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l'intervista
Il ds, cresciuto nel Lazio, dopo l'esperienza con le giovanili amaranto ora è al servizio della prima squadra
30 Marzo 2022
Cristiano Tromboni, ds dell'Arezzo
Arezzo vuol dire serie D girone E nel calcio attuale ma anche una piazza che, ha visto passare Coppe di C, campionati in B, tecnici come Maurizio Sarri e Antonio Conte. In questa parte di Toscana, ora cara al nuovo patron Guglielmo Manzo, c’è, ad operare in prima squadra, Cristiano Tromboni, un direttore sportivo di soli 29 anni: una storia, soprattutto un fatto, raro a certi livelli. "Sono stato chiamato dalla proprietà -narra proprio Tromboni-a svolgere questa mansione, dopo aver dato il mio contributo nel settore giovanile del club amaranto ed ora eccomi qui, catapultato in serie D"
Sensazioni parecchie; il “cavallino” ha una grande tradizione nel calcio italiano. "Per me è una grande opportunità. Chiaramente sto mettendo cuore e anima in questa avventura ma sono consapevole che c’è sempre da provare a fare ogni giorno di più, rispetto a quello precedente: la prima persona che intendo non deludere è me stesso"
La “cantera” dell’Arezzo è tornata a brillare.. "Le nostre squadre sono tutte in testa nei loro rispettivi campionati: un dato significativo. Il risultato più lusinghiero che ho ottenuto come direttore sportivo, del vivaio amaranto, è stato il successo con la formazione Primavera: ne vado abbastanza fiero"
Adesso c’è da “metter mano” come si dice, nella prima squadra: una faccenda indubbiamente più complessa. "Sì. Le sfaccettature nei grandi sono diverse, molteplici: il fattore pressione è uno dei tanti ed è importante. L’Arezzo attraversa una fase di consolidamento. Quella sin qui vissuta, non è stata una stagione lineare: lavoriamo per evitare che si ripetano certe situazioni. La squadra ha bisogno di vivere in maniera costruttiva quest’ultima parte del campionato poi, con la proprietà, sarà doveroso fare un bilancio obiettivo".
Scegliere calciatori, è il mestiere che ha intrapreso questo ragazzo dalle innumerevoli risorse. "Mi piace puntare su profili tecnicamente validi. Osservo anche il lato caratteriale in un calciatore poiché ritengo che, capire immediatamente se l’atleta sia idoneo per un rendimento prolifico in una società come ad esempio la nostra, che è molto esigente giustamente, sia fondamentale. Molti addetti ai lavori, oggi, danno priorità alla struttura fisica nella scelta di un ragazzo ma io la vedo diversamente: alla base di tutto credo sia necessario, saper dare del tu al pallone".
Cristiano, coi ragazzi ci ha sempre lavorato: lo ha fatto partendo dal Lazio dove di “materiale” fertile, in tal senso ce n'è.. "Sì. Diciamo che anche nell’ultima esperienza vissuta con Martinelli all’Atletico Torrenova è stato portato avanti un progetto sicuramente in linea coi tempi. Mi piace, è vero, lavorare coi ragazzi perché credo siano un po’ il motore, adesso, di un calcio che negli ultimi anni ha perso appeal ma, soprattutto credibilità. La recente, seconda consecutiva, eliminazione dai Mondiali, ci impone una riflessione accurata. Nei vivai è opportuno rimodulare certe scelte, per far sì che, in prima squadra, arrivino poi uomini pronti, decisi, consapevoli di ciò che li attende".
Serve pazienza insomma ma pure cura assidua nei dettagli e grande professionalità da parte di chi, verrebbe da dire “coltiva”.. "Dobbiamo tener conto che giocare in prima squadra comporta grande senso di responsabilità; è un calcio totalmente diverso da quello che si applica e si vive, nel settore giovanile. Giocano un ruolo chiave i tecnici ma anche i cosi detti veterani del gruppo che hanno, diciamo, l’obbligo di accudire e favorire il graduale inserimento del ragazzo in un mondo che, loro per primi, conoscono bene per la propria complessità"
Una frase finale che riecheggia ancora più forte nella testa perché rilasciata, da un giovane importante, che si sta affermando a grandi livelli.
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