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il ricordo

CPC, l'ultimo abbraccio a patron Sergio Presutti

Tantissime le persone presenti ai funerali del numero uno del club portuale

31 Maggio 2019

L'ultimo saluto a Sergio Presutti

L'ultimo saluto a Sergio Presutti

L'ultimo saluto a Sergio Presutti

Una folla nutrita, gran parte in lacrime, ha abbracciato idealmente Sergio Presutti, accompagnandolo verso un destino tristemente eterno. L’ex patron, padre fondatore insieme al figlio e a Patrizio Scilipoti, della Cpc Calcio, ha disegnato nel tempo una parabola costruttiva, pronta ormai a spiccare definitivamente il volo. Con Presutti se ne va l’iniziale segmento, ormai storico, di un club che, dall’Amatori è giunto in 14 anni al trionfo di un trofeo sconosciuto ai civitavecchiesi: la Coppa Italia per club di Promozione. Grazie alla competizione vinta, ora la Cpc può tornare per la seconda volta in assoluto massimo campionato regionale: l’Eccellenza. Stando alle ultime indiscrezioni, non sarà più il rosso delle divise a portare l’animo Portuale nei migliori campi del Lazio l’anno prossimo ma il nero azzurro. Un qualcosa di estremamente grande e logico è partorito dalla mente anche di Sergio tempo fa: un progetto che è in evoluzione: la fusione col Civitavecchia: la prima squadra per ordine di importanza nella città. L’ascesa della Cpc in questi ultimi 4/5 anni è stata devastante sotto ogni aspetto: gran parte del merito di tutto ciò è da ascrivere al patron in eterno: Sergio Presutti. Il Civitavecchia, ora, non è più solo: lo stesso possono dire i portuali. A star soli si rischia di vivere male e, allora, sotto la spinta emotiva di eventi che hanno profondamente segnato i due sodalizi ecco che sta per consumarsi il matrimonio perfetto: lo sposalizio atteso da tutti. Ivano Iacomelli da una parte, Patrizio Presutti dall’altra: due grandi uomini di sport circondati e sospinti da Enrico Luciani, Sandro Fabietti, Patrizio Scilipoti ed anche ovviamente da Sergio che, Civitavecchia, commossa, ha salutato per l’ultima volta, proprio mentre il patto per la conquista della D da arpionare a stretto giro di posta, con un logo sul petto nero azzurro e rosso da indossare con fierezza, fioriva nei cuori dei nuovi protagonisti: i padri fondatori di un’unione, benedetta ora dal Paradiso.

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