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l'intervento
20 Ottobre 2016
Stefano Agresti (foto corrieredellosport.it)
Il concitato finale della partita tra Fiano Romano e Grifone Gialloverde continua – e continuerà – a far parlare di sé, soprattutto dopo i provvedimenti presi dal Giudice Sportivo. Negli atti ufficiali viene descritta una vera e propria aggressione all'arbitro Filippo Forza e il verdetto della Federazione è di quelli esemplari: sconfitta a tavolino per la società rossoblu, sanzione amministrativa superiore ai 3.500 euro e squalifica di 5 anni per il giocatore Stefano Spalloni, presunto artefice delle violenze al fischietto di Tivoli. Il Fiano Romano non ci sta e dopo la pesante sentenza ha presentato ricorso. Sulla vicenda, sin da subito, sono emerse versioni contrastanti da chi si è trovato coinvolto direttamente, come tesserato di una delle due società, e indirettamente, nei panni di addetto ai lavori o spettatore.
Tra le testimonianze raccolte da Gazzetta Regionale c'è quella dello stimato collega Stefano Agresti, direttore della testata calciomercato.com, presente sulle tribune del Pertini non come giornalista, ma nelle vesti di padre–spettatore. Quello che Agresti ci racconta in esclusiva non coincide, tuttavia, con la descrizione emersa dai documenti federali: “Quando ho letto la sentenza del Giudice Sportivo sono rimasto un po' stupito. La scena si è consumata a 15 metri da me e francamente non ho visto nessun colpo all'indirizzo dell'arbitro. Il Grifone ha segnato e i giocatori del Fiano sono andati verso l'arbitro per protestare in modo abbastanza deciso, così come avviene su tutti i campi di calcio dopo un gol quantomeno dubbio al 93'. Nessuno, però, ha colpito con violenza il direttore di gara: questo è sicuro”. Agresti continua a descriverci quanto visto con i suoi occhi e scende nei dettagli: “ A un certo punto l'arbitro si è buttato per terra e ha cominciato a urlare, anche in modo evidente, come se fosse successa una cosa grave. Posso garantire che non era accerchiato, lui voltava le spalle alla tribuna e aveva davanti a sé i giocatori che lo invitavano a tirarsi su perché non era successo niente. Anche gli assistenti di gara non sembravano preoccupati delle sue condizioni”.
Una testimonianza “shock”, per un certo verso, quella del celebre giornalista sportivo, che si lascia andare ad una riflessione: “La cosa che mi colpisce di più di questa vicenda è il provvedimento del Giudice Sportivo, gravissimo a mio modo di vedere. Vorrei che la gente si rendesse conto di cosa vuol dire per un ragazzo di 20 anni essere radiato per qualcosa che non ha commesso. E' giusto tutelare gli arbitri in tutti i modi, perché mi rendo conto che soprattutto su questi campi si trovano in condizioni difficili per svolgere il loro compito; così, però, si rischia di incidere non solo sulla carriera sportiva, ma anche sulla vita di una persona. Per questo motivo, io che ero presente alla scena mi sento di tutelare un ragazzo che non ha fatto quello di cui è accusato: ci troviamo di fronte ad un grave atto di ingiustizia”.In ultima battuta, Stefano Agresti conclude la sua testimonianza con queste parole: “ A me preme ribadire due cose: la prima è che l'arbitro non ha ricevuto nessun calcio alla schiena; la seconda è che capisco le difficoltà in cui il direttore di gara si è trovato, ma bisogna anche rendersi conto della gravità dei provvedimenti che vanno ad incidere su un ragazzo accusato di qualcosa che non ha fatto”.
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