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CPC 2005, i sogni di primato si infrangono a Canale Monterano

L'analisi del momento nero della "Roja", che ieri ha naufragato contro la squadra allenata dal civitavecchiese Sperduti

26 Febbraio 2018

Uno scatto della gara di ieri

Uno scatto della gara di ieri

Uno scatto della gara di ieri

L’erba naturale del D’Aiuto, resa una poltiglia di fango dalle piogge abbondanti cadute su quella che i paesani orgogliosamente chiamano la piccola Parigi, ha rappresentato una sorta di Waterloo per i cosiddetti galattici della Roja. La Compagnia Portuale dei grandi nomi è caduta per mano di una squadra allestita con pochissime risorse economiche e tanta, ma proprio tanta, buona volontà. Non sarà una bella storia da ricordare per i civitavecchiesi di fede portuale la disfatta avvenuta ad un tiro di schioppo dalle rovine di Monterano: di sicuro lo sarà per Riccardo Sperduti, civitavecchiese anche lui, ma alla guida proprio dei gialloblù del Canale Monterano. Tutte le fragilità della blasonata compagine tirrenica sono venute a galla nel gelato e poco accogliente catino canalese.

Ora, la CPC deve guardarsi per la prima volta le spalle, il Fiumicino di Forcina incalza. Non centrare i play-off con una squadra che annovera 5-6 top-player pubblicizzati in pompa magna giustamente, dai media e non solo, sarebbe per la Compagnia un fallimento inacettabile. Se due tecnici pragmatici, con esperienza infinita nel ramo calcio come Castagnari e Blasi non sono riusciti negli anni a dare equilibrio ad una squadra composta da super giocatori per la Promozione e in parte volendo per l’Eccellenza, c’è qualche problematica di fondo che, onestamente sfugge alla comprensione di chi è al di fuori delle segrete stanze del club.Impeccabile nella costruttività sviscerata nel tempo, la proprietà non sa più dove intervenire col fine di invertire, magari definitivamente, un trend folle, ai limiti del grottesco. Il Canale Monterano che, su 25 partite ne ha vinte 6 segnando 27 reti complessive (1 goal a gara di media) ha rifilato ai tirrenici 3 reti dopo aver colto due pali: incredibile, ma vero.Pur ambiziosa, la Cpc resta un club ad oggi giovane, un club che ha bisogno di fare le proprie esperienze, anche negative, per migliorare e crescere. Di sicuro il patrimonio umano in ogni ambito non manca: il tecnico è un monumento a Civitavecchia così come il trequartista Ruggiero ad oggi e per sempre uno spreco nei Dilettanti. Poi si potrebbe cominciare col lungo elenco di giocatori dal curriculum extra-lusso: Luciani, Serpieri e Brunetti su tutti, quindi Catracchia.Il calcio è un gioco bellissimo dove però chi, riesce ad azzerare i valori e a non impressionarsi dinanzi ai nomi, magari riesce pure a stupirsi. E allora cosa manca per a questa Cpc per spiccare definitivamente il volo?Forse, ed il condizionale è d’obbligo, manca proprio lo spirito portuale. Eppure sia Castagnari che Blasi sono stati combattenti veri in campo e fuori da esso, per non parlare di Presutti padre e figlio che, di sacrifici per la squadra di turno ne hanno fatti a bizzeffe, negli anni. E allora il problema potrebbe risiedere nell’assenza di mentalità e, quella, puoi anche avercela ma se te la dimentichi nel cassetto prima di scendere in campo perché come giocatore ti senti appagato il problema è serio più di quanto si possa immaginare.

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