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IL CASO
26 Gennaio 2018
Tutti in fila, i sei ragazzi spagnoli del Gaeta
Cambiano i personaggi, cambiano le modalità, ma, purtroppo, non cambia la sceneggiatura. Quella che è uscita fuori in questi giorni è una storia triste, di quelle che nel calcio dilettantistico si sentono spesso, ma che stavolta ha i contorni di un film che lascia l’amaro in bocca. Siamo a Gaeta, sponda Polisportiva, un campionato di Promozione da retrocessa ed una squadra in grado di poter far sperare nell’Eccellenza. A trascinare i colori biancorossi, tra i tanti, si fanno notare sei giocatori di origine spagnola: Cano (miglior marcatore del Gaeta fino ad oggi), Otero, Barrera, Garcia, Mirabet e Iguaddou, ragazzi giovani e talentuosi che entrano nel cuore dei tifosi. Lunedì sera i giocatori hanno un incontro con l’amministratrice Vicky Belalba lamentando alla stessa dei mancati rimborsi spesa di alcuni mesi dietro. Come lo stesso Cano ha dichiarato, non era la prima volta che c’erano ritardi, ma la cosa stava diventando sempre più ingestibile per chi, come loro, vive lontano da casa e può contare solo sui propri mezzi. L’incontro degenera e la signora Belalba intima ai giocatori di andare via e di lasciare immediatamente le proprie abitazioni gaetane prima di essere costretti a farlo dai carabinieri. I ragazzi, per nulla intimoriti, non se lo fanno ripetere due volte e fanno immediatamente le valigie aggiungendo che, stando così le cose, non si sarebbero presentati né agli allenamenti né alla futura partita di campionato. Chiamano gli unici che li hanno sempre fatti sentire a casa: i tifosi biancorossi. Questi, una decina con a capo il signor Antonio Salone, come se fossero propri figli e dimostrando una grande umanità, prendono in mano la situazione dando ai ragazzi un tetto sotto cui dormire e ospitandoli in ristoranti messi a disposizione per sfamarli. I giocatori hanno avuto poi modo di rapportarsi con il sindaco di Gaeta, Cosmo Mitrano, e con il delegato allo sport, Gigi Ridolfi e ciò ha scatenato la reazione a via Marina di Serapo. Nella giornata di martedì, infatti, è stata indetta una conferenza stampa in cui il presidente Mario Belalba ed il ritrovato direttore tecnico Felice Melchionna hanno detto la loro chiarendo che i rimborsi spesa erano stati dati a tutti e che mancava solo una mensilità che sarebbe comunque stata data a breve. Con toni amareggiati, ma anche abbastanza alterati, i due hanno poi puntato il dito sui sei calciatori accusandoli di poca serietà e di molta furbizia. “In 30 anni di calcio, non ho mai visto una cosa del genere” – ha esordito Melchionna. Storie viste e riviste che spesso non vengono nemmeno raccontate per pudore o per paura, ma che questa volta hanno trovato protagonisti diversi e disposti a metterci la faccia. Nella giornata di ieri, infatti, i sei giocatori con l’aiuto dei tifosi gaetani e del legale Letizia Colaguori, hanno indetto una loro conferenza stampa nella quale hanno raccontato, mettendoci la faccia, come stavano esattamente le cose palesando la loro volontà di andare avanti a livello legale e di non fermarsi qui. “Siamo stati trattati come bestie, la nostra dignità umana prima che professionale è stata calpestata da chi avrebbe dovuto tutelarci ed aiutarci. Dobbiamo ringraziare i tifosi del Gaeta che, dimostrando grandissima umanità, ci hanno aiutato in tutto” – ha dichiarato il bomber Cano. Una storia triste questa se si pensa che è toccato ai tifosi biancorossi farsi addirittura carico dei biglietti aerei che permetteranno ai calciatori di tornare a casa, in Spagna. Squallida poi se si pensa che l’attuale dirigenza ha tuonato in conferenza stampa che metterà in vendita la Polisportiva Gaeta, ottanta anni di storia, a chi volesse prenderne le redini entro il 30 Maggio. Nei giorni precedenti si vociferava anche al ritorno di Pietro Capuccilli in panchina, ma voci vicino al tecnico, alla luce degli attuali accadimenti, hanno smentito questa cosa proprio in queste ore. Non c’è un finale per questa storia: il calcio ha perso nuovamente, ma, la cosa più triste, è che ha perso anche l’umanità ed il rispetto che, in ogni situazione, dovrebbe prevalere. Al cinema, quando un film finisce, si accendono nuovamente le luci. Davanti a realtà come questa, invece, bisogna solo sperare che le luci non si spengano mai, che si faccia chiarezza e, soprattutto, che certe cose non accadano mai più.
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