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L’INTERVISTA
13 Aprile 2020
Federico Cardella, attaccante del Latina
Le prime confidenze al pallone sotto il cupolone nel vero senso della parola, la corazza calcistica forgiata alla rinomata Vigor Perconti, un’esperienza non esaltante in Lega Pro, fino alla consacrazione nel massimo campionato dilettantistico nazionale. Federico Cardella, di cui proviamo a tratteggiare la sua storia, è un po’ il Van Basten della serie D laziale.Il centravanti, attualmente tesserato per il Latina, ha eleganza, potenza e soprattutto un piede sinistro che ama utilizzare come fosse un pennello.“La mia ascesa nel calcio -rovista nell’album dei ricordi Cardella- parte dal mio quartiere: San Pietro. La maglia della Petriana è stata la prima che ho indossato, poi Urbetevere, Vigor Perconti, Pomezia, Ostia Mare, Ladispoli dove ho ottenuto la Promozione dall’Eccellenza alla D e infine Latina che per me è una tappa nella mia carriera importante perché quello nero azzurro, è un sodalizio che ha una grande tradizione calcistica”.Prima dello stop, il Latina era a 6 punti dalla zona play-off nel girone G della serie D.“Potevamo far meglio -prosegue il classe 1994- ma abbiamo molte attenuanti: una su tutti i tanti infortuni che hanno condizionato il nostro cammino. Non so se riprenderemo a giocare, posso solo dire che ai play-off ci credevamo e se sarà, ci crederemo in maniera ancora più intraprendente poiché il nostro, è un gruppo che ha qualità ed ambizione”.Già, se sarà perché pensare di tornare in campo, dopo una pandemia che è ancora in corso ad Aprile inoltrato, appare utopia.“Io continuo ad allenarmi tra le mura domestiche -narra il noto attaccante- del resto un calciatore non può fare altrimenti; la necessità ma anche la voglia di mantenersi attivi ed in forma, è la stessa di sempre. A mio avviso, sarà complicato tornare in campo e concludere la stagione ma ci spero anche perché significherebbe che ci siamo lasciati alle spalle una pagina assai dura della nostra vita”.Guardare al futuro, appare come un atto coscienzioso a cui Cardella, che mostra un grande senso di responsabilità nei concetti espressi in questa piacevole intervista, non si sottrae.“Sono realista, molti club dilettantistici accuseranno economicamente questa drammatica situazione; le ripercussioni saranno inevitabili pure nei professionisti. Il governo dovrà intervenire per fare in modo che la crisi post Coronavirus non sia troppo deleteria per il calcio che resta un collante fondamentale sopratutto per il sociale. Dobbiamo comunque sperare e avere fede in un futuro costruttivo: protesi insomma alla ripartenza con coraggio e passione”.Parole sagge, forse intrise pure di una certa spiritualità che a Pasqua, pronunciate da un bravo ragazzo, ad un soffio dalla dall’eterna Basilica di San Pietro, sembrano proprio magiche, il miglior augurio sostanzialmente, per risorgere tutti insieme..
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