nuovo e mio"

Cristian Ledesma durante una sessione di allenamento con i piccoli della sua Academy

Dalla nascita dell'idea al percorso parallelo da allenatore

Cosa ti ha portato a decidere di fondare una società dilettantistica e come è nata questa idea?
"Ancora giocavo quando è cominciata a nascere l'idea di lavorare per i giovani, accompagnando mio figlio e vedendo alcune cose che non mi piacevano, soprattutto l'esasperazione che ho notato verso i bambini e abbiamo provato a fare qualcosa di diverso…ad esempio non facendo selezione nelle categorie di base ma solo dalla pre-agonistica".

Stai facendo anche una carriera importante da allenatore, i due percorsi sono cominciati insieme oppure in momenti diversi?
"Prima è nata l'idea della scuola calcio, quando ho smesso era più la voglia di creare una società, dirigerla e buttare giù un metodo di lavoro che i mister potessero seguire sul campo. Dopo pochi mesi, mi è arrivata la proposta di allenare prima in Promozione poi in Eccellenza ed il primo pensiero è stato "vediamo se mi piace anche allenare ed avere una squadra". La scuola calcio io non solo l'ho aperta, ma i primi anni ero sempre sul campo con le squadre e allenavo in prima persona i più piccolini (i Piccoli Amici di 5-6 anni), poi quando ho iniziato ad allenare i più grandi mi è piaciuto tanto e da lì è iniziato in parallelo il mio percorso da allenatore e lo studio a Coverciano".

Questo percorso da allenatore, ti ha dato qualcosa che poi hai riportato anche alla Ledesma Academy?
"Assolutamente sì, le mie esperienze da allenatore mi hanno dato tantissimi spunti soprattutto nella comunicazione. Impari tanto dai ragazzi stessi, come quando alla Luiss allenavo una prima squadra composta da giovani che abbinavano l'attività sportiva allo studio. Allenando poi le alte categorie, a Frosinone e qui ad Ascoli, i ragazzi e le società ti danno sempre tanti input di crescita da poter riproporre o riformulare nell’Academy".

Nella tua storia da giocatore, c'è qualche presidente in particolare da cui hai preso spunto nel modo di gestire la tua società?
"La dimensione è chiaramente molto diversa ma ti dico di sì. Ho avuto presidenti come Semeraro a Lecce che aveva impostato una società in cui, dentro, ci si comportava come una famiglia. Poi sono passato alla Lazio con un presidente più imprenditoriale, come Claudio Lotito, ed anche lì capisci che ci deve essere la giusta via di mezzo tra i due aspetti anche in una SSD come la nostra. La difficoltà più grande che abbiamo avuto negli anni è far capire che al centro del progetto ci deve essere sempre la crescita di bambine e bambini, ragazzi e ragazze e non solo la performance o il risultato che anche contano, ma fino a un certo punto, soprattutto nell’attività di base. Per questo abbiamo inserito in società tante figure che hanno fatto calcio, giocando nel professionismo e nei campionati dilettantistici più importanti, tutti noi cerchiamo di trasmettere la nostra esperienza e non di imporre".

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