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L'intervista
11 Maggio 2016
il direttore generale della Fortitudo Roma ©gazzettaregionale
Come testata giornalistica avevamo ampiamente discusso Mohamed di Tivoli per la conduzione della gara tra Fortitudo Roma – Tor di Quinto categoria Giovanissimi Fascia B Elite. Il giocatore della Fortitudo Matteo Del Sarto, secondo quanto riportato nel comunicato ufficiale, è stato ritenuto colpevole di aver colpito l'arbitro e aver tenuto un comportamento violento nei confronti degli avversari: squalificato per 2 anni e 8 mesi. Ne abbiamo parlato con il direttore generale biancoblu Giovanni Valente.
Il comunicato spiega che il rosso è stato estratto nei confronti di Del Sarto per aver insultato e spinto con violenza due giocatori avversari, poi il colpo “incriminato” al direttore di gara.
“Partiamo dal presupposto che il gesto è condannabile, ma ho parlato con Del Sarto che mi ha spiegato l'accaduto. L'azione l'abbiamo vista tutti. Il nostro giocatore ha subìto una prima carica da un giocatore del Tor di Quinto, è entrato in contrasto con un altro avversario commettendo fallo e poi entrambi sono caduti. In quel momento l'arbitro ha fischiato e i due si sono attaccati verbalmente, non c'è stato nessuno scontro. Del Sarto era convinto che venisse fischiato il fallo in suo favore, il primo contatto. Quando si è compreso che veniva giudicato irregolare il suo intervento, ricevendo la punizione contro, il nostro capitano è intervenuto immediatamente frapponendosi tra lui e l'arbitro, poi, nel momento in cui il direttore di gara ha tirato fuori il rosso, istintivamente Del Sarto ha cercato di toglierglielo dalle mani. In quel momento, trattenuto dal compagno, è venuto fuori questo buffetto, perché in altri modi non saprei definirlo, che ha strusciato il volto di Mohamed di Tivoli”.
Ed è finita lì...
“Il nostro giocatore non ha reiterato le proteste e non ha tenuto una condotta violenta, è venuto via subito piangendo. Probabilmente si era già reso conto di aver sbagliato ed era rammaricato, tanto è vero che ci ha chiesto di andare a fine gara a scusarsi con l'arbitro.”
Il risultato è una squalifica di 2 anni e 8 mesi. Come la commenti?
“Non riesco a spiegarmelo. Parliamo di un ragazzo che per sbaglio ha dato un buffetto all'arbitro, quando un altro giovane che ha colpito con un calcio in testa un suo coetaneo, riportato sul referto, prende 8 mesi di squalifica. Mi chiedo: quale è il metro di giudizio nell'applicare le pene?”.
Converrai con me che l'arbitro svolge una funzione delicata e che va fortemente tutelato. Sono in tanti a ritenere però che le prime pene comminate per la rissa di Pavona non abbiano avuto l'effetto di disincentivare con vigore la violenza tra giocatori. Tu come la vedi?
“Sono d'accordo, la forma di tutela dell'arbitro, considerando il suo ruolo, necessita di uno spessore differente. Il gesto di Del Sarto è da condannare, non sto giudicando questo, quanto la smisuratezza della sanzione rapportata alla gravità del gesto. L'arbitro è pur sempre una persona, nella maggior parte dei casi giovane quanto gli atleti, anche lui può riconoscere di aver sbagliato. Se poi si guardano le squalifiche della rissa mi viene spontaneo ritenere che un colpo gravissimo, come i tanti che abbiamo visto nel video, siano giudicati molto meno gravi di quello di Del Sarto. Mandare un ragazzo in ospedale procurandogli una ferita per cui è necessario applicare punti di sutura è molto meno grave di un buffetto all'arbitro. Ma il problema è un altro...”.
Quale?
“Non può essere che il referto dell'arbitro sia insindacabile a meno che l'arbitro stesso non riconosca di aver sbagliato. C'è stata solo una persona di cui non è stata mai messa in discussione la parola, ma è morta 2016 anni fa. Se io dico che quanto l'arbitro ha riportato nel referto non è realmente accaduto, potrò avere la possibilità di difendermi e far valere le mie ragioni?”.
Tra l'altro Mohamed di Tivoli ha dichiarato di aver perso sangue. Io stesso, presente alla partita, non lo avevo notato, così come non avevo notato gesti da parte sua che lo lasciassero intendere.
“Non riesco a capacitarmi. Tanto è vero che la partita non è stata neanche sospesa. Non dico che doveva andare a farsi controllare dallo staff della Fortitudo, poteva anche andare da quello del Tor di Quinto, ma non ha fatto niente. Non c'è nessuno che abbia visto l'arbitro quantomeno portare la mano verso la bocca per controllare se effettivamente perdeva sangue. E, ripeto, pur condannandolo pienamente, Del Sarto non ha mai reiterato le proteste e se ne è andato via subito, quello è l'unico momento tecnico perso ai fini del recupero. Se fosse successa una cosa così grave, a prescindere da una fuoriuscita di sangue copiosa o minima, la partita si sarebbe dovuta fermare e l'arbitro avrebbe dovuto recarsi verso le panchine per versare sopra la ferita un po' d'acqua. Questo non è successo e i minuti di recupero sono stati 3. Il problema è che non ci viene permesso un confronto e dipendiamo dalla discrezionalità dell'arbitro”.
Problema di regolamento quindi?
“Si. Tra le altre cose non capisco perché quando c'è un video non possa essere preso in considerazione. Questo per me è un sistema sbagliato, siamo nel 2016 e la tecnologia è tutto, chiedo solo di poterla usare per chiarire i fatti come succede nella giustizia ordinaria. Ripeto, quanto riportato non è vero, il mio giocatore meritava sicuramente una squalifica perché ha sbagliato, ma mai 2 anni e 8 mesi”.
Cercando situazioni analoghe in Serie A, si potrebbe paragonare il gesto di Del Sarto a quello di Higuain? La squalifica per l'argentino fu di 4 turni, ridotti a 3.
“Per me sì, dovrebbe prendere più o meno le stesse giornate perché quanto riportato nel referto non è vero. Il problema di fondo è che si tratta della nostra parola contro quella di un arbitro. Potremmo portare tutti i presenti a testimoniare quanto affermo, ma vincerebbe sempre la sua parola. Credo non sia giusto in una società civile non permettere alle persone di difendersi”.
Avete presentato il ricorso, cosa ti aspetti?
“Per me è assurdo che per una bugia un ragazzo del 2002, che tra l'altro aveva rimediato due gialli in tutta la stagione, sia costretto a smettere di giocare a calcio. Si configura questo scenario: un arbitro che ha riportato cose non vere e che andrà avanti nella sua carriera, e un bambino che smetterà di giocare per colpa di una menzogna. Mi aspetto che al più presto ci sia la possibilità che i diritti delle persone vengano considerate paritariamente anche nel calcio, almeno quando si tratta di situazioni come le squalifiche di una certa lunghezza. Va cambiato il regolamento”.
E nell'immediato, con riguardo alla singola vicenda, cosa pensi di fare?
“Spero che Mohamed torni sui suoi passi e dica la verità. Noi andremo avanti per la nostra strada anche a costo di inimicarci l'intera classe arbitrale. Ho il dovere di tutelare un ragazzo di 14 anni che sicuramente ha sbagliato, ma che non ha commesso quanto gli è stato imputato”.
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