L'intervista
Pagliaroli esclusivo: "Tivoli? Vi racconto tutto, ecco come è andata dall'inizio"
Lunedì scorso è cambiato tutto di colpo: Giorgio Galluzzo esonerato ed Enrico Pagliaroli dimesso. Un fulmine a ciel sereno per la Tivoli che perde così due figure sicuramente molto legate all'ambiente amarantoblù. Soprattutto l'ormai ex direttore sportivo che nel corso degli anni ha dimostrato di "amare" la piazza, lo dirà lui stesso poco più tardi, tornando a collaborare la società per la terza volta nonostante i già precedenti allontanamenti. Pagliaroli torna perciò deciso sull'ultima vicenda. "Le mie tre esperienze con la Tivoli sono state contraddistinte tutte dallo stesso finale, in cui si dividono le strade senza alcun rispetto per il sottoscritto o meglio, creando sempre le condizioni per portarmi alla decisione di andarmene. Qualcuno potrebbe domandarsi perché sono tornato e la risposta è una sola: amo Tivoli, amo i tifosi che tutt'oggi mi mandano messaggi di stima e affetto e non smetterò mai di ringraziarli. Ogni volta ho ricominciato perché sono tiburtino e le verità che sto per dire non sono contro la Tivoli, ma per il bene della Tivoli".
Di che verità si tratta?
"Questa società che dal di fuori sembrerebbe impostata in maniera democratica con varie figure dirigenziali viene in realtà guidata da una sola persona. Ovvio è il proprietario direte voi, ma fa prendere le responsabilità agli altri anche quando queste a volte possono portare per gli stessi conseguenze non proprio positive. Questa realtà di sorrisi e facce di circostanza che a loro dire è per organizzazione superiore a tutte le altre, ha in realtà lacune importanti specie per un campionato di Serie D, ad esempio manca una fisioterapia attrezzata sul posto e quando i ragazzi devono fare fisioterapia le cure arrivano con tempi biblici con ricadute importanti sul recupero dei ragazzi. Manca un team manager che in Serie D è fondamentale, allo stesso modo manca un magazziniere che segue la squadra tutte cose che, se poi si chiede, a mister, direttore e squadra sempre il massimo, sono alla base di una società di Serie D strutturata. I giocatori che formano l'attuale rosa li abbiamo convinti io e mister Galluzzo, perché in tanti sapevano che non sarebbe stato un ambiente semplice. Perché non vogliono venire? Tutto quello che è accaduto lo scorso anno è un fatto documentato sul quale si potrebbero dire tante cose ma sorvoliamo perché magari si potrebbe dire che è normale quando il campionato non va bene, ma due anni fa, quando vincevamo sempre, l'ambiente non era mai sereno. Vedi l'esonero di mister Pascucci a campionato vinto".
Hai parlato di rispetto e dignità calpestati. A cosa ti riferisci nello specifico?
"Basti pensare che nei 3 anni di Tivoli, il primo anno viene chiamato un altro direttore dopo 12 partite 10 vittorie e 2 sconfitte senza dirmi niente. Anche lì pacco confezionato ma piano andato in fumo con le mie dimissioni prima di comunicare il mio allontanamento o il declassamento nel settore giovanile. Nell'anno della promozione in D, mentre ero ancora in carica, veniva più volte chiamato a colloquio mister Colantoni, senza che il sottoscritto lo sapesse. Quando lo venni a sapere manifestai il mio dissenso per essere stato scavalcato e cosa succede di nuovo? Il ben servito. Quest'anno la storia si ripete. Prima ci sono state riunioni segrete, per loro, delle quali ero a conoscenza per vie traverse, in cui una volta viene messa ai voti la mia permanenza senza un motivo valido per allontanarmi. La seconda addirittura prima della prima di campionato, questa senza voti però. Il motivo è quello che per me è un pregio ovvero dire sempre le cose in faccia a tutti anche in maniera decisa, cosa che forse a Tivoli dà molto fastidio. Per fortuna col calcio non ci vivo perché se non fosse stato così sarebbe stato un problema (ride ndr) perché ogni volta che vengo a Tivoli non accetto mai per soldi, come qualcuno senza sapere afferma, ma solo perché sono tiburtino e tifoso della Tivoli. Io credo che Tivoli meriti di più di questo. Vero che negli anni la società ha conquistato una C e si è passati da un possibile fallimento alla D ma credo anche che a un certo punto si debba voltare pagina sensibilizzando la città nel trovare un altro tipo di situazione che possa avvicinare la cittadinanza e i tifosi e di renderli partecipi nella gestione (vedi L'Aquila), altrimenti vorrà dire rassegnarsi nel normalizzare e giustificare tutto quello che succede e non va bene".