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Primavera 1
25 Settembre 2020
Migliore in campo e indubbio artefice della vittoria della Lazio Primavera in Coppa Italia contro il Cosenza. Alessio Furlanetto ha superato sé stesso nel match di ieri al Mazzucchi di Ardea, intercettando due rigori prima di Belcastro, poi di Maresca e annullando tutti i tentativi insidiosi dei calabresi di riagguantare la partita. Il giovane portiere trevigiano è un mix di tecnica e fisicità che certamente la società biancoceleste non vuole farsi scappare. 1 metro e 94 centimetri di puro talento, un’altezza notevole che già da piccolo ha intenzione di sfruttare, quando fino all’età di sei anni il pallone stretto tra le mani è quello da basket e sulla maglia spicca il simbolo della squadra del suo paese, Motta di Livenza. Nonostante la giovane età però, Alessio ci mette poco ad intuire che al parquet del campo da pallacanestro comincia a preferire l’odore dell’erba. Inizia così la sua storia sul rettangolo verde: il ruolo ricoperto è quello dell’attaccante, sempre vicino alla porta, ma quella avversaria. Trovare la propria strada ed intuire il proprio futuro non è semplice, c’è chi ci mette una vita intera e a chi, come lui, bastano soli tre anni. Neanche il tempo di compierne dieci e quel numero 1 sulla schiena acquista tutto il suo significato. Cresce tra i pali nelle giovanili della Liventina, vincendo anche uno scudetto con i Giovanissimi Élite. Nel 2016 la chiamata inaspettata, quella della Lazio, che gli offre un provino e un qualcosa di ancora più grande in cui credere. A mister Inzaghi ci vuole poco a mettere gli occhi su di lui e lo porta con sé sulla panchina della prima squadra per quattro volte, nei match contro Cagliari, Bologna, Fiorentina e Juventus. Il gigante tra i piccoli diventa improvvisamente piccolo tra i giganti, in mezzo a quei campioni che spera presto di poter chiamare compagni. Sono proprio i portieri della Lazio dei “grandi” che oggi lo spronano, lo motivano e lo spingono a dare tutto sé stesso, unendo tecnica e mente per crescere, migliorare e per realizzare presto il sogno, sempre con i guanti alla mano ma con la Curva Nord alle sue spalle.
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