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Trigoria-Boston, andata e ritorno: la Roma (ri)scopre Mirko Antonucci

Ripercorriamo gli ultimi dodici mesi del talento giallorosso classe '99: dalla stagione in crescendo con la Primavera, alla tournée negli States con Eusebio Di Francesco

Da estate a estate. Da Trigoria a Detroit. Dall'Entella al PSG. Dalla Primavera alla prima squadra. Dodici mesi, o giù di lì, lunghi però una vita. Mirko Antonucci si prepara ad affrontare l'ultimo anno di settore giovanile, il tratto finale del suo percorso prima di tentare il salto nei grandi. Per farlo, vicino a lui, avrà però un nuovo alleato, uno che ha conosciuto da poco, ma che lo ha già messo sotto la sua ala protettiva: Eusebio Di Francesco. Il nuovo tecnico giallorosso se l'è portato a Pinzolo insieme ad altri undici Primavera ed è bastato poco per far scattare l'amore. Indicativo l'approccio tra i due, il primo giorno di ritiro: un sonoro rimprovero, dopo un passaggio in profondità mancato, che ha fatto sorridere e stupire un po' tutti. "Quanti anni hai? [...] Non me ne frega un *****". Severo, ma giusto. Antonucci di tecnica ne ha tanta e sa come si dà del tu al pallone, ma se l'incertezza e l'eccessiva umiltà prendono il sopravvento, diventa complicato esprimere le proprie qualità. Di Francesco ha voluto mettere subito le cose in chiaro con il golden boy giallorosso e la tirata d'orecchie sembra essere servita. Nel corso del ritiro in Trentino, il classe '99 è cresciuto giorno dopo giorno abbandonando i timori iniziali e sciogliendo gradualmente le gambe. Dopo il ritorno a Roma, il giusto e forse neanche troppo inaspettato premio: insieme a Tumminello, sulla lista dei convocati per la tournée negli Stati Uniti c'è anche Antonucci.

Gettiamo la maschera: in pochi se lo sarebbero aspettato un'estate fa. Titolare nella prima parte di stagione tra luci ed ombre, Mirko poi molte delle partite della Primavera le ha viste inizialemente dalla panchina, sfavorito dal tridente pesante Keba-Soleri-Tumminello imbastito da Alberto De Rossi. Poi vuoi un po' per l'infortunio del senegalese, vuoi un po' per la voglia di reagire, Antonucci si è ripreso il 10 sulle spalle nell'ultima parte di stagione, trascinando (sia da esterno che da trequatista) la Roma ai play off. Decisivo contro Genoa e Sassuolo (sua la rete del vantaggio) e anche nel derby ai quarti Scudetto contro la Lazio, nel quale fu uno dei migliori in campo oltreché autore di un gol di rara bellezza. Tre partite, tre occasioni da sfruttare al volo: Antonucci non se l'è fatto chiedere più di una volta ed è tornato a correre per non fermarsi più. Ed ecco il treno per Pinzolo prima e l'aereo per Boston poi: la Roma e Di Francesco si coccolano il loro talento, che però ha ancora tanta strada da fare per diventare definitivamente grande. Consapevolezza dei proprio mezzi, rabbia agonistica e forza fisica sono fattori da migliorare, ma con quel dribbling, quella visione di gioco e quell'abilità di corsa palla al piede, le basi per sognare un futuro radioso ci sono eccome. Nonostante qualche richiesta, il calciatore rimarrà a Trigoria per tenersi il 10 della Primavera, tornare ad esserne protagonista e affrontare l'anno della sua consacrazione, sempre ovviamente sotto l'occhio vigile di Eusebio Di Francesco. Antonucci-Roma: il viaggio continua.

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