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Cartellino rosso: un contesto sempre più insostenibile

La violenza sugli arbitri si fa pesante: pugni, testate, spranghe e c'è chi prova ad investire il direttore di gara

05 Febbraio 2024

Cartellino rosso: un contesto sempre più insostenibile

La violenza sugli arbitri si fa pesante: pugni, testate, spranghe e c'è chi prova ad investire il direttore di gara

L'età della ragione. Persa.

Quel che lascia perplessi, per non dire sgomenti, è la tendenza alla violenza sia verbale che fisica di chi avrebbe (condizionale d'obbligo) il compito di gestire ed instradare nella maniera più corretta possibile i giovani prima, durante e dopo una partita di calcio. Il riferimento al settore giovanile è quanto mai d'obbligo, non tanto per la quantità e la varietà, discretamente inquietante, di casi di aggressioni a vario titolo nei confronti della classe arbitrale da parte di adulti e, si suppone, pienamente consapevoli delle loro azioni. Un ragazzo, dai 13 ai 17 anni, che perda il controllo non ha scusanti se non quelle dell'inesperienza e del vivere con trasporto uno o più momenti della gara. Chi deve gestire le loro azioni non può permettersi in alcun modo di travalicare i limiti del vivere civile. Perché di questo si tratta, perché fungono da esempio, siano essi tecnici, direttori sportivi, presidenti o semplici accompagnatori, questi ultimi in buona percentuale, spesso, genitori di chi va in campo. Il ricorso alla violenza denuncia un totale menefreghismo delle sue conseguenze ed è a più ampio raggio una prassi che travalica i confini geografici di un impianto sportivo. E' un vulnus sociale. Chi tenta di investire con un'auto un arbitro, chi prova a colpirlo con una spranga di ferro, o anche chi solo prova ad inseguirlo minacciando chissà quale vendetta, terminata la partita fa parte della nostra società e, dentro le regole del Giudice Sportivo rischia solamente di non vedere più una partita da una posizione privilegiata, fuori da queste per simili atteggiamenti dovrà vedersela con la giurisprudenza, civile o penale che sia. Sono pochi i casi che dal campo poi si sono spostati dentro un'aula di tribunale, almeno quelli di cui abbiamo contezza, e l'auspicio è di non doverne mai registrare alcuno, ma forse è necessario trovare il modo di impedire che un impianto sportivo diventi campofranco per chi non ha rispetto della vita altrui. Perché di questo parliamo: rispetto. Altrimenti ci si riempie solo la bocca, intervista dopo intervista. Un primo passo potrebbe essere quello di impedire ai protagonisti di atti particolarmente gravi di potersi presentare nuovamente alla ripresa della nuova stagione. E' giunto il momento di lasciare i violenti fuori dal calcio.

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