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l'analisi
18 Settembre 2017
Roma a testa bassa ©De Cesaris
Ha detto bene Alberto De Rossi: "Ok la sfortuna, ma di sicuro c'è dell'altro". Indubbiamente. Perché se il pareggio del Sassuolo ha avuto tutto il sapore della beffa quando la Roma sembrava controllare agevolmente il vantaggio, è altrettanto vero che nella prestazione dei giallorossi da salvare c'è stato ben poco. L'1-1 alla fine potrebbe regalare al tecnico e alla sua squadra l'utile funzione di ragionare su cui si è sbagliato. Partiamo dalle cose positive: al centro della difesa Ciavattini e Cargnelutti hanno confermato quanto di buono fatto nelle prime uscite, salvo cadere insieme ai compagni proprio in occasione del colpo di testa di Rizzi all'85', lasciato colpevolmente solo. Marcucci a centrocampo e Antonucci lì davanti, hanno dato l'ulteriore prova di essere i leader tecnici di questa squadra, i soli in grado di dare qualche strappo. Non a caso il gol di Corlu nasce da un invenzione proprio del regista. I due hanno però hanno predicato praticamente nel deserto con accanto a loro un Masangu che ha compiuto qualche passo indietro dopo il buon esordio con l'Altetico Madrid e con Valeau che in fase d'impostazione non ha convinto. I grandi flop però sono stati Celar e Trusescu: il centravanti non è mai entrato nel vivo gioco non dando pesantezza alle manovre offensive dei capitolini, il terzino rumeno è sembrato un corpo estraneo, sia tatticamente che tecnicamente. Dati di fatto questi che possono far ragionare ancor di più De Rossi. Tante le (apparenti) seconde linee in rampa di lancio che sono ancora di più pronte a spiccare definitivamente il volo: i 2001 Bouah, Semeraro e Besuijen su tutti. Capitolo Ganea: dopo il brutto infortunio che l'ha costretto ad uscire in barella ad inizio gara, oggi si sottoporrà alla risonanza in attesa della diagnosi e dei tempi di recupero. In bocca al lupo.
Neanche il sabato in casa Lazio è stato di quelli da ricordare. Ok il punto raccolto ad Udine che ha mosso la classifica dopo la sconfitta, ma i segnali d'allarme della scorsa settimana hanno continuato a riecheggiare anche in Friuli Venezia Giulia. "Dobbiamo stringere i denti per altri due mesi", Bonatti insomma non si è nascosto. Se sprazzi di gioco si sono visti con le geometrie di Marchesi e Miceli, è davanti che la Lazio è sembrata ancora troppo sterile per poter alzare la voce in un girone così competitivo. Per scovare il motivo, basta leggere gli schieramenti con due mezze punte come Sarac e Rezzi che hanno provato a prendersi sulle spalle il peso dell'attacco, riuscendoci solo parzialmente. Non per colpe, ma per indole. La Lazio attende il transfer di Maloku e il rientro di Al Hassan e nel frattempo dovrà dimostrare di essere più forte dell'attesa e di saper stringere i denti, provando a perdere meno treni possibili.
Chiudiamo con la bella notizia che arriva dalla Primavera 2. Dopo la sconfitta nell'esordio contro il Cagliari, il Frosinone di D'Antoni ha rialzato la testa ad Avellino. Gli irpini sono sicuramente di un livello più basso rispetto ai sardi, ma la vittoria era quello che contava. Un successo che dà morale e che ha evidenziato comunque più di un passo in avanti, soprattutto in fase di manovra riuscendo ad occupare costantemente l'area di rigore avversaria. Il numero 9 Mastromattei ha lavorato più per la squadra e Mastrantonio, ha centrato il suo primo gol con la maglia della Primavera, a cavallo degli acuti di Simonelli e Errico. Tre punti che danno morale e che possono fa ben sperare David D'Antoni.
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