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L'intervista
03 Febbraio 2016
Simone Tino, nuovo tecnico del Massimina
Come già era stato accennato in un’altra sede, Simone Tino ha preso il posto di Fabrizio Spogani sulla panchina del Massimina; determinante, per una decisione in tal senso, la difficoltà di copertura del doppio incarico (quello di allenatore e di direttore sportivo) da parte dello stesso Spogani. Tino è un tecnico non estraneo al gruppo 2002. Conosce i ragazzi, ma non solo: anche il precedente allenatore e le sue metodologie di lavoro. Forse è proprio questo circolo di rapporti a doppio nodo ad aver fatto optare Tino per una continuazione di quanto già visto in precedenza: “I ragazzi ci sono rimasti male per la sostituzione del tecnico, ma hanno fin da subito accettato di mettersi a disposizione con grande spirito di sacrificio. Cercheremo per ora di mantenere le stesse linee guida, in modo da facilitare il più possibile l’impatto con il cambio in panchina. Che gruppo ho ritrovato? Il livello è cresciuto parecchio, soprattutto tecnicamente.” Il Massimina dell’ultimo periodo ha sofferto tempi di magra. Dopo l’onorevole sconfitta con la Roma e i tre punti strappati al Rieti fuori casa, la gioia per una nuova vittoria si è fatta attendere ben 41 giorni, quando è arrivata la prima grande soddisfazione proprio per mister Tino. “Non voglio spingermi troppo indietro, perchè non ho potuto seguire tutte le partite. Io credo che con l’Ostiamare non meritavamo il pareggio, così come con il Vigili Urbani a mio parere, abbiamo dimostrato qualcosa di più rispetto ai nostri avversari. Purtroppo, si sa, nel calcio conta anche la fortuna. Calo fisico? No, non credo. Probabilmente la flessione è avvenuta sotto il profilo mentale. Con la Roma forse si è toccato un apice di aspettattive: dobbiamo ripartire con umiltà e tanto lavoro.” Una ripartenza, che potrebbe essere stata inaugurata a Civitavecchia: “Il DLF? Sapevamo di dover affrontare una squadra ostica, su un campo difficile per chiunque. Non è stata una partita spumeggiante, quello no, ma è stata piuttosto un tipo di gara proibitiva per chi leva il piede. E, tra i nostri, nessuno l’ha levato: i ragazzi ci hanno così mostrato proprio quello che volevamo vedere.” Facciamo dunque il punto con mister Tito sull’aspetto più gratificante e su quello per cui c’è ancora da sudare: “Riusciamo a svolgere un’ottima fase difensiva, riuscendo sempre a uscire palla al piede. Senza contare che abbiamo anche due ottimi portieri, entrambi affidabili. L’aspetto da migliorare? La concentrazione, senza dubbio. In alcune partite, i palloni devono entrare in porta, non ci sono alternative. Nel prossimo impegno con il Certosa, ad esempio, c’è il rischio di sottovalutare gli avversari (che vengono da un 10-0 con la Roma, ndr) ma non possiamo assolutamente permetterci questo lusso. Dobbiamo imparare ad essere un gruppo di gladiatori che rispetta qualunque avversario senza provarne timore.”
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