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L’INTERVISTA

Fabrizio Paris: "La meritocrazia conta poco nel calcio"

Il tecnico del Monterotondo Scalo subentrato a campionato in corso commenta il momento d’oro dei suoi ma non solo…

14 Dicembre 2021

Fabrizio Paris

Fabrizio Paris, tecnico del Real Monterotondo Scalo

Dopo aver fatto molto bene alla guida del Rieti non ha avuto grandi occasioni escludendo quella della Tivoli in Eccellenza e sicuramente questo silenzio l’ha fatto riflettere molto per comprendere a fondo determinate dinamiche a cui ha dato una spiegazione molto netta e sincera: stiamo parlando di Fabrizio Paris, allenatore del Monterotondo Scalo, che sta risollevando la squadra reduce da ben 13 punti conquistati in 5 giornate di campionato.

Buonasera mister, 4 vittorie ed 1 pareggio nelle ultime 5 giornate di campionato rappresentano un bottino assolutamente straordinario considerando la situazione in cui si trovava prima il Monterotondo Scalo: come siete riusciti ad invertire così il trend? Cosa ha cambiato rispetto all’inizio del campionato?

"Sicuramente ho trovato un gruppo ben allenato e uno staff preparato e all'altezza della Serie D, ho cercato un po' di individuare le caratteristiche dei singoli per riportarle nel gruppo nel modo più funzionale possibile. Ho provato a cambiare modulo ed è andata bene, alcune volte ci vuole anche un pizzico di fortuna. Per il momento diciamo che si è compattata bene la squadra, siamo riusciti a limare qualche gap che c'era nella fase di non possesso e siamo andati dritti per cercare di portare a casa qualche risultato utile positivo, fortunatamente sta andando tutto bene".

Un percorso importante che può portare ad una salvezza diretta che sembrava difficilmente irraggiungibile fino a 2 mesi fa: quale è il vostro obiettivo stagionale? Cosa pensi sia necessario fare nel mercato invernale per evitare rischi? Ci saranno movimenti in entrata e in uscita?

"Oggi definire un obiettivo è complicato, non ci dobbiamo scordare da dove siamo partiti, con un punto conquistato in sei partite in campionato. La situazione era drammatica, si parlava di miracolo calcistico. Cercheremo ogni giorno di lavorare sodo per raggiungere l'obiettivo che è la salvezza, peró è dura perché sarà difficile mantenere questi ritmi e lavorare sodo ogni partita. Le difficoltà sono tante, infatti siamo anche vigili sul mercato con la società per valutare quello che possiamo fare. Alcuni ragazzi hanno deciso di cambiare aria andando in altre squadre, alla ricerca di nuovi stimoli e la società giustamente li ha accontentati. Quando un ragazzo decide di cambiare è giusto così, controvoglia non conviene tenere nessuno. Ripeto siamo vigili e cerchiamo di guardare al futuro sempre col nostro potenziale, vedremo cosa si potrà fare".

Nelle tue esperienze passate quale resterà indimenticabile nel tuo cuore? Quale rappresenta una partita che non scorderai mai? Se dovessi scegliere dei calciatori tra i migliori allenati in questi anni chi ti senti di citare?

"Io credo che nel calcio sia difficile parlare di passato. Il calcio è quotidiano, il calcio è la partita che verrà ed è anche questo il bello, non è come le Olimpiadi che devi aspettare ogni quattro anni, qui devi giocare ogni domenica. Credo che la partita più emozionante sia stata Monterotondo Scalo - Lanusei di domenica, 1-0 fino alla fine, tenuta in 10, una partita combattuta e bellissima fino all’ultimo secondo. Legarsi ai giocatori secondo me è sbagliato perché la mia esperienza mi dice che quando è successo ho ricevuto sempre dall'altra parte risposte negative o delusioni. Da qualche tempo penso ai ragazzi come quelli che ho a disposizione. Qui ho 20-22 ragazzi che lavorano sodo e che ascoltano, non serve altro".

Cosa ti senti di dire ai ragazzi di giovanili e scuola calcio che si stanno approcciando ora al mondo del calcio per arrivare in alto? Quanto è importante che i genitori possano rispettare la crescita dei propri figli senza pressioni?

"Ai ragazzi che iniziano a giocare a calcio dico che è un divertimento, che devono pensare solo a divertirsi. Ma i ragazzi lo fanno, il problema sono i genitori, lo dico sempre. Anche io che sono diventato padre e che quest'anno ho portato per la prima volta Rocco a scuola calcio sto cercando di sforzarmi di non andarlo a vedere così si diverte e fa quello che viene, e dev'essere solo cosi. Totti è uno ed è giusto che si divertano e che pensino allo studio, a stare bene, ridere e a scherzare".

Quale è il tuo sogno nel cassetto nel mondo del calcio e nella tua vita?

"Per quanto riguarda il sogno del cassetto nel calcio mi viene da ridere perché ti accorgi che poi tu fai tanto e i meriti contano poco. Ne parlavo con un Prof che avevo io nel passato di cui non faccio il nome. Io dicevo ‘ma se uno vince, se uno fa bene…’ e lui mi diceva che contano altre cose. Conta chi conosci, ad oggi devo dire che le conoscenze e gli agganci sono il 100%. La meritocrazia conta poco, conta solo per restare e non per arrivare. Quindi il mio sogno del calcio non esiste, anzi se esiste è quello quotidiano di portare il Monterotondo Scalo alla salvezza. Nella vita di avere una famiglia bella e spettacolare come quella che ho".

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