l'analisi

I "nuovi" salvano la Roma. Lazio e Frosinone, non così...

Il commento sulla prima giornata: i giallorossi soffrono a Verona ma ringraziano Celar e Cargnelutti. Crisi offensive per biancocelesti e ciociari

Un buon venerdì e un sabato da dimenticare. L'esordio in campionato di Roma, Lazio e Frosinone non è stato certo di quelli da ricordare con una vittoria, due sconfitte. Partiamo quindi dai giallorossi, unici a riuscire a mettersi in tasca i tre punti, pur non brillando a Verona. Un match in cui i giallorossi hanno dimostrato cinismo, ma nel quale hanno mostrato molte volte il fianco agli avversari: l'Hellas ha iniziato e ha chiuso ancor meglio, ma la squadra di De Rossi è riuscita sfruttare nel migliore dei modi la seconda metà del primo tempo, periodo nel quale è andata due volte in rete. Il vantaggio improvviso di Zan Celar (suo il primo storico gol nella Primavera 1, nonché con la maglia della Roma) e poi il raddoppio, sempre di testa, di Riccardo Cargnelutti. Il centrale classe '99 rappresenta una delle note più liete di questo avvio di campionato e, dopo un anno a Torino, è tornato convincendo Alberto De Rossi a dargli la maglia da titolare. Le dolenti note arrivano dal centrocampo con Meadows e Valeau che hanno mostrato troppe volte il fianco alla mediana scaligera e non supportando a dovere Marcucci in fase di possesso palla. Anche Trusescu sulla fascia sinistra ha fatto vedere lacune già mostrate nel precampionato: Semeraro scalpita e sogna una maglia da titolare, la stessa già indossata dall'altro 2001 Bouah sulla fascia opposta. Notizie buone ce ne sono quindi (soprattutto i tre punti), ma domani contro l'Atletico Madrid, nell'esordio in Youth League, servirà un'altra Roma.

Capitolo Lazio: il primo scritto da Bonatti, nel libro di questa stagione, è da prendere e da stracciare. A Vignanello, la squadra dei miracoli dello scorso anno è sembrata lontana anni luce. I segnali d'allarme scattati nel precampionato si sono palesati contro il Chievo Verona. Il primo e il più rumoroso è quello che riguarda l'attacco: il tecnico ha fatto di necessità virtù e ha schierato un coppia offensiva senza punti di riferimento, con due seconde punte come Javorcic e Rezzi ad alternarsi nel ruolo di vertice alto. Esperimento non riuscito, con il croato autore di una partita da dimenticare. La Lazio dal canto suo ha provato a fare gioco, senza però mai riuscire a trovare lo sbocco decisivo negli ultimi sedici metri. In difesa (escluso il portiere Rus, da rivedere) ecco una nota lieta: nel sabato nero dei biancocelesti, l'ex Savio e Roma, Kalaj, si è attestato come tra i migliori in campo, dando sicurezza dietro e attesandosi addirittura come pericolo numero uno per la difesa clivense sui calci piazzati. In attesa di Maloku e dell'infortunato Al Hassan, ci ha provato lui a rendere meno amaro l'esordio, ma non è bastato. A conti fatti, il Chievo si è dimostrato più quadrato e al triplice fischio è arrivato uno 0-1 (giusto) da assorbire, da prendere come lezione e da mettere in archivio.

Riguardo il Frosinone, forse l'analisi è molto più semplice di quello che si pensa: il Cagliari, dell'ex Lazio e Latina, Emanuele Colarieti, è più forte e l'ha dimostrato sul campo. Dimostrazione di maturità da parte della compagine sarda che sul campo di Ferentino ha messo alle corde i ciociari dal punto di visto della fisicità e del palleggio. Avvio tremendo dei padroni di casa che si sono fatti sopraffare dai rossoblu, andando meritatamente sotto, per poi riprendersi, ma dimostrando una sterilità offensiva sulla quale D'Antoni dovrà lavorare. Il tiro respinto di Natalucci è stata l'unica chance creata dai gialloblu prima dell'intervallo, mentre nella ripresa il Cagliari ha gestito il vantaggio, facendo avanzare i padroni di casa e punendoli (dopo la clamorosa traversa di Gori dalla distanza) in contropiede. Esperienza, cinismo e lucidità: gli stessi tre fattori che sono mancati al Frosinone per poter sorridere.

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