il personaggio
Il viaggio del Piccolo Principe: la Roma sogna con Riccardi
Dalle lacrime della finale Under 15 contro l'Atalanta alla magica doppietta contro la Juve che lo ha incoronato anche in Primavera: il club giallorosso si gode il suo gioiello
28 giugno 2016, stadio Manuzzi di Cesena. Quella che sembrava una Roma invincibile, la Roma di Valerio D'Andrea, quella incapace di perdere per due anni, scopre il sapore amaro della sconfitta e lo fa nella partita più importante, quella nella quale è l'Atalanta a cucirsi sul petto lo Scudetto. Mentre i bergamaschi festeggiano, poco lontano c'è un ragazzo biondo che piange e butta giù lacrime su lacrime, spremute dal peso della responsabilità, dal senso di colpa, per non esser riuscito a dare, lui che poteva più degli altri, quel qualcosa in più alla sua Roma dopo essersela caricata sulle spalle nella Final Eight: è Alessio Riccardi, uno dei fiori all'occhiello del vivaio giallorosso, e che in tanti non vedono l'ora di ammirare tra i grandi. Non è facile crescere a Trigoria quando tutti ti aspettano: per assorbire la pressione e fronteggiare la smania tipica del tifoso giallorosso medio, orfano e alla ricerca spasmodica di eredi, non serve solo un piede delicato, ma anche tanta testa. Soprattutto quando hai il dieci sulle spalle, sei biondo e la tecnica è dalla tua. Di una cosa siamo sicuri però: quelle lacrime a Riccardi sono servite eccome.
Under 17 e Under 16
La voglia di rivalsa è tanta e crea un mix esplosivo abbinata ad un livello tecnico sopra la media. Il mister dell'Under 17 Alessandro Toti se ne accorge e prende Riccardi sotto braccio, inserendolo in pianta stabile nella sua rosa. Come non farlo d'altronde? Il fantasista dimostra di riuscire anche a dire la sua sotto età dopo un breve periodo di ambientamento. La stagione si chiuderà con 5 gol segnati e tante prestazioni di livello. Intanto cresce anche parallelamente con la Nazionale dove diventa uno dei punti cardine. Acquisisce sempre più la mentalità da professionista: poche parole, nessuna fuori posto e mal di stomaco neanche a parlarne. A fine stagione riscende in Under 16, nel "suo" gruppo, quello dello Scudetto mancato l'anno prima. Riccardi è diventato più grande e in campo si conferma leader dei 2001. Uno di quelli che, guai a lasciargli qualche metro di troppo palla al piede: lo sa bene il Cesena, costretta ad assistere a quella che rimarrà forse la giocata più bella dell'intera Final Eight. Slalom da centrocampo fino all'area di rigore con assist finale per Barbarossa. Alla fine però il destino si accanisce ancora su questo gruppo e in finale è il predominio del Milan a scacciare via di nuovo il tricolore dal petto giallorosso. Riccardi assorbe un'altra sconfitta, ma a testa alta, andando anche a segno. La Roma se lo coccola e sa che ha in casa un patromonio da non sperperare e da proteggere dentro una teca a doppia mandata, lontano dagli interessamenti al di là del Grande Raccordo Anulare.
In Primavera
Ad agosto Alberto De Rossi si prepara all'ennesimo anno di Primavera, quest'anno rivoluzionata come non mai. Tanti sono partiti, tanti i volti nuovi, alcuni giovanissimi. Tra questi, c'è anche Alessio Riccardi che in ritiro ruba subito l'occhio al tecnico. I quattro 2001 (con lui anche Semeraro, Bouah e la new entry Besuijen) convincono e l'allenatore decide di inserirli in blocco in rosa. Strano, ma vero però, prima di dire la sua in Primavera, Riccardi riesce ad ammaliare Eusebio Di Francesco, quando la prima squadra incontra in amichevole il 1 settembre la Chapecoense. Il nuovo allenatore lo premia convocandolo all'Olimpico e lo fa esordire a sorpresa con i grandi. Il Piccolo Principe non avverte la paura dello stadio e sfiora addirittura il gol colpendo una traversa clamorosa. "Anvedi quel regazzino", avrà detto qualcuno in tribuna: nel sempre più esigente mondo del tifo giallorosso, è questa la frase che ti fa capire che il tuo percorso verso il calcio che conta sta prendendo la piega giusta. Dopo quest'esperienza da ricordare, Riccardi ritorna sulla Terra-Primavera e saluta il pianeta dei grandi con uno speranzoso "Arrivederci". Alberto De Rossi gli concede quattro minuti contro il Verona e poi la maglia da titolare nell'opaca prestazione contro il Sassuolo. Un passo indietro per Riccardi? Sì, ma solo per prendere la rincorsa.
Giustiziere della Juve
Alessio sceglie la grande occasione per far accendere i riflettori su di lui: prima ci prova in Youth League contro l'Atletico Madrid. De Rossi opta per un centrocampo roccioso e d'esperienza in partenza e lo fa scendere in campo nella ripresa. Con il suo ingresso la Roma alza il baricentro, acquisisce coraggio e sfiora il pareggio proprio con il Piccolo Principe con un grande destro da fuori dopo la solita azione personale. Questo il suo marchio di fabbrica: il Cesena ne fece le spese, l'Atletico ha ringraziato il fato. E la Juve? Probabilmente questo dettaglio l'ha sottovalutato. Il premio (uno dei tanti si spera) di un percorso fatto di gioie, lacrime e giocate, Riccardi l'ha ricevuto sabato scorso a Vinovo, decidendo di consacrarsi nel big match, in una delle partite più attese della stagione. La Roma tiene bene il campo, ma non riesce a scardinare la difesa bianconera. E allora ecco che i riflettori si spostano su Alessio Riccardi che si accende sparando in rete con il destro dall'ingresso dell'area di rigore su un'assist di Celar. La rete gli regala nuova linfa e dopo il gol diventa lui l'assoluto protagonista. Ve l'abbiamo già detto: Alessio è uno di quelli che, guai a lasciargli qualche metro di troppo palla al piede: l'ha capito il Cesena, ma a quanto pare non la Juve. Il 2001 guadagna la sfera a centrocampo e galoppa verso la porta inseguito da due bianconeri. Regge botta, arriva al limite, ne salta uno, ne salta due, un altro e poi con freddezza mette in rete con il piatto. Un capolavoro. La Roma vince e lo fa con la doppietta di Alessio Riccardi che segna così i suoi primi due gol in Primavera. Stavolta di lacrime da versare non ce ne sono, forse di gioia, ma per quello ci sarà tempo poi. Il difficile ora è non adagiarsi, è il momento di diventare grande, di continuare a crescere e di provare a non rendere vane le speranze del severo tifoso giallorosso e per far sì che "Anvedi quel regazzino" diventi un giorno "Me lo ricordo quann'era un regazzino".