l'intervista

Anitrella, parola a Traversari "Al calcio serve una svolta"

Il presidente neroverde tra analisi delle attuali difficoltà e le incertezze per il futuro dei dilettanti

Un'esperienza decennale sui campi del Lazio, con i colori neroverdi praticamente tatuati sul petto. Francesco Traversari guida l'Anitrella una delle realtà sportive di Monte San Giovanni Campano dove, con una battuta "L'aria del Liri ci fa vivere tranquilli, i cittadini si sono comportati bene" con l'epidemia che sembra non aver fatto troppo male alla zona. Il presidente neroverde non si piange addosso, assicura ai suoi tifosi che l'Anitrella continuerà ad esistere anche in futuro "lo devo alla Brigata Manicomio -  spiega - dei ragazzi che ho visto crescere e che ci danno sempre un grande supporto. Magari potremo fare qualche passo indietro nelle ambizioni, ma l'Anitrella c'è e ci sarà sempre". Il pensiero del numero 1 neroverde si sposta poi sull'attualità: lo stop, la crisi, il calcio. "In questi giorni ho pensato: ma chi si prenderà la responsabilità di far giocare questi ragazzi? Un medico? Un sindaco? Un presidente? Io non me la sentirei proprio di prenderla. Come faccio a far stare tranquilli in uno spogliatoio giocatori, tecnico e dirigenti? Il rischio sarebbe troppo alto, perché come abbiamo visto basta davvero poco per riaccendere un focolaio. Penso che l'unico modo per tornare in campo sia quando ci sarà un vaccino, o una cura che ci dia la possibilità di giocare in totale sicurezza" Il presidente pone poi anche un'altra ipotesi "Ma mettiamo il caso che si riprendesse a giocare, come potremo giocare nove partite col tempo che resta. E' sicuro che non si rinizierà nelle prime settimane di maggio, più facile verso la fine, ma come sarebbe possibile chiudere una stagione in tempi accettabili? Si finirebbe tra giugno e luglio, con temperature che renderebbero impossibile avere un dispendio fisico di 90' e più. Anche giocare la sera sarebbe molto difficile. Molti campi non hanno le strutture adatte per una gara. Si può portare avanti un allenamento, ma non una partita. E poi va considerata anche un'altra cosa. I giocatori dilettanti fanno questo (la maggior parte ndr) per passione, non vengono pagati per giocare. In questo periodo di crisi nessun giocatore si potrebbe permettere di saltare altri giorni di lavoro, perché giustamente deve pensare al benessere della sua famiglia. Servirà un richiamo di preparazione, inoltre, altrimenti non ci sarebbe nemmeno divertimento. Promozione ed Eccellenza hanno sempre fatto vedere delle buone cose nel complesso. Insomma una ripresa senza se e senza ma non mi piace, piuttosto ci sarebbe bisogno di altro". L'altro riguarda il futuro che si legge prossima stagione, ma non solo "Secondo me, quindi, dovremmo provare ad usare questo tempo per iniziare a programmare la prossima stagione, ma con basi diverse che possano permettere al calcio dilettantistico di sopravvivere in maniera dignitosa, altrimenti tra poco sarà un lusso per pochi eletti, quando invece società come l'Anitrella sono un punto di riferimento per i paesi. La Federazione deve venire incontro alle società, con azioni concrete. Non basta una targa "una tantum" per poterci ringraziare per quello che facciamo sul territorio. Noi vogliamo continuare a giocare e a compiere quel che facciamo, ma servono presupposti diversi. Sibilia dice che il 30% delle società potrebbe sparire, mi auguro ovviamente di no, ma se non si inizia a correre ai ripari adesso, in periodo in cui tutte le varie difficoltà vengono più facilmente a galla, perdiamo una grande occasione". 

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