l'intervista
Giovanni Ceparano: "Quello che conta è ripartire". Il 2002 ritrova i Prof a Giugliano
Giugliano è il primo comune d’Italia tra i non capoluoghi di provincia, il secondo nella città metropolitana di Napoli ed il terzo in Campania.Deve la sua denominazione e qui va fatta una scelta, soggettiva, o ai gigli che si estendevano un’area occupata dai Cumani o grazie a Giulio Cesare che, aveva in dote, una villa proprio nella zona esatta dove sorse Iulianum. Una donna dalla lunga chioma nera (tipica bellezza mediterranea) e, dalla veste drappeggiata gialla e azzurra, campeggia sullo stemma attuale della città. La madrina, verrebbe quasi da dire, di una squadra di calcio, il Giugliano appunto che, vincendo il girone G della serie D, è approdato nei professionisti dopo quindici anni di astinenza. Uno dei protagonisti della cavalcata relativa al gruppo caro a patron Alfonso Mazzamauro è, senza dubbio, il giovane centrocampista Giovanni Ceparano."Per me la vittoria del campionato rappresenta, un traguardo raggiunto veramente molto importante. Come squadra siamo partiti il16 agosto con l’obiettivo di provare a regalare a Giugliano e noi stessi, questa pazzesca gioia: siamo stati protagonisti e praticamente sempre in testa al nostro raggruppamento: francamente credo che abbiamo meritato il trionfo.
Classe 2002, Giovanni ha intrapreso un percorso calcistico lungimirante: da quando aveva soli 9 in poi, ha militato sempre e solo nel suo amato Napoli. "Porto nel mio cuore emozioni notevoli in riferimento alla lunga esperienza in maglia azzurra. Nel capoluogo campano, un calciatore che fa parte del club, cresce col chiaro intento di calpestare, un giorno, la leggendaria erba del Diego Armando Maradona. Il mio percorso al Napoli si è fermato abbastanza bruscamente in seguito a delle incomprensioni, con l’allora attuale tecnico della formazione Primavera di cui facevo parte".
Da un “male” però nasce sempre un bene… "Diciamo di sì, perché alla fine ciò che conta, è ripartire sempre. Ho passato dei momenti difficili al Napoli negli ultimi mesi; mi allenavo da solo e a dirla tutta mi sentivo, veramente tanto solo: quella è stata una parentesi che mi ha fortificato il carattere ma mi ha anche ferito. Poi è arrivata la chiamata dell’Afragolese ma se mi chiedi se ho rimpianti rispondo di no perché la maglia del Napoli per me resta comunque sacra e, a “lei” ho dato tutto me stesso"
Certo non deve essere stato facile passare da una sfera calcistica di portata mondiale come il Napoli ad una realtà sportiva dilettantistica. "Ma per me contava soltanto mettermi in discussione e ripartire di slancio possibilmente. Grazie al Giugliano ho avuto l’opportunità di farlo; ho trovato una società ambiziosa, molto professionale in ogni frangente".
Un gruppo solido, unito che, sin dall’inizio ha puntato in alto ma in modo umile. "Il Giugliano mi ha chiamato dopo la breve parentesi positiva vissuta in D ad Afragola. La loro investitura è stata sin da subito valutata molto positivamente. La filosofia del club campano si sposa perfettamente con la mia"
Forse ad inizio stagione il sentore di un’annata da vivere in maniera regale, non era percepibile, in maniera diciamo cristallina. "No.Però sapevamo che avremmo avuto davanti a noi mesi in cui c’era da lavorare duramente in funzione di un obiettivo che in qualche modo rappresentava pure un sogno"
Sicuramente ci saranno stati dei passaggi durante l’anno, degli snodi cruciali che, il Giugliano, ha intrapreso brillantemente. "Quando abbiamo battuto la Torres ed il Nuova Florida, sia all’andata che al ritorno, ho capito che il sogno poteva davvero diventare realtà".
Percorso fantastico dunque che riporta nel professionismo un ragazzo, letteralmente proteso verso i suoi desideri. "Ringrazio il mister -conclude Giovanni Ceparano- la proprietà, i dirigenti, i compagni di squadra, tutti gli addetti ai lavori del mondo giallo blu. È stata un’esperienza fantastica ed ora sono pronto a dare tutto per il Giugliano in Lega Pro. Dedico la vittoria ai miei genitori e, alla mia fidanzata: loro ci sono sempre e ovunque: per me gli affetti sono fondamentali".