Focus
L'ennesima vergogna: agguato al pullman del Chieti
Un episodio che non centra nulla con lo sport e la mente torna ad un mese fa...
Nella serata di domenica, sulla A14, il pullman del Chieti Calcio, società militante nel girone F di Serie D, ha subìto un agguato da parte di una ventina di "tifosi" i quali hanno cominciato a lanciare pietre verso il veicolo, di ritorno dalla sconfitta da Recanati. Scene imbarazzanti, le ennesime di questo tipo. Ed è scontato che la nostra mente vada a ripensare a quanto accaduto, neanche un mese fa, sulla SS79 dove alcuni ultras della squadra di basket del Rieti hanno colpito, con un sasso, il pullman dei tifosi del Pistoia, colpendo e uccidendo Raffaele Marianella, autista in servizio in quel momento. Dopo 28 giorni torniamo a parlare di un fatto praticamente uguale, frutto di una frangia di persone che con lo sport non centra nulla.
La situazione in casa Chieti è, da qualche mese a questa parte, leggermente complicata: la società non sta onorando gli impegni economici presi ad inizio stagione, e ad oggi è stata versata solamente una mensilità. Questo clima ha portato i calciatori a pubblicare un comunicato: "Non saremmo mai voluti arrivare a questo punto ma noi calciatori sentiamo la necessità di condividere con tutti i tifosi e con la città la realtà che stiamo vivendo e sconfessare chi, in maniera più o meno velata, sta tentando in mettere in discussione il nostro impegno e la nostra abnegazione. Da fine luglio ad oggi, la società ha saldato una sola mensilità a nostro carico delle dieci stabilite e l’assenza dei pagamenti, e nessuna reale certezza sul versamento degli stessi, ci sta ponendo in una situazione estremamente difficile essendo venute a mancare le risorse economiche necessarie al proprio mantenimento ed in alcuni casi delle proprie famiglie. Difatti, da tempo siamo in attesa del pagamento della mensilità di settembre che nonostante le promesse non è ancora arrivato e questa condizione sta creando inevitabili disagi. Per queste ragioni chiediamo al Presidente di mantenere almeno questa promessa e lasciar andar via quei ragazzi che per vari motivi non riescono ad andare avanti in queste condizioni e quindi consentire loro di riprendere una vita “normale”. Resta inteso che, tutti noi, continueremo, come abbiamo fatto dal primo giorno di allenamento, a lavorare con impegno, serietà e rispetto per la maglia che indossiamo, consapevoli del valore che rappresenta per la città di Chieti e per tutti i tifosi che ci sostengono. In conclusione, siamo qui a scrivere questo comunicato non solamente per una questione economica, ne per cercare scuse o alibi, ma per chiedere rispetto, dignità e condizioni lavorative che ogni lavoratore merita". Tutto questo, di conseguenza, ha portato ad alcuni addii di pedine importanti nello scacchiere teatino, su tutti quello di Tommaso Ceccarelli approdato all'Ostiamare, e agli scarsi risultati ottenuti in campo, come le tre sconfitte consecutive nelle altrettanto ultime giornate. Tutto ciò, però, non giustifica quanto accaduto nella serata di domenica.
Bisogna fare una premessa: qui non si parla di tifosi, ma di elementi che fanno della violenza la propria caratteristica principale. Molto spesso si critica il mondo ultras, etichettato come violento. Tutto questo è lo specchio della società odierna, contraddistinta da un'ignoranza generale. Sia chiaro, le contestazioni circa la situazione a Chieti sono lecite. Passare da un ottimo quarto posto lo scorso anno, al rischio di non poter concludere questo campionato è alquanto frustrante, sia per i tifosi che per i calciatori. Ma da qui a prendere a sassate il pullman con all'interno giocatori, staff e dirigenti ce ne passa. Domenica è stata sfiorata una tragedia, l'ennesima. Per quanto dovrà andare avanti tutto questo?