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L'intervista

L'Almas ed il piano Sant'Anna: Di Litta illustra il progetto

Da diverso tempo la società biancoverde non gioca più nel suo storico impianto: il presidente delinea quanto fatto ed i proponimenti del club per il futuro

28 Aprile 2020

L'esterno del campo Sant'Anna di via Demetriade a Roma

L'esterno del campo Sant'Anna di via Demetriade a Roma

Iniziammo dalla sigla: Almas. Questa sta per l'acronimo di Appio Latino Metronio Associazione Sportiva. Un nome quindi che si rifà in maniera inequivocabile al territorio di Roma in cui ha avuto i natali e si è poi confermata ai vertici del calcio regionale la società biancoverde, ora presiduta da Massimiliano Di Litta.

L'esterno del campo Sant'Anna di via Demetriade a Roma


Una società che per tutta la sua storia, fatta eccezione di quella più recente, è stata da sempre indicata come “di via Demetriade” sede del Sant'Anna, impianto sportivo nel quale si è giocato fino alla Serie D. Un impianto che, però, nonostante venga ancora pagato con regolare affitto dal club, non è più a sua disposizione. Da diverse stagioni infatti l'Almas è stata costretta girovagare su vari campi, differenziando per altro le sedi tra prima squadra e settore giovanile. Un cammino che il club vorrebbe fermare (o avrebbe voluto) per ritornare a casa. Pronto un piano di riqualificazione e rilancio, interrotto poi da una battaglia burocratica con diversi enti, prima della sconfitta che costringerà, suo malgrado, l'Almas a cercare un nuovo spazio per praticare calcio. “Tre anni fa abbiamo iniziato un percorso che ci aveva permesso di riqualificare un'area limitrofa al campo principale. Per intenderci è quella alle spalle della tribuna principale. Una zona di circa 14mila metri per la quale avremmo speso una cifra di circa 880mila euro dopo aver vinto un regolare bando. In quest'area avremmo installato un campo da calcio ad 11 in sintetico, omologato con misure da Serie C, un campo da calcio ad 8, uno di calcio a 5 e sei da paddle. Inizialmente l'area ci era stata assegnata per guardania e pulizia. Avremmo poi inoltre dotato lo spazio di un'area di allenamento” Spiega Massimiliano Di Litta “Nel frattempo abbiamo continuato a pagare regolarmente l'affitto della struttura, senza per altro utilizzarla con il calcio, creando una società, il Sant'Anna Rugby che sviluppa le sue attività con la Arnold Rugby. Una società che aveva una squadra lanciata verso la Serie B, un team Old ed uno femminile e sei gruppi di touch. Con la vittoria del bando sapevamo che tutti gli enti interessati (Parco delle Tombe Latine, Parco dell'Appia Antica e Parco Archeologico dell'Appia Antica) erano a conoscenza dell'inizio di questi lavori, di un'area completamente da rimettere a nuovo. Dopo soli tre giorni di lavori siamo stati interrotti per l'intervento dei dirigenti del Parco dell'Appia Antica, della Sovrintendenza, dei guardiaparco e della Polizia Municipale. Soltanto per iniziare tutto questo l'Almas ha speso circa 30mila euro di spese burocratiche ed all'incirca 100mila euro per i vari affitti della struttura, della quale non abbiamo mai avuto l'utilizzo, oltre a quelli degli impianti in cui siamo andati a fare calcio”.


Il nocciolo della questione e quindi della mancata approvazione dei lavori risiede in un carteggio che si protrae dall'anno di nascita del club. Di Litta prosegue “Quando è nata l'Almas nel 1958 questa zona non era inserita nel piano regolatore come centro sportivo, anche se in realtà, e su questo dunque mi viene da ridere, qui hanno giocato sempre, addirittura in Interregionale, per non parlare della Coppa Barassi, una sorta di trofeo europeo per i dilettanti. Altra decisione abbastanza controversa – prosegue Di Litta – è che la gestione dell'impianto veniva data all'Almas in maniera temporanea. Insomma, dal 1958 al 2020 non mi sembra quindi così temporanea. Ci è stato poi dato uno stop per via della possibilità di un lavoro invasivo, cosa che da noi non sarebbe stata fatta, perché non avremmo lavorato direttamente sulla terra, ma il massetto ed il cordolo per la posa del campo sarebbe stata tutta in superficie. Oltre a questo abbiamo anche preso l'impegno della ristrutturazione di una cisterna romana presente in quella che potremmo definire la nuova area. Un progetto che poi è stato bocciato. Adesso dovremo fare un contratto nuovo, dovremo ripartire dall'inizio, perché di certo non vogliamo lasciare una struttura che ci rappresenta, ma che per fare calcio di ottimo livello deve essere rimodernata. Chi fa calcio conosce la difficoltà di lavorare soltanto su un campo in erba naturale quando ci sono diverse squadre che ci si allenano, dalla prima squadra alla scuola calcio. Ecco perché volevamo realizzare quello in sintetico. Nello stesso progetto erano inseriti anche dei lavori per gli spogliatoi e per una nuova area ristoro, in modo da dare fruibilità pubblica della struttura. Un investimento, quello che ci accingevamo a fare, che non avrebbe portato un immediato guadagno, in quanto tutte le novità dopo qualche anno, circa 10, hanno bisogno di essere rimesse a nuovo con una spesa che quindi si riavvicinerà a quella iniziale. In questo periodo ci è stata vicino l'ex Provincia, con il dirigente Stefano Carta di Citta Metropolitana di Roma che ci ha anche indicato delle zone in cui poter sviluppare il progetto, ma troppo lontane da dove è nata l'Almas e dove vogliamo restare. Abbiamo avviato contatti con realtà della zona per provare a sviluppare qualcosa insieme, portando dentro il nome Almas, in modo tale da non perdere la sua origine. Non ha senso che la nostra realtà vada a giocare in altre zone. Su questo la famiglia Durante sta dimostrando grande testardaggine e la voglia di provarci fino alla fine non si è mai spenta, anche se questo ha messo in grandissima difficoltà gestionale e di stimoli una delle società più antiche di Roma”.  


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