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L'INTERVISTA

L'eterna giovinezza di Fasoli "Una vita bellissima"

L'entusiasmo del numero uno dalla carriera trentennale e sogna di regalare, parata dopo parata, la salvezza al Licenza

06 Settembre 2018

SS Licenza, Carlo Fasoli

SS Licenza, Carlo Fasoli

SS Licenza, Carlo Fasoli

I portieri. Eroi solitari, non possono sbagliare. Tutti aspettano i "miracoli" dai numeri uno. Un ruolo suggestivo, unico e particolare: quanti da bambini, giocando con gli amichetti e scelti per piazzarsi tra i pali accettano a malincuore la scelta. La solitudine, la capacità di rimanere concentrati anche quando scarseggiano i tiri per minuti e minuti. Carlo Fasoli, rientra nella "Hall of Fame" del calcio dilettantistico laziale: a 47 anni, la sua esperienza trentennale prosegue alla ricerca di nuove sfide, motivazioni, ambizioni. Il palmarès racchiude annate di prestigio, nove campionati vinti nella nostra Regione: tre alla Sanpolese, di cui due Promozioni e una Prima, a seguire Fara Sabina, Fonte Nuova, Montecelio e La Sabina in Promozione, Tor Tre Teste in Eccellenza e l’ultimo a Villalba in Prima categoria. Nell'uomo autentico si nasconde un bambino che vuole giocare. Fasoli segue la filosofia di Nietzsche, nella sua eterna giovinezza destinata a continuare. 


Una vita da portiere, Fasoli qual è l'elisir della sua eterna giovinezza?

"Eterna giovinezza è una vita sana e tanta voglia di allenarmi. Ho ancora tanto piacere ad allenarmi, a provare la fatica e quello che dico ai ragazzi è di doversi divertire e che deve piacere di faticare, perché senza fatica non si ottiene niente. Allenamento serio è quello che ti porta avanti, la vita sana è la base di tutto". 


Della sua trentennale esperienza nei campionati laziali, qual è stata la stagione più bella?

"Di stagioni più belle ne ho avute più di qualcuna, da Montecelio a Villalba - qui sia da preparatore sia da giocatore dove ho vinto il campionato - a Fara Sabina nell'88-'89 e da giovane quando sono stato un professionista. Fare il professionista è una bella vita, piena di sacrifici, ma bellissima". 


E la parata che al ricordo le fa ancora brillare gli occhi?

"La parata più bella, risale a un aneddoto simpatico che mi è rimasto in mente: facevo gli Allievi Regionali nei Casalotti, anni 1984-1985. Semifinale del "Torneo Superga" e il mio compagno di squadra, Andrea Di Giovanni sbagliò un rigore contro la Lodigiani. GLi dissi di non preoccuparsi perché avrei parato il rigore e così feci. Negli anni mi è rimasta questa cosa e di GIovanni mi ha abbracciato ed è un momento che mi è rimasto nel cuore". 


Le risulta di essere il veterano in attività nel calcio laziale?

"A oggi dell'età che ho, dalle formazioni delle altre squadre non riesco a vedere un nome che abbia la mia stessa età: tra Eccellenza e Promozione penso di essere il più grande". 


Ha più volte detto di volersi ritirare, ma l'entusiasmo da ragazzino e la smisurata passione per il calcio la vedono protagonista ammirato e ammirabile. Come sogna l'ultimo tuffo tra i pali e quando sarà?

"Quando sarà non lo dico più, però l'ultima parata mi auguro di fare domenica per domenica il massimo per dare il mio contributo per una salvezza tranquilla al Licenza. Ogni parata per il bene della squadra al fine di salvarsi il prima possibile senza eventuali playout". 


A conclusione, che stagione si prospetta con il Licenza?

"L'allenatore sta lavorando, è giovane e alla sua prima esperienza. Ha tanta voglia di far bene, molto determinato e convinto di quello che fa. Motiva i suoi giocatori, quindi lavorando tutti quanti nel miglior modo possibile e seguendo quello che dice l'allenatore, se ognuno di noi farà la sua parte, penso e spero di salvarci in maniera tranquilla così da festeggiare la salvezza abbondamente prima della fine del campionato". 




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