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esclusiva
17 Febbraio 2025
Luigi Barbiero (Foto ©LND)
La Serie D, i giovani ed il rapporto con i prof
Presidente, partiamo dalla situazione attuale: qual è il valore della Serie D nel panorama calcistico in questo momento? “Oggi rappresentando il quarto livello calcistico il nostro campionato, oltre alla frontiera tra il calcio dilettantistico e professionistico, credo si possa collocare come vera fucina di talenti del nostro paese. Al di là dell'obbligatorietà o meno, le società sono indotte dal sistema e dall'entrata in vigore della nuova legge sullo sport a puntare di più sui giovani. Perché oltre la natura tecnica esiste anche l'altra componente, che è la natura economica: rose con tanti under permettono ai club con budget ridotti di poter mantenere fede agli impegni e di onorare al meglio il campionato”.
In questi ultimi mesi si è parlato spesso della riforma del professionismo, qual è la sua opinione? “Con il Presidente Abete (in foto ©LND) a settembre abbiamo fatto il punto della situazione con i club e siamo stati chiari: la riforma dei nostri campionati dipende dalle scelte di quelli professionistici. Sulla base di quello, ovviamente a ricaduta, dobbiamo valutare le ipotesi attenzionando soprattutto quanto avverrà in Serie C”.
Non sarebbe comunque una cosa semplice. “No, assolutamente. Si parla di riduzioni in Serie B, di riduzioni in Serie C... Sicuramente una scelta di questo genere comporterebbe anche una modifica del format e di conseguenza del numero di posti disponibili per salire di categoria. Con il Presidente Abete siamo presenti e vigili al tavolo dei lavori, ragionando su tutte le ipotesi possibili, anche che non accada nulla”.
In quel caso quali sono gli scenari? “In quel caso possiamo attivarci in via autonoma trovando nuove strade per migliorare, valutando insieme alle società. Un'idea è quella di garantire uno dei nove posti attuali alla vincitrice dei play off nazionali. Però, ripeto, dobbiamo prima conoscere quali sono le esigenze del professionismo”.
In Europa siamo il paese con il maggior numero di squadre professionistiche: secondo lei andare verso una riduzione dei club professionistici è la strada giusta? In tanti sono certi che la riduzione del settore aiuterebbe i club soprattutto dal punto di vista economico. “Sono d'accordo con quanto dichiaratato da Abete ed altri illustri presidenti: se si limita il miglioramento del calcio italiano alla riduzione delle squadre, il rischio è di non focalizzare il problema. C'è già stato un sensibile ridimensionamento in questo senso, eppure non si è risolto un granché. In questo momento la più grande difficoltà è il reperimento di risorse economiche e quelle attuali, mi riferisco ai diritti tv, potrebbero addirittura assottigliarsi. Per questo ribadisco che la strada in questo momento è solo una ed è quella sulla quale Federazione e tutte le Leghe insistono: puntare sui giovani e sui propri vivai”.
Un percorso che come Dipartimento sostenete in maniera significativa. “Il progetto Giovani di Valore è un grande successo e nelle ultime stagioni si è ulteriormente sviluppato. L'aumento della quota di iscrizione è stato utilizzato per raddoppiare le premialità di ogni girone e se prima i giovani erano un mezzo, passatemi il termine, per quelle società senza troppe ambizioni di classifica di sanare determinate spese, adesso basta dare uno sguardo alle graduatorie per trovare nei primi posti anche chi sogna la promozione. A testimonianza che si possono utilizzare determinate rose anche in contesti dove si vuole vincere”.
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