l'intervista

Pro Calcio, Santori: "Bisogna definire i confini della Serie D"

Il capitano dei gialloverdi analizza a tutto tondo i quesiti del sondaggio, dalla questione promozioni e retrocessioni al possibile ritorno in campo senza un vaccino

Abbiamo ascoltato il parere di tutti i capitani dei dilettanti di Serie D, Eccellenza e Promozione con un sondaggio presente sul cartaceo di Gazzetta Regionale in edicola. Proporremo i pensieri singoli dei capitani delle società del massimo campionato regionale sul nostro sito ufficiale durante questa settimana. Proseguiamo con Edoardo Santori della Pro Calcio Tor Sapienza:


Nel caso i campionati si chiudessero senza tornare in campo, retrocessioni e promozioni devono valere?

“Purtroppo credo che qualsiasi risposta io dia qualcuno ci rimetta. Pertanto ritengo che la soluzione migliore sia scegliere il male minore. È difficile anche capire quale sia, ma personalmente penso che il male minore sia far scegliere alle squadre prime classificate al momento della sospensione, se essere promosse o no (qualora dovessero rifiutare la promozione si passerebbe alla seconda in classifica e così via), e poi fare una graduatoria di ripescaggi stilata in base alla posizione che si occupava al momento della sospensione del campionato. Già fino allo scorso anno venivano ripescate molte squadre figuriamoci il prossimo anno. Considerando i fallimenti che ci saranno, mai come l’anno prossimo i ripescaggi saranno ancora molto ma molto più probabili. Mentre per quanto riguarda le retrocessioni credo che non sia giusto condannare a scendere di categoria le squadre che al momento della sospensione erano in zona retrocessione. C’erano ancora delle giornate a disposizione per poter provare a ribaltare le sorti. Quindi, a tutte le squadre che al momento della sospensione risultavano retrocesse, lascerei anche a loro la possibilità di scegliere se riscriversi allo stesso campionato oppure al campionato inferiore. Tutto questo lo dico perché penso che in questo modo le squadre prime in classifica, se vogliono, possono essere promosse, le squadre che ambivano alla promozione, ma che al momento della sospensione non erano prime in classifica, avranno molte reali probabilità di ottenere la promozione tramite il ripescaggio, e allo stesso tempo quelle squadre che erano nella zona retrocessione e cercavano di salvarsi avranno la possibilità, qualora lo vogliano, di potersi riscrivere allo stesso campionato”.


Molti addetti ai lavori hanno detto che anche i calciatori dovranno ridimensionare i rimborsi per ripartire. Sei d'accordo?

“Beh, questa è una questione molto ampia che non si può riassumere con il ridimensionamento dei nostri rimborsi. Facciamo che prima cambiamo il sistema. La serie D richiede un impegno e dei sacrifici pari a quelli del professionismo. Ma la tutela che abbiamo è pari a quella dilettante. Quindi o si tutela la categoria della serie D e la si tratta come il professionismo sotto tutti i punti di vista oppure si diminuiscono gli impegni e i sacrifici. Una squadra di serie D prevede allenamenti nella maggior parte dei casi alle ore 14:30/15:00 dal martedì al sabato (spesso anche con una doppia seduta durante la settimana), la domenica pomeriggio c'è la partita che, se è in trasferta, a volte prevede addirittura la partenza e il ritiro già dal sabato pomeriggio. Ho sentito e letto in questi giorni tantissime persone (addetti e non) che accusavano i giocatori di Serie D dicendo “siete dilettanti andate a lavorare”. A quelle stesse persone vorrei chiedere: mi spiegate come si può pensare che un ragazzo con questi impegni possa trovare un lavoro? Quindi facciamo una cosa. Decidete. O iniziate a tutelare la serie D trattandola come il professionismo oppure ridimensionatela e rendetela dilettante ma dilettante sotto ogni punto di vista, non solo da quello legale. È troppo facile pretendere il professionismo ma trattandoci da dilettanti. E, se e quando si ridimensionerà il tutto, sono convinto che non ci saranno problemi neanche da parte nostra a ridimensionarci”.


Hai presentato la richiesta d'indennità per i collaboratori sportivi a Sport e Salute?

“Io personalmente non ho potuto fare la richiesta in quanto non avevo i requisiti. Ma la maggior parte dei miei compagni l’ha fatta. Ed alcuni hanno anche fortunatamente ottenuto il contributo. Spero che questo contributo sia esteso anche per il mese di aprile e magari anche ampliato visto che per il mese di marzo moltissimi "collaboratori" sportivi sono stati esclusi. Basta pensare che il fondo di 50 milioni di euro messo a disposizione per il mese di marzo diviso 600 euro a persona può soddisfare solo circa 83 mila collaboratori. Calcolando che in Italia ci sono più di 1 milione di collaboratori fate voi il conto su quanti ne rimangono esclusi”.


Avresti paura di tornare a giocare senza un vaccino?

“La paura ad oggi c’è. Più che altro perché le strutture della serie D non sono in grado di poter garantire tutti i controlli necessari. A momenti non riescono in serie B a garantire tutta la sicurezza necessaria per gli atleti figuriamoci in serie D. Il vaccino chissà quando ci sarà e se ci sarà. Una cosa è certa: in questo momento così non si può di certo tornare. E per tornare bisognerà aiutare tutte le associazioni/società a garantire la sicurezza. Non possono lasciare le associazioni/società così, in balia del proprio destino. Perché abbandonarle e lasciarle al proprio destino significa indirettamente abbandonare anche noi calciatori”.

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