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l'intervista

Tutti in piedi, esce Alessio Carlini
"Voglio trasmettere la mia passione ai ragazzi"

Dopo quasi 500 gol in carriera, l'attaccante si è ritirato ed ora si dedicherà anima e corpo alla scuola calcio

20 Luglio 2024

Tutti in piedi, esce Alessio Carlini"Voglio trasmettere la mia passione ai ragazzi"

Carlini durante la sua ultima sfida

Che fosse un predestinato si era capito fin dalla gara d’esordio a Caserta. La maglietta rossoblu del Ceccano, sedici anni compiuti da poco ed esordio impreziosito da un gol sotto gli occhi del suo allenatore dell’epoca, il papà Loreto. Per oltre venti anni Alessio Carlini è stato un autentico beniamino per tutti gli appassionati di calcio in ciociaria ed il suo sinistro magico, micidiale da calcio piazzato, è stato l’incubo di tutti i portieri avversari. I numeri, che descrivono i calciatori, ed in particolare gli attaccanti, più di tante parole ci raccontano una carriera straordinaria, impreziosita da quasi 500 gol messi a segno in oltre venti anni di attività. Terminata la stagione con la maglia del Città Monte San Giovanni Campano dove i suoi 11 centri stati determinanti per la salvezza, Alessio ha deciso di appendere le famose scarpette al chiodo per dedicarsi in maniera più continuativa alla scuola calcio che ha avviato qualche anno fa a Ferentino.

Si chiude per te una carriera lunghissima, con tante maglie e con tante sfide vinte e perse: quale ti ha lasciato più felice e quale invece ti porti dietro come un rammarico? "E' difficile dirlo perché mi sono trovato molto bene un po' ovunque ma probabilmente gli anni più belli sono stati quelli trascorsi ad Isola Liri, una città che vive il calcio in maniera incredibile. Sono stati anni importanti impreziositi dalla vittoria nel campionato di Eccellenza con mister Grossi in panchina e poi dalla finale di Coppa Italia disputata quando arrivò Fabrizio Perrotti in panchina. Si era formato un gruppo stupendo con tanti ragazzi del posto, ci conoscevamo tutti"

Il tuo nome è molto legato a quello del Ceccano: che anni sono stati per te quelli in rossoblù e, vista la tua esperienza, cosa manca adesso alla società per chiudere il cerchio e riconquistare l'Eccellenza? "Ho girato molto nel corso degli anni ma il primo anno e mezzo a Ceccano fu molto importante sotto l'aspetto formativo e caratteriale. Certo, si dice che nessuno è profeta in patria e forse è cosi per tutti ma certamente il legame con il Ceccano rimane qualcosa di speciale. Ho visto che stanno allestendo una buonissima squadra che può ambire alla vittoria del campionato: sarebbe un traguardo importante che una piazza cosi grande certamente merita".

Come hai visto cambiare in questi anni i campionati dilettantistici? Secondo te il livello del gioco dove sta andando? "Mi dispiace dirlo ma la qualità tecnica dei singoli calciatori è scesa e di conseguenza anche il gioco si è involuto. Venti anni fa era molto diverso, quasi tutte le squadre in Serie D potevano contare su diversi elementi con esperienza nel professionismo. Certo, giravano molti più soldi. La formazione nelle scuole calcio è migliorata moltissimo rispetto a quando ho cominciato io, sono state introdotte figure qualificate che vanno dallo psicologo match analyst. Credo che da parte dei ragazzi manchi la "fame" intesa come voglia di raggiungere traguardi ambiziosi. Chissà, magari per noi all'epoca era più facile perché avevamo solo il calcio mentre oggi i ragazzi hanno tanti divertimenti".

La stagione che si è da poco conclusa ti ha visto protagonista con la maglia del Monte San Giovanni Campano dove sei arrivato a stagione in corso ed hai realizzato ben undici gol, compresa la doppietta nell'ultimo turno di campionato che ha regalato la salvezza i gialloblù: pensavi di essere così decisivo?
"Ho avuto qualche problemino fisico nella prima parte di stagione a Tecchiena, sono stato fermo un mese e mezzo e questo mi aveva fatto perdere un pochino la fiducia e così abbiamo deciso di cambiare. Ho trovato un ambiente molto bello nonostante la situazione in classifica non fosse delle migliori, il mister ed i ragazzi che mi hanno accolto subito nel gruppo ed alla fine sono arrivati undici gol, un bottino certamente importante".

Carlini con la sua famiglia al termine dell'ultimo match

Un biennio molto importante per te è stato quello trascorso a Boville dove hai ritrovato tanti compagni dei tempi dell'Isola Liri oltre al tecnico Fabrizio Perrotti. Che ricordi hai di quel periodo? "Beh, debbo dire molto positivi. Il primo anno la squadra era composta da tanti ragazzi con i quali avevo giocato insieme ad Isola Liri ed a fine stagione arrivò un ottimo sesto posto finale mentre il secondo anno siamo andati fortissimo in coppa Italia dove siamo stati eliminati dal Matera. Il cammino in coppa però ci condizionò in campionato dove non riuscimmo ad esprimerci al meglio ma nel play out contro l'Arzachena abbiamo dato il massimo ed il pareggio in casa loro nel match d'andata vincemmo per quattro reti a zero in casa nostra".

Nel corso della tua carriera ha messo a segno quasi 500 gol. Quale è stato il più bello e quale il più importante? 
"A Boville ho messo a segno un gol che per me è il più bello della carriera, una splendida rovesciata mentre il gol più importante l'ho segnato ad Isola Liri in semifinale di Coppa".

Dei tanti compagni di squadra invece chi è stato il più forte, il più bravo? "Ho avuto la fortuna di giocare con tanti giocatori fortissimi, difficile dire chi fosse il più bravo. Posso dire che i compagni di reparto con cui mi sono trovato meglio sono stati Mattia Perrotti ad Isola Liri ed a Boville ed Enzo Giacco ad Isola Liri. Due giocatori fortissimi"

Ti dedicherai alla scuola calcio che hai avviato a Ferentino già da qualche anno a questa parte.
"Si, insieme ad altri soci ho rilevato una struttura a Ferentino e da tre anni stiamo portando avanti questo progetto per il quale abbiamo iniziato una collaborazione con la società dell'Anagni. Lo scorso anno abbiamo avuto più di duecento iscritti nelle varie categorie ma che possiamo fare ancora meglio, c'è tanto entusiasmo intorno a noi. Ecco, provo a trasmettere qualcosa di bello ai ragazzi, a restituire un pò di quella passione che porto dentro fin da bambino".

Una dedica finale per concludere la tua carriera.
"E'stato un viaggio bellissimo durato oltre venti anni ed il ringraziamento va tutte le persone con cui ho condiviso questo percorso. Certo, un ringraziamento particolare lo debbo a mia moglie che mi ha sopportato e sopportato in questi anni. E' vero che il calcio mi ha dato moltissimo ma allo stesso tempo ti toglie anche tanto, soprattutto quando si è più giovani e lei non mi ha fatto mai pesare nulla. Ovviamente, ringrazio anche mio padre perché con lui, oltre ad aver esordito in D, ho iniziato a tirare anche i primi calci al pallone".

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