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l'intervista
Il portiere degli emiliani, classe 2000, vuole tornare nei Prof. Per il momento si esalta tra i pali del club reggiano
12 Aprile 2022
Matteo Sorzi, portiere del Lentigione
Dici Lentigione e pensi, spulciando nel calcio, ad una città geograficamente grande e logisticamente importante poiché nel girone D della serie D, è terza si ma alle spalle di corazzate vere e proprie, come Rimini e Ravenna. Lentigione, invece, è una frazione del comune di Brescello (circa 6 mila abitanti), provincia di Reggio Emilia: tradotto, un regno incontaminato dove, grazie alla passione, si avverano i sogni. Uno dei protagonisti, del club caro a patron Alfredo Amadei, è senza dubbio il giovane portiere Matteo Sorzi. "Sono al Lentigione -racconta il classe 2000- da circa un anno e mezzo. Il mio inserimento è stato rapido e positivo. Provenivo dalla Pianese dove scendevo in campo con discontinuità; in gialloblù, ho trovato più consapevolezza nei miei mezzi e, di conseguenza, una maglia da titolare". Che, per un ragazzo, significa molto.. "Guarda, nel girone D i portieri di Rimini, Ravenna e appunto Lentigione sono Under; la reputo una peculiarità interessante che mi gratifica pure perché, è un’attestato di stima per la mia categoria: quella degli estremi difensori".
186 centimetri di altezza per questo numero 1 che, ha nella sicurezza tra i pali, la sua caratteristica principale. "Ho iniziato alla Reggiana, dove ho fatto tutta la trafila nel settore giovanile. Ho capito che avrei potuto fare qualcosa nel calcio quando, al primo anno come fuori quota titolare, ho vinto il campionato di Eccellenza con la Correggese: una cavalcata fantastica che rimarrà nei miei piacevoli ricordi, per sempre".
Sorzi, nonostante i 22 anni che lo definiscono ancora come un ragazzo naturalmente, è già al quarto anno, nel massimo campionato dilettantistico nazionale. "Proprio così. Sono contento perché la D rappresenta lo spartiacque tra un qualcosa di meno serio e un sogno che, è lecito cullare".
Matteo, spera infatti un giorno di infilare i guanti come professionista. "Sì. Vorrei poterlo fare. Ci spero e lavoro al con molta dedizione affinché ciò si materializzi. Sono convinto che il lavoro svolto con passione paga. La mia forza è pensare al presente in maniera sana e propositiva"
Ideali che caratterizzano anche il Lentigione.. "È un club veramente molto serio. Il nostro presidente ha molto a cuore le sorti della società: lo dimostra quotidianamente. Il Lentigione è la testimonianza che le cose fatte in una certa maniera portano a dei risultati inaspettati e duraturi"
Sono infatti due anni che, i gialloblù, stazionano ai vertici della D: un vanto per l’intera Emilia Romagna. "Il nostro gruppo non ha grilli per la testa. Si cerca di fare il più possibile in ogni circostanza. La rosa, per volere di mister Cristian Serpini, non è ampia, molti pensano sia un limite ma io posso affermare che, si è creata la giusta alchimia nello spogliatoio: i risultati lo testimoniano".
Livello generale del calcio che, al Centro-Nord, è alto.. "Direi proprio di sì. Sono tante le società ben strutturate. L’impiantistica poi, è all’avanguardia ovunque. Per questo si riesce a far calcio anche con una certa serenità: se si lavora tranquilli e senza disagi, si lavora meglio2
Non si ispira ad un portiere italiano, il talento di San Martino. "Manuel Neur, nazionale tedesco e numero uno del Bayern Monaco è, a mio avviso, il prototipo del portiere perfetto poi, è chiaro, in Italia vantiamo una bella tradizione di portieri: è giusto evidenziarlo".
Ragazzo sobrio nei modi e molto responsabile nei confronti dei doveri che la vita riserva, Matteo Sorzi ama allenarsi "Mi piace stare in campo: provare sempre a migliorare anche un pezzetto rispetto al giorno prima. La palestra è un’altra disciplina che pratico in funzione di una carriera da portiere che intendo portare avanti, con grande determinazione"
È un pragmatico e non pensa troppo al futuro il gigante con l’uno metaforicamente tatuato sulla schiena. "Sono concentrato solo sul presente perché è da come vivo il momento attuale che poi tutto si dipana".
Ricordati che l’uomo non vive altra vita che quella che vive in questo momento, nè perde altra vita che quella che perde adesso. Lo disse un’altro numero 1, imperiale: Marco Aurelio.
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