lo speciale/9
C'era una volta: Madonna e quella voglia di non mollare
"Simò, io mollo". Infortunato, sogno scudetto infranto e tanta voglia di lasciare tutto. Oggi l'ex Perconti gioca nel Pescara con cui ha firmato un contratto di tre anni e mezzo
“Simò, io mollo”. 26 Giugno 2017: era finita da poche ore Vigor Perconti – Cattolica Virtus, che aveva sancito l'eliminazione dei blaugrana da una Final Six sfortunata e falcidiata dagli infortuni. Badate bene, parliamo forse di una delle formazioni più forti della storia degli Allievi del Lazio. Vi diciamo qualche nome della squadra di Luigi Miccio: Kone, Shoti, Fratini, Timperi, Bruno, Guidarelli, Spatara, Oliva e poi c'era un riccetto che giocava a centrocampo: Simone Madonna. Ero proprio con lui in quella serata che definire amara è dir poco. Quando termina la Final Six, d'altronde, scende tutta l'adrenalina e dentro di te inizia il valzer (sfrenato) dei pensieri. In primis realizzi che è finita la stagione. Il gruppo, il mister, quella magia, quello spogliatoio. Vuoi o non vuoi sai benissimo che l'anno successivo non sarà mai lo stesso. Magari meglio, forse peggio ma sicuramente mai uguale. Madonna – che non potè giocare quelle Final Six a Chianciano per un brutto infortunio rimediato poche settimane prima – si guardava intorno: Kone sarebbe andato sicuro nei prof, Shoti e Fratini non potevano continuare a fare i dilettanti dai, lo sapevamo tutti, erano di un altro livello. Sparata era già alla Lazio. E io? Si sarà chiesto Madonna: “Simò, io mollo”. Eravamo seduti sui gradini dell'hotel, stavamo per tornare tutti a casa: “E' andata così – mi disse – Tanto è tutto inutile, i club dilettanti in Serie D non ci notano. Mi toccherà la Juniores e poi sarò costretto a smettere”. Discorsi normali per un ragazzo di sedici anni deluso, affranto dagli ultimi eventi. Che cosa dirgli? Ero amareggiato tanto quanto lui, mi sentivo come un fratello maggiore in quel momento. Da una parte avevo capito che avrebbe dovuto portare pazienza, ma dall'altra sapevo che ce l'avrebbe fatta. Perchè Simone Madonna, credetemi, era tra i centrocampisti più forti che abbia visto nelle giovanili laziali. E oltre a questo aveva dimostrato un'educazione e gentilezza fuori dal comune. Aveva la testa per arrivare a grandi livelli. Nella vita di tutti i giorni un “bonaccione” ma dentro al campo diventava semplicemente illegale e faceva cantare il pallone come pochi. Ho cercato di fargli capire questo, conscio del fatto che qualsiasi mia parola sarebbe stata inutile se non fosse partito da lui l'istinto di ripartire. Andammo via da Chianciano, passò un anno. Madonna giocò nella Juniores Elite ed era quasi imbarazzante vedere con quale scioltezza dimostrasse di essere almeno di un paio di categorie superiore. Io lo seguii da lontano con grande orgoglio e il 10 Luglio 2018 alle 19.54 ricevetti un suo messaggio che tutt'ora conservo con grande gelosia: “Ciao Simo, visto che ti sei sempre interessato a me volevo dirti che oggi ho mandato a Parma tutta la documentazione firmata quindi l'anno prossimo avrai una pippa in meno da valutare”. Bellissimo. Scrissi di getto: “Ma quanto sei forte?”. Ecco, la sua risposta mi ha fatto capire perchè Simone Madonna a inizio 2020 ha firmato un contratto di tre anni e mezzo con il Pescara: “Ancora troppo poco”. Una bellissima lezione di umiltà.