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Focus
26 Novembre 2019
Federico Peluso dopo lo 0-2 ©GazReg
Piccole storie di provincia, sempre, ogni settimana, su ogni campo. In fondo è tutto qua il bello di raccontare gesta di ragazzi più o meno cresciuti inseguendo un pallone. Federico Peluso è uno di questi e lo conosco da un po', dato che il suo destino calcistico ed il mio lavorativo si incrociarono qualche tempo fa quando difendeva i colori del Ladispoli insieme ad una vera e propria banda: i classe '97 che portarono uno storico titolo Giovanissimi (all'epoca si chiamava così) e che sfiorò il cielo con un dito perdendo la finale ai calci di rigore contro il Montebelluna, per un percorso al cui termine la città li accolse comunque da eroi. In quel giorno (parliamo del 27 giugno 2012) Peluso era in panchina. Cosa che capitava spesso (e non me ne voglia se lo ricordo) ma nel gruppo allenato da Alberto Ferrari era comunque una parte importante del gruppo. Lo dico perché l'ho visto. Era sempre al centro dell'attenzione, un po' come il capo della festa, anche nei momenti più difficili, come dopo uno scudetto perso. Sorridente, sicuramente, questo è il ricordo che mi portai dietro. Per ragioni che non sto qui a spiegare ho poi cambiato, ma il destino ha voluto che io tornassi a vedere una partita di Federico ben sette anni più tadi. Che lui giocasse col Cerveteri (passare dal rossoblù al verdazzurro è un po' un tradimento) lo sapevo, ma non avevo avuto ancora modo di commentarlo dal vivo, fatta eccezione per un breve scorcio di un Garbatella - Cerveteri di Coppa. Poca cosa. Dopo più di un lustro ho, ovviamente, ritrovato un ragazzo diverso, che sa di poter essere importante anche in una squadra che ambisce ai primi posti di un torneo maledetto come la Promozione. Un percorso lastricato di tanto impegno e di tantissima volontà, con in mezzo anche un grande spavento per uno scontro di gioco che lo fece uscire dal campo con l'eliambulanza. L'arco del percorso lo ha portato al Desideri di Fiumicino, in cui ha corso, sudato e lottato per tutta la partita, dimostrando che il ragazzo un po' timido e uomo-gruppo era rimasto nello spogliatoio, lasciando spazio e campo ad un giocatore ormai fatto, che non ha paura di assumersi le sue responsabilità. Il gol, fortunoso ma pesante, è la conclusione migliore che potesse aspettarsi. Una piccola rivincita che gli servirà da stimolo per le tante future battaglie.
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