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L'intervista

Arezzo, Mancino una stella che brilla "Questo club ha un grande blasone"

A tu per tu con il talento amaranto, che ha un trascorso con la maglia del Napoli

05 Aprile 2022

Andrea Mancino

Andrea Mancino, talento dell'Arezzo

Dalla splendida città che sorge sul Monte Bonadies, Salerno, passando per la magnetica e variopinta Napoli, il viaggio della giovane promessa Andrea Mancino passa, per Arezzo. Centomila abitanti, famosa per l’oro ma anche grazie alla moda, Arezzo, ha accolto nella sua fiorente storia artisti come Giorgio Vasari, poeti del calibro di Francesco Petrarca: nel calcio è rinomata per l’Arezzo Calcio: club fondato nel lontano 1923. Sedici campionati di serie B sul groppone (un vanto), tre campionati di C conquistati, una Supercoppa, della medesima categoria, in bacheca. L’Arezzo che, disputa le proprie gare interne in uno stadio, il Città, con 13 mila posti a sedere, oggi milita nel girone E del massimo campionato dilettantistico nazionale: l’asso campano Andrea Mancino è, per il “cavallino” (soprannome Arezzo) un top-player, da coccolare.

"Ho firmato per l’Arezzo -racconta il classe 2002- accettato ben volentieri la proposta che mi è stata fatta perché, la società toscana, ha un blasone eccezionale a livello nazionale" Mancino, ha militato per ben 5 anni nelle fila Napoli: dai 14 anni fino ai 19: Under 15 dunque, sino ad arrivare alla Primavera. "È stato un bel percorso quello in maglia azzurra. Sono andato via da casa a soli 14 anni. A Salerno ho lasciato gli affetti. Sono fidanzato da quattro anni: la mia lei è salernitana. Credo molto nell’amore. Soprattutto penso che nessuno ti può capire fino in fondo come una persona che ti vuole veramente bene per quello che sei. Una donna, quando si fa calcio a certi livelli, rappresenta pure un supporto, non indifferente, nei momenti in cui le cose magari non vanno per il verso giusto"

Serie D che si sta rilevando tosta e formativa anche per Mancino. "Senza dubbio. Ci sono tanti calciatori di alto livello: gente che ha fatto professionismo. In campo l’esperienza è sempre un fattore molto significativo per la conquista del risultato. Anche nella mia squadra c’è ad esempio Nello (Aniello Cutolo ex B) che coi ragazzi è davvero speciale: i suoi consigli sono perle rare, di inestimabile valore".

Diplomato ma con la testa, giustamente ora, al calcio, Andrea Mancino è considerato, tra gli addetti ai lavori, il nuovo Lorenzo Insigne. "Lo dicono gli altri (sorride Andrea). Ne prendo atto e, con fierezza, vado avanti per la mia strada. Sono consapevole dei miei mezzi, mister Mario Mariotti mi ha cambiato ruolo: ero un’esterno d’attacco ora sono una mezz’ala in un 4-3-1-2 davvero affascinante. La nuova posizione in campo mi stimola, è complessa ma mi piace applicarmi in questa nuova situazione tattica: alla mia età ogni cosa diversa è, arricchimento"

Giovane ma adulto nella testa, Mancino esprime il suo punto di vista sulla crisi d’identità che attraversa il calcio italiano. "È il secondo mondiale di fila che saltiamo: già è stato un trauma il primo. All’estero non si fanno problemi a gettare nella mischia, pure in contesti importanti, calciatori di 18-19 anni, da noi è diverso, troppo secondo me".

Il calciatore amaranto è anche un figlio del Sud uno dei “soliti” cresciuti con l’argento vivo addosso ma costretto, suo malgrado, ad emergere fuori dal suo intimo contesto sociale. "È così. Credo che ci siano ancora troppi pregiudizi nonostante siamo nel 2022: tutto ciò dovrebbe far riflettere, abbastanza".

Arezzo però ha accolto a braccia aperte questo baby prodigio "La città è bellissima e molto tranquilla: mi piace stare qua, far parte di un sodalizio che ha una tradizione storica, lusinga".

Mancino sembra sia però già destinato a spiccare presto il volo.. "Rimango coi piedi ben piantati a terra. Non conosco altra ricetta. Lavoro, impegno, dedizione, passione per ciò che si fa: ce la metto sempre tutta poi vediamo cosa arriva, tenendo sempre a mente che il futuro bisogna crearlo anche soprattutto, attraverso i sacrifici duri".

E questo educato e spontaneo ragazzo di Salerno ne ha fatti già veramente tanti. Io vidi il ghiaccio e li stesso la rosa. Lo scrisse il Petrarca, intelletto colmo d’amore che, di Arezzo è, come il Mancino, una stella..

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