L'intervista

Guillaume Bianchi: il destino, Parigi ed i viaggi "Punto Los Angeles. Da favorito".

Il fiorettista italo francese ha conquistato a squadre l'argento alle ultime Olimpiadi e l'oro ai Mondiali in Egitto

Quando si raggiungono determinati livelli di eccellenza al fato si crede ben poco, perché si è consapevoli del lavoro quotidiano, dei sacrifici fatti ed anche e soprattutto delle rinunce, soprattuto in giovane età. Perché arrivare a salire su una pedana olimpica non può essere solamente frutto del destino, ma quest'ultimo va accarezzato e coccolato fin quanto possibile, per indirizzarlo poi sulla strada che si vuole percorrere verso una ben determinata meta. L'orizzonte, quando si ha in testa la volontà di diventare il migliore di tutti, ogni giorno si sposta un po' più in là, un passo alla volta, un assalto dopo l'altro. E non c'è destino che tenga, non c'è caso che sposti gli equilibri. Anzi, c'è ragionamento e preparazione. Guillaume Bianchi, però, per un impercettibile segmento della sua carriera sul fortuito ha fatto affidamento, in un solo singolo caso. L'età è ancora quella in cui le decisioni non vengono prese da soli, ma poi da quando ha preso in mano quel fioretto il suo destino se l'è costruito assolutamente da solo. "A Frascati c'è una palestra molto importante per la scherma (la Simoncelli, ndr) ed in quel momento non avevo grossi interessi per lo sport. I miei genitori hanno deciso di portarmi lì e da quel momento ho capito quale sarebbe stata la mia strada. Quando entri in un ambiente del genere sai di poter arrivare al massimo. Dando il 100% ovviamente".L'intervista completa a Guillaume Bianchi sarà disponibile nell'edizione di lunedì 26 maggio, acquistabile anche tramite la nostra edicola digitale

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