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l'intervista
07 Maggio 2020
Giorgio Tomei
Settimo anno all’Albalonga per uno dei più noti e affermati direttori sportivi del Lazio: Giorgio Tomei. Tanta esperienza accumulata negli anni da parte di uno dei guru del calcio laziale che come tutti gli addetti ai lavori, non vede l’ora, giustamente, di tornare alla normalità: tradotto nello specifico, al “futbol”. “Il calcio manca parecchio - narra il direttore sportivo dei castellani - ma la priorità ora è riportare la normalità nel mondo: ognuno di noi deve fare la sua parte in merito. Successivamente penseremo in maniera concreta allo sport che amiamo veramente in molti nella penisola tricolore”. Nel girone E della serie D, l’Albalonga si era resa protagonista di un bel percorso: ad otto giornate dalla fine, con 5 gare da disputare al Pio XII, poteva veramente succedere di tutto in vetta. “Ci siamo fermati sul più bello ma logicamente non possiamo non accettare con serenità lo stop. Di sicuro l’Albalonga ha mostrato il suo valore e mi verrebbe da dire che ha stupito, in un raggruppamento dove spiccano grandi club prevalentemente toscani, dalla storica tradizione calcistica: con la capolista Grosseto, ad esempio, non abbiamo perso nei due confronti sostenuti. Il nostro poi era un progetto sostanzialmente del tutto nuovo e se affermo che è decollato nel modo migliore, rende anche il giusto tributo ad un gruppo che ha mostrato in svariate circostanze carattere e stoffa da vendere”. In un tuffo al passato dolcemente da ricordare per Tomei, spicca il trionfo col Santa Maria delle Mole nel campionato di Eccellenza poi, come detto, un lungo tracciato vissuto col vento in poppa ad Albano Laziale. “La cavalcata poderosa e inaspettata del Santa Maria delle Mole rimane nel cuore e probabilmente nelle mente, per sempre. Fu un’ascesa di risultati positivi incredibili. Le stelle della rosa dimostrarono il loro valore ma è dallo straordinario rendimento dei cosi detti gregari che abbiamo ottenuto la spinta propizia per diventare un blocco coeso e dunque, vincente: in un girone d’acciaio non eravamo i favoriti ma l’evidenza ci ha incoronato come i più forti”. Saggezza e passione hanno condotto Tomei verso una serie di successi anche personali notevoli: lui, veterano nei diesse, può rappresentare un faro per i giovani che si cimentano nella professione. “Ai giovani consiglio di coltivare la passione per il lavoro che fanno in modo spontaneo. Senza la giusta motivazione non si ottiene ciò che si desidera: di questo sono fermamente convinto”. Riforma dei campionati, strutture da curare: da dove deve ripartire il calcio dopo il Covid 19: Tomei la pensa così in merito. “Le strutture sono la base. Sarebbe interessante vedere una serie D d’élite con squadre in grado di confrontarsi in complessi sportivi sicuri, funzionali e moderni. Andrebbe fatta una graduatoria tenendo conto delle possibilità economiche dei club, delle loro capacità di investimento nelle infrastrutture e di conseguenza nei vivai. Si può, in teoria, migliorare su molte cose ma ho il sospetto che terminata l’emergenza torneranno le consuetudini di prima”. Uno schiaffo ai buoni propositi insomma. “Agire per far sì che venga creato qualcosa di positivo e duraturo nel tempo dovrebbe essere la normalità poi capisco che non siamo tutti uguali ma se davvero si vuole migliorare il sistema non vedo una ricetta migliore della passione unita ad una programmazione ben articolata frutto comunque di una certa competenza”. Uno schema manageriale che non fa una piega che proferito da chi lavora con devozione per un club prestigioso, assume un certo significato. “Un po’ di strada -conclude Giorgio Tomei- l’ho percorsa e, nel tempo, ho imparato molto poiché ritengo di essere una persona umile che ama crescere laddove può e deve. Il ruolo di direttore sportivo è cruciale in una società di calcio, non devi essere il classico aziendalista ne una voce fuori dal coro: serve equilibrio ma anche lungimiranza e attenzione ad ogni particolare”.
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