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Focus
Al termine della sfida di lungotevere Dante, parapiglia in campo e poi sui social. Fatti, parole e personaggi di una domenica dai toni accesi
21 Novembre 2023
Un momento del concitato finale dell'Ostiense (Foto ©Cardini)
Riuscire a comprendere da una tribuna quel che faccia divampare tensione all'interno di un rettangolo di gioco è operazione sempre complicata, soprattutto se gli sviluppi sono poi mischie concitate ed una pioggia di cartellini gialli e rossi che vengono sventolati a raffica per sedare gli animi. Discorso diverso, invece, se ad accendere gli animi di chi è in campo sia qualcuno dagli spalti, più facilmente individuabile e criticabile. Nel finale di Ostiense - Duepigreco è successo un po' di tutto, con sviluppi, fortunatamente positivi, anche nella giornata di ieri. Se quindi avere certezza di quanto accaduto è molto complicato, una ricostruzione ambo le parti degli eventi è d'obbligo, soprattutto se la tematica chiamata in causa è quella di una delle piaghe più becere dei nostri tempi che, purtroppo, riesce ancora a sopravvivere in una società sempre più diretta verso il multiculturalismo ed il melting pot. Da un lato il club bianconero, che senza troppi fronzoli ha accusato di insulti razziali quello biancoverde, dall'altro la risposta in propria difesa e la negazione di un simile atteggiamento. La verità probabilmente è nel mezzo e per poterla identificare abbiamo anche ascoltato chi è stato oggetto dell'offesa, Kebba Jammeh, che con una serenità che gli invidiamo ha ricostruito la sua versione legandola non soltanto a quanto accaduto domenica, ma soprattutto ad una condizione che vive costantemente. Dentro e fuori dal campo.
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