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17 Febbraio 2025
Luigi Barbiero (Foto ©LND)
Il sistema ed i contributi
In Europa i club dilettantistici sono spesso protagonisti di manifestazioni che coinvolgono anche i club di prima serie. Si può pensare che anche in Italia si torni ad una situazione simile, come ancora accade, per esempio, con la FA Cup? “La partecipazione, prevista fino a cinque stagioni fa, alla Coppa Italia era motivo di grande orgoglio. Anche disputare i primi due turni, contro le formazioni di Serie C, rappresentava una grande vetrina. Qualcuno è arrivato fino al terzo turno, sfidando formazioni di B e in alcune occasioni, come in Inghilterra e Spagna, sono state scritte pagine romantiche e indimenticabili. Potrebbe rappresentare una bellissima possibilità, ma da studiare con attenzione, perché c'è sempre il rovescio della medaglia”.
Quale avvocato? “Il primo di natura economica, perché con il vecchio sistema le nostre formazioni giocavano in trasferta. Sempre mostrando grande entusiasmo, ma per le squadre del nord dover giocare a Matera o a Catania rappresenta un costo non indifferente. Diverso sarebbe se le formazioni di D eventualmente coinvolte disputassero i match in casa. Sarebbe intanto un'occasione di realizzare un incasso importante, inoltre aumenterebbero le possibilità di compiere straordinarie imprese. Poi ci sono due aspetti organizzativi non di poco conto. Il primo riguarda la preparazione, con le società coinvolte che dovrebbero anticipare il lavoro estivo di almeno venti giorni. Il secondo riguarda anche in questo caso il format: assegnando i posti alla D sarebbe necessario, per forza di cose, aumentare le caselle riservate alla C. Speriamo si creino i presupposti per una proposta del genere, ma è molto complicato”.
Il nostro movimento dilettantistico, a livello europeo, è quello che riceve il contributo più basso da parte del professionismo. Siamo fermi ancora a quell'uno per cento previsto dalla legge Melandri.“Uno per cento che, vorrei sottolineare, deve abbracciare tutto il movimento e non solo la Serie D”.
Certamente. “No, ci tengo a sottolinearlo perché spesso si fa confusione su questo aspetto”.
C'è secondo lei la giusta considerazione verso i dilettanti da parte dei colleghi più “nobili”? “Sotto l'aspetto prettamente tecnico sì. C'è grande considerazione da parte del professionismo. Ogni settimana gli spalti sono colmi di osservatori e dirigenti dei principali club italiani, l'ultima amichevole della nostra Rappresentativa contro la Lazio è stata molto indicativa da questo punto di vista: i due terzi del pubblico erano composti da chi era venuto a valutare i nostri talenti. Inoltre i report dei trasferimenti dai dilettanti ai professionisti parlano di un trend in crescita, grazie anche al lavoro svolto sulle altre categorie, dall'Under 17 in giù. Dal punto di vista delle risorse ribadisco quello che ha già chiarito il Presidente Abete ed è stato ribadito dal Presidente Gravina in più occasioni: è un fattore che va ricercato in ambito di leggi statali”.
Una strada quale potrebbe essere? “Per esempio il campionato di Serie D è l'unica manifestazione dilettantistica quotata nelle scommesse, per cui se un domani saranno riconosciuti proventi derivanti dalle scommesse, credo che la Lega di Serie D potrà avere la possibilità di goderne. Oltretutto tutto quello di cui può disporre il Dipartimento Interregionale è sempre automaticamente girato alle società sotto forma di contributi o di servizi”.
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