L'intervista
Lazio, Barraco esclusivo: "Futuro? Attendo la mia occasione"
Il secondo di Stefano Sanderra si è raccontato sulle nostre colonne: "Il mister è un bene per il calcio"
“Tutto quello che ho sempre fatto l’ho conquistato da solo, senza aiuti, e di questo francamente ne vado fiero. Potevo fare di più? Probabile, ma ormai il passato è passato e non ho rimpianti. Da giocatore non mi rimprovero nulla, da allenatore la strada è ancora lunga”. Esordisce così Dario Barraco, ex calciatore che dal 2021 ha intrapreso la carriera da tecnico. “Ho iniziato sulla panchina di una squadra dilettantistica in Sicilia, dove abito. Mi sono trovato benissimo, la vera vittoria è stata fare due anni da professionista nel dilettantismo e soprattutto far passare questo messaggio ai giocatori, uomini che dopo una giornata di lavoro vanno al campo per passione. Tanto di questo me lo sono portato dietro grazie a due grandi allenatori che ho avuto, Fabio Pecchia e Roberto De Zerbi. Poi l’inizio del cammino con la Primavera della Lazio al fianco di Sanderra: “Con lui un rapporto speciale, mi ha allenato a Latina, è un uomo che fa bene al calcio: me ne sono reso conto da giocatore e ne ho avuto conferma lavorandoci insieme. Ho scoperto nuove sfaccettature di questo mondo che avevo vissuto soltanto dal campo. L’esperienza nei Dilettanti l’ho vista come uno svezzamento, mi è servita per dimenticare in parte il mio essere calciatore, perché quello è un valore aggiunto ma da tecnico cambia tanto”. Mister Barraco ha poi riavvolto il nastro sugli ultimi anni con la Primavera: “Sono sincero, all’inizio non abbiamo trovato ragazzi con la mentalità da giocatore, posso capirlo, non è solo il calcio moderno ma è proprio la vita di oggi che purtroppo ora insegna altro. Il calcio è sacrificio e per la maggior parte si tratta di delusioni, amarezze. Se non hai carattere, nel calcio come nella vita, non vai da nessuna parte, è quasi una questione di resistenza. Premesso questo, con i ragazzi e con il supporto della società si è trasformato tutto in qualcosa di quasi magico. Fino ad oggi non abbiamo mai visto un allenamento sotto tono. L’anno in Primavera 2 in allenamento la squadra andava quasi più forte che in partita, avevamo l’obbligo di vincere ed essere promossi, ci siamo riusciti grazie ad un’unione di intenti straordinaria”. Barraco ha poi svelato come è iniziata questa stagione: “Con un discorso del mister in cui chiedevamo di cancellare quanto di buono fatto lo scorso anno. E dodici mesi fa è stato fatto lo stesso rispetto all’annata precedente culminata con la promozione. Lazio-Roma? Siamo arrivati contenti, di più non potevamo fare, ma dopo il triplice fischio un pizzico di amarezza c’era. Ce la siamo giocata alla pari fino alla fine, in una partita di quel calibro ci è mancata solo un po’ di esperienza, ma siamo stati tutti davvero felici. L’obiettivo iniziale era la salvezza, è finita a pochi minuti da una finale Scudetto…”. Inutile negarlo, l’alchimia che si era venuta a creare lo scorso anno non è arrivata per caso: “Già, questo credo sia dovuto al fatto che noi ci crediamo davvero in quell’aspetto, lo sentiamo nostro e questo i calciatori anche giovani lo percepiscono. Spingiamo molto sul lato umano e alla Lazio è uno degli aspetti più richiesti, da questo punto di vista il club è encomiabile: abbiamo carta bianca nel far crescere prima l’uomo e poi il calciatore”. Dario Barraco ha chiuso parlando di futuro: “Non nascondo che in estate avevo avuto la possibilità di allenare qualche under alla Lazio, intendo da primo, ma ho preferito rimanere con il mister, con lui mi trovo benissimo e poi la Primavera è una via di mezzo tra giovanili e calcio dei grandi, quest’ultimo rappresenta un po’ la mia ambizione. Non so se sarà una categoria alta o bassa, ma so che ovunque andrò metterò la stessa dedizione. Ai dilettanti che allenavo a Trapani dicevo che per me era come lavorare con il Barcelona in quanto a serietà e rispetto. Mi staccherò da Sanderra? Se mai arriverà il momento, lo prenderei come un qualcosa di positivo, queste tre stagioni mi sono sembrate dieci anni perché pensavo di sapere alcune cose avendo giocato e invece ne ho imparate tantissime altre. Poi magari non accadrà il prossimo anno, ma prima o poi arriverà il momento, Stefano sa dall’inizio che quella è la mia ambizione”.